cookie

Translate

lunedì 26 dicembre 2011

Lettera al Primo ministro Italiano Mario Monti

Genitilissimo Primo Ministro,

Sono un giovane, laureato in economia. Prendo spunto da una sua citazione per introdurrLe la mia lettera:

«Argomentare è un lavoro pedagogico che l'Italia non ha molto provato negli scorsi anni»
14 dicembre, discorso al Senato sulla Manovra.

A questo proposito mi vorrei presentare a lei come "argomentatore". Sono passati ormai cinque anni da quando iniziai la mia "lotta per la verità", confrontandomi nello spinoso tema della cosiddetta "war on drugs". In qualità di professore di economia, Lei è sicuramente ben consapevole degli effetti che una errata politica economica può portare con sè, in special modo per quanto riguarda le cosiddette esternalità positive o negative. Nei testi universitari, le politiche sulla ricerca e sull' ambiente, sono temi trattati con profondità, per esemplificare i concetti di esternalità.

A questo riguardo vorrei porre alla sua attenzione un tema, quello della cosiddetta "guerra alla droga", poco pubblicizzato in ambito economico, specialmente in Italia. Se, infatti, all' amministrazione di G.W.Bush un folto gruppo di ben oltre 500 economisti, tra cui Gary Backer e Milton Friedman, presentò un piano di legalizzazione e tassazione delle sostanze psicotrope illegali, in Italia, neppure si è accennato del Rapporto, datato Giugno 2011, della Global Commission on Drugs. Questa commissione è formata sulla esperienza di successo della Latin American Commission on Drugs and Democracy promossa dagli ex presidenti Fernando Henrique Cardoso (Brasile), César Gaviria (Colombia) e Ernesto Zedillo (Messico), a cui fanno seguito George Shultz (segretario di stato degli USA), Javier Solana, Kofi Annan, John Whitehead, Paul Volcker solo per citarne alcuni, di cui lei ha sicuramente sentito parlare, se non avuto la possibilità di conoscere di persona.

I risultati di questo rapporto, di respiro internazionale, frutto di competenze trasversali (si parla di risultati in campo economico, sociale, sanitario, di ordine pubblico) suggeriscono come almeno una regolamentazione controllata della vendita della cannabis e dei suoi derivati potrebbe favorire una riduzione della diffusione dell' uso di stupefacenti.

Vorrei "argomentarle", con maggiori informazioni la posizione internazionale assunta dalla suddetta commissione, anche a fronte di ricerche personali raccolte negli ultimi cinque anni, in cui ho dedicato una parte del mio tempo alla trattazione dell' argomento, ma non essendo sicuro nè che lei leggerà questa e-mail, nè che arriverà a questo punto di questa missiva, sarei lieto di rimandarla al mio personale Blog (Scrivi al tuo direttore) nel quale sono raccolti scritti, pubblicati e non, sul tema, tra cui una lettera, presente nell' archivio dell' Istituto superiore della sanità; il linguaggio è scorrevole, ironico ma sempre ricco di contenuti e riferimenti.

Ben consapevole degli impegni istituzionali pressanti che è portato a svolgere, facendo riferimento alla sua carica istituzionale, volta a gestire la "Res Pubblica" con la maggior efficacia, e al suo ruolo di docente, volto ad approfondire e discutere con informazioni dettagliate tesi e analisi didattiche sarei lieto di un suo interessamento alle politiche economiche che ruotano attorno alla fallimentare "guerra alla droga".

La saluto cordialmente e la ringrazio.



L' indirizzo di posta è monti_m@posta.senato.it tratto dal sito del senato italiano.

venerdì 23 dicembre 2011

SPAGNA - Cannabis. Prende corpo la legalizzazione nel Paese Basco

Il Parlamento basco costituira' prossimamente al proprio interno un gruppo di studio che valutera' come regolamentare i circoli di consumatori di cannabis. Tutti i gruppi della camera, infatti, hanno firmato una proposta di legge in merito, proposta arrivata dopo solo nove giorni che il Governo autonomo aveva fatto sapere che il prossimo anno avrebbe depositato una proposta di legge per regolamentare coltivazione, vendita e consumo di cannabis, primo passo per superare il vuoto legale in cui si muovo i consumatori di questa sostanza.
La portavoce dell'Esecutivo autonomo, Idoia Mendia, in seguito alle voci che si erano alzate contro la legalizzazione della cannabis, ha precisato che non si sta procedendo in questo senso, anche perche' il Paese Basco non ha competenze in merito, ma che si intende regolamentare il consumo personale.
Nel contempo, l'assessore alla Sanita', Rafael Bengoa, ha insistito sul fatto che la futura legge regolamentera' vendita, consumo e coltivazione della marijuana tra le associazioni di consumatori e che sara' molto difficile che questo potra' riguardare i minorenni. Sono 5.000 i giovani baschi che quotidianamente consumano cannabis, il 5% della popolazione tra 14 e 24 anni, mentre in tutta la Spagna esistono tra 100 e 120 associazioni pro-cannabis.

Tratto da Aduc Droghe

sabato 17 dicembre 2011

03/12/11 Lettera aperta al Commissario Mario Ciclosi

Gentile Commissario Ciclosi,

Benvenuto a Parma.

Mi presento, sono dottore in economia e finanza e seguo con passione le vicende della mia città, il che mi ha spesso portato ad espormi in prima persona attraverso lettere inviate (e spesso anche pubblicate) alla Gazzetta di Parma nella rubrica lettere al direttore. Come laureato in economia, uno degli aspetti di cui mi sono interessato maggiormente è l' utilizzo dei parametri economici per la valutazione delle politiche adottate: una politica è efficente nel momento in cui le risorse impiegate servono ad ottenere un obbiettivo prefissato.

Avendo ora letto e appreso della sua disponibilità al dialogo attraverso la disponibilità della sua mail, vorrei approfittarne per scriverle direttamente sul' arma di distruzione di massa della giunta precedente, nel senso che l' hanno rasa al suolo: la paraonia della "politica della sicurezza".

Nello specifico la "sicurezza" cosa è? Il dizionario cita "condizione di ciò che è senza rischi". A Parma la politica sulla sicurezza si è trasformato in proclami contro la droga e incostituzionali provvedimenti contro le prostitute. Le politiche contro il trafico di droga e contro la prostituzione hanno reso i cittadini in una condizione "senza rischi"? A dire il vero i rischi sono aumentati e proprio a causa di leggi "criminogene" e di "esternalità negative" che queste leggi hanno amplificato o creato. In Italia, la "paranoia da sicurezza", ha portato il cittadino ad essere incriminato per atti attinenti alla libertà individuale, condivisibile o meno chi sia l' attività, che, anche quando non arreca danno ad altro individuo, viene perseguita per scopi "politici"(il consenso elettorale, non la riduzione del problema). "Chi sacrifica la libertà per la sicurezza non merita ne l' uno ne l' altro" diceva Benjamin Franklin. L' Italia, con la legge fini-giovanardi e la legge merlin,è finta per non meritarsi più nè sicurezza nè libertà.


Nel caso di Parma, la giunta precedente, ha adottato una politica di "tolleranza zero" verso il traffico di sostanze stupefacenti (si stima che il traffico di stupefacenti sia qualche cosa come oltre il 60% del totale del "fatturato" del crimine organizzato) e di contrasto alla prostituzione, che ha portato alla luce, nel primo caso ad un utilizzo improprio dei fondi destinati ai "cani antidroga" e al pestaggio di un giovane di colore; nel caso di contrasto alla prostituzione, ad emettere multe facilmente cancellabili perchè incostituzionali. Il tutto senza ovviamente minimamente scalfire nè il traffico di stupefacenti, nè il fenomeno prostituzione. Molti soldi spesi nessun risultato ottenuto, si sono anzi avvicendati due diversi assessori alla sicurezza proprio a causa dei danni recati dai due eventi precedentemente esposti.

Mi piacerebbe aiutare, in questo periodo di crisi economica, la mia città, nella speranza che un' orecchio attento accolga queste osservazioni, per anni sempre passate inascoltate. L' attuale situazione economica italiana è particolarmente favorevole per dei cambiamenti epocali, a Parma con la Sua nomina e in Italia con il nuovo governo "tecnico", proprio per l' assenza della "politica dei politici"(persone interessati a propagandare idee per accaparrasi consensi a suon di slogan senza realmente essere consapevoli delle implicazioni dei fenomeni dei quali si dovrebbero occupare e per questo incapaci di comunicare con i cittadini al fine di essere il cambiamento che un elettore si potrebbe aspettare). Il fallimento della politica di "tolleranza zero" è sotto gli occhi di tutti; forze dell' ordine e giudiziarie sotto organico, sotto pagate e non sempre con i mezzi sufficenti a disposizione, per quanto riguarda la nostra piccola Parma. Organizzazioni criminali che attraverso il reciclo di denaro proveniente dal traffico di stupefacenti salvano banche o risultano la prima industria nazionale (come in Italia è il caso del crimine organizzato).

Questi e altri risultati sono tutti elementi riportate nel recente documento sull' fallimento della cosiddetta "war on drugs" redatto da una commissione indipendente internazionale, tra i cui membri spiccano Kofi Annan, Paul Volcker, Vincent Fox. La strada più facilmente percorribile per fronteggiare la diffusione di stupefacenti illegali passa dalla legalizzazione delle sostanze psicotrope, secondo i risultati dello studio della commissione. E' molto facile, invece, che la legalizzazione di cannabis e derivati possa arginare il fenomeno molto più di quanto si pensi.

Verrà da chiedersi perchè le abbia scritto. Il motivo è semplice, non è la richiesta di legalizzazione della cannabis, ma la possibilità che a Parma, magari attraverso un filo diretto con tecnici del governo (anche grazie alla "promozione" del ex cancelliere che l' ha preceduta a ministro), si possa aprire la vendita di cannabis terapeutica, sotto prescrizione medica e tassarne la produzione. Legislativamente, l' accesso alla cannabis terapeutica, in Italia è consentito, ma è molto difficlile raggiungere la prescrizione senza passare per vie giudiziarie e anche ciò permettendo, la fornitura risulta di importazione, costosa, e non continua. Le leggi interazionali, faccio riferimento alla convenzione di Vienna sulle sostanze psicotrope, permettono l' utilizzo della cannabis come medicinale. Questo anche alla luce di quanto accade negli stati Uniti d' America, dove è legale in ben 16 stati dell' unione. Oltre all' accesso al medicinale, fondamentale, anche per un rilancio dell' economia e delle entrate, potrebbe essere molto interessante l' introduzione di un imposta alla coltivazione di cannabis terapeutica, già consentita attraverso speciale autorizzazione, come sancito dalla corte di cassazione, ma anche qui solo in casi eccezionali e di difficile rilascio.

In Puglia, la distribuzione di cannabis terapeutica è già una realtà (con i problemi che le ho elencato), la produzione di cannabis anche. Sempre in Puglia nella località Chiesa Nuova, frazione di Polignano a Mare, grazie ad un progetto dell’associazione CanaPuglia, la canapa tornerà ad essere piantata. La piantagione di canapa servirà a sensibilizzare le scuole ed il territorio sulla cultura sostenibile, dato che da questa pianta possono esere prodotti tessuti, farmaci, combustibile, materiali da costruzione, carta, energia, alimenti e molto altro. Si tratta di canapa sativa certificata, che contiene la sostanza psico-attiva ma nei limiti imposti dall’Unione Europea, e non c’è rischio che tale prodotto arrivi fra le mani di spacciatori e consumatori.

Mi scuso per la prolissità della lettera, con la speranza che Lei abbia il tempo per leggerne il contenuto e la curiosità di potere approfondire l' argomento e le fornisco la mia disponibilità, come in precedenza concessa alla giunta Vignali, ma mai considerata, come "consulente", a costo zero.

Colgo l' occasione per rinnovarle i più sinceri auguri per un felice e prolifico mandato

Cordiali saluti

A differenza di quanto si può leggere in giro per la rete, sul fatto che il commissario abbia risposto a tutte le lettere che gli sono state inviate, non ho mai ricevuto risposta.

martedì 13 dicembre 2011

Storia economica di un fallimento premeditato: il proibizionismo. Capitolo 4, quarta parte

A questo proposito nel 2006 a più di un anno dall' approvazione del decreto Fini-Giovanardi, l' unione delle camere penali si lamento dell' “immobilismo sul tema tossicodipendenza”: “da un lato la logica ideologica e punitiva della legge Fini Giovanardi continua inspiegabilmente a dispiegare i suoi effetti criminogeni, dall' altro il timido tentativo di modifica delle tabelle sulle quantitàdelle sostanze ha subito un brusco arresto.” Così recita un documento dell' Osservatorio carceri Ucpi (unione camere penali italiane). Nel 2006 “il dipartimento dell' amministrazione penitenziaria fotografa la percentuale di detenuti tossicodipendenti rispetto alla popolazione detenuta globale intorno al 30%. I dati forniti dal ministero degli interni a seguito dell' emanazione della legge indicano un rilevante aumento delle segnalazioni all' autorità giudiziaria e degli arresti per detenzione di cannabis nel periodo maggio ottobre 2006 rispetto allo stesso periodo dell' anno precedente.” Questo quanto successe in seguito alla approvazione della “nuova legge sulla droga”.A seguito di queste segnalazionin nel anno 2007 fu stato effettuato un tentativo di innalzamento dei limiti tabellari per la cannabis, ma il decreto fu annullato per sentenza del TAR (tribunale amministrativo regionale) del Lazio. Attualmente la “quantità di principio attivo detenibile per la cannabis è pari a 500 mg per la cannabis e 750 mg per la cocaina.
A distanza di 5 anni dall' entrata in vigore della legge sulla droga, dopo l' annullamento dell' innalzamento dei quantitativi minimi e della reintroduzione integrale della legge così come era stata approvata nel 2005, quale è la situazione delle carceri in Italia?
Nel 2009 il firmatario della attuale legge sulla droga dichiarò:” nessuno è mai stato perseguito penalmente per il consumo personale ma esclusivamente per traffico, spaccio o condotte ad esso collegate o coltivazione”. Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.

“Dei circa 67mila detenuti oggi presenti nelle 206 carceri italiane, uno su 3 è straniero, uno su 4 è tossicodipendente e considerevole è anche la percentuale di detenuti con malattie mentali. Tutto questo va ad aggravare le già pesanti condizioni lavorative delle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, oggi sotto organico di ben 5mila unità. Il dato importante da considerare è che i detenuti affetti da tossicodipendenza o malattie mentali, come ogni altro malato limitato nella propria libertà, sconta una doppia pena: quella imposta dalle sbarre del carcere e quella di dover affrontare la dipendenza dalle droghe o il disagio psichico in una condizione di disagio, spesso senza cure adeguate e senza il sostegno della famiglia o di una persona amica. Forse è il caso di ripensare il carcere proprio prevedendo un circuito penitenziario differenziato per questi tre tipi di detenuti.” E' quanto richiesto da Donato Capece,segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione di Categoria alla presentazione del convegno nazionale il SAPPE e l’Associazione Nazionale Funzionari Polizia Penitenziaria ANFU hanno tenuto a Roma lunedì 8 marzo 2010.
 Sfortunatamente per il sottosegretario con delega alle tossicodipendenze, la segnalazione del Sappe, non è l' unica. Per esempio nell' estate del 2006 furono numerose le notizie sui giornali di arresti per possesso di quantità anche irrisorie di stupefacenti. Così possiamo ricordare l' arresto di tre persone per 0,7 grammi di eroina. Se, come dice il sottosegretario, è nessuno è finito in carcere per utilizzo personale di stupefacenti, come è possibile utilizzare gli stupefacenti? “La pena per la coltivazione di lieve entità è la reclusione da uno a sei anni e la multa da euro 3.000 a euro 26.000” ricorda Giovanardi in una risposta indirizzata al comico genoivese Beppe Grillo in seguito ad una lettera aperta scritta dal comico nella quale si chiedeva la depenalizzazione delle “droghe leggere”. Così,sempre nell' estate 2006, un giovane fu arrestato a sapri per avere delle piante di canapa ad essicare in casa. La domanda da porre a Giovanardi risulterebbe essere semplice: se “in italia non è reato penale utilizzare droghe, se si afferma che è già depenalizzata la “fattispecie”, come si può utilizzare droga, essere tossicodipendenti, e allo stesso tempo essere in carcere?
I casi di cronaca di “eccesso di zelo” da parte delle forze dell' ordine per l' applicazione della legge più restrittiva d' europa in materia di stupefacenti sono diversi. Dalla gazzetta del mezzogiorno un cittadino incensurato, fu trovato in possesso di 10 grammi di cocaina; dalle analisi risultò 1,8 grammi di principio attivo, al di sopra dei 750 milligrammi delle tabelle legislative, e tanto basto sebbene per uso personale, per indirizzare l' incensurato verso il carcere. Questo arresto risultò una specie di record negativo; l' arresto fu effettuato il 10 maggio e le tabelle entrarono in vigore solamente un giorno prima.
A catanzaro un insegnate e un idraulico finirono in carcere il 16 maggio 2006 perchè trovati in possesso di circa 3 grammi e mezzo di hashish e uno spinello. Secondo i militari la droga era già suddivisa in dosi e pronta per essere venduta, secondo i due inquisiti era per uso personale.

Storia economica di un fallimento premeditato: il proibizionismo. Capitolo 4, terza parte

Le conseguenze della legge in italia.


Se il decreto legge approvato nel 2005 non tiene conto delle evidenze scientifiche sulla pericolosità delle sostanze, come la capacità di creare dipendenza, l' assuefazione che le sostanze provocano e il danno sociale che queste comportano, ma si fa portavoce dell' esigenza di frenare il fenomeno della diffusione degli stupefacienti, a qualche anno di distanza sarebbe utile fare un bilancio dell' efficacia della politica adottata.
Si potrebbero utilizzare diversi indicatori “oggettivi” per misurare l' efficacia della politica repressiva del governo italiano, come è stato effettuato per l' esempio messicano. Per esempio si potrebbe partire da un analisi del “risultato dei costi”: a fronte delle spese sostenute, si sono ottenuti i risultati prefissati?
Il più importante dei risultati che la “guerra alla droga” cerca di conseguire è la riduzione della diffusione di stupefacenti tra la popolazione attraverso lo strumento della repressione; indagini, arresti, detenzioni, sequestri, hanno un costo per la comunità. Il ruolo della politica è quello di gestire i soldi pubblici per la gestione della “cosa pubblica”,la “res pubblica” o Repubblica, nella maniera più efficace per raggiungere gli obbiettivi posti nei programmi elettorali o propagandati in fase di elezione. La guerra alla droga è dunque uno strumento che permette alla politica di raggiungere l' obbiettivo di ridurre la diffusione di stupefacenti?
I dati che emergono da una analisi effettuata dall' Osservatorio sulla criminalità a Napoli, sulla base delle denunce e delle attività delle forze dell' ordine relative all' anno 2009 rivelano che nel 2009 rispetto all' anno precedente lo spaccio di sostanze illecite è aumentato del 30%, le lesioni del 70% e l' estorsione è aumentata del 300%. A napoli si assiste ad una diminuzione dello spaccio di stupefacenti nella municipalità di San Lorenzo-Vicaria-Poggioreale-zona industriale, mentre è il reato maggiormente commesso nella municipalità di Scampia dove si registra un incremento del 310% e rappresenta l' 81% dei reati commessi in questa zona.
Questi i dati emersi dall' analisi della realtà che si può definira la “capitale italiana del narco traffico”.
A livello aggregato, prendendo a riferimento i dati forniti dalla direzione centrale dei servizi antidroga, elaborato sulla base della sistematica raccolta ed elaborazione dei dati dell'attivita' di contrasto alla droga svolta dalle forze di polizia e sulle relazioni informative degli esperti antidroga dislocati nei punti nevralgici rispetto alla produzione e al transito della droga, emergono, per il 2009 dati significativi al numero di sequestri realizzati, ma nessuna certezza sulla possibilità di affermare la presenza di una flessione nell' offerta di stupefacente. Se i sequestri di eroina sono diminuiti, risultano esponenzialmente aumentati i sequestri per cannabis (+211,75%) e delle sostanze amfetaminiche (+24,18% per le dosi e +17,54% per i kg). La polizia riferisce che a livello mondiale, nonostante l' incisivo contraso effettato dalle forze dell' ordine sempre in maggiore sinergia e coordinamento, la domanda e l' offerta di droga rimangono elevate. Sono aumentate le operazioni antidroga rispetto al 2008, aumentano le denunce a carico di stranieri e la droga maggiormente sequestrata risulta essere la canabis, della quale sono stati sequestrati circa 33000 kg, per un valore di mercato stimabile in 330.000.000 euro al prezzo di strada di 10 euro al grammo. Ma quanto è costato tutto questo? I dati sono difficili da reperire, ma sono state effettuate delle stime sul costo sociale della tossicodipendenza in Italia. Nel 2006 la relazione al parlamento sullo stato delle tossicodipendenze parla di dieci miliardi e mezzo di costo sociale della tossicodipendenza un valore che corrisponde allo 0,7% del Pil e all'1,2% della spesa delle famiglie, ricavato dalla somma dei costi per l'acquisto delle sostanze e per l'applicazione della legge (65%), i costi sociali degli interventi socio sanitari (17%), i costi legati alla perdita di produttivita' (18%). Nella relazione emergono dati più puntauali: si evidenzia come per l' acquisto di sostanze si siano spesi 3 miliardi e 980 milioni di euro, mentre i costi per l' applicazione della legge (costi delle forze dell' ordine, delle attività dei tribunali e delle prefetture, parte dei costi dell' amministrazione penitenziaria e i costi legali sostenuti dalle persone sottoposte a giudizio) sono stati pari a 2 miliardi e 798 milioni di euro.
Se dalla relazione delle forze di polizia emerge un aumento delle operazioni di contrasto alla diffusione di stupefacenti e aumentano le quantità sequestrate, con conseguente aumento dei costi sostenuti dalla collettività, la politica, attraverso questa strategia, può affermare di essere sulla buona strada verso la riduzione della diffusiuone dell' utilizzo di stupefacenti?

16/07/2011 Parma è pronta a cambiare?

Egregio direttore, lo scandalo che ha colpito il comune di Parma, ha profondamente scosso la città e i cittadini, per diverse ragioni. Probabilmente il maggior fattore che ha sconvolto la nostra città è stato il senso di fiducia "stuprato" dalla classe politica che sta governando, destra o sinistra che sia. E' vero che Vignali ha fallito il suo mandato, ma è anche vero che all' opposizione abbiamo un gruppo di ignavi che cavalcano una tigre di carta, ossia il fallimento del sindaco.
Sia che si guardi a destra sia che si guardi a sinistra, non si nota diversità nelle visioni di una Parma futura felice, anzi. L' inceneritore, per ricordare un tema "caldo" dell' agenda politica parmense, è tanto andato bene alla giunta Vignali, quanto sponsorizzato dalla provincia del PD. La maggioranza dei cittadini, l' inceneritore non lo vuole, eppure, per interessi non identificabili nel bene comune, sia la "destra" quanto la "sinistra", si esprimono nella positività di un progetto che potrebbe seriamente danneggiare la più importante industria parmense, quella agro alimentare. In futuro è facile prevedere un aumento di diossina nei cibi che verranno prodotti nella nostra provincia, con conseguente perdità della qualità del "made in Parma", specialmente formaggi e prosciutti, come avvenuto in tutte le aree circostanti alle costruzioni di inceneritori.

Da questa "crisi politica", mi auguro che emerga un rinnovato senso civico, che guardi con sincerità all' interesse della persona della strada. Mi piacerebbe che la prossima giunta comunale avesse il coraggio di scelte nuove, guidate dall' interesse della collettività, non dalla possibilità di garantirsi una poltrona a tempo determinato.
Sulla "paranoia da sicurezza" della giunta Vignali, andrebbe messa una pietra sopra. La "carta di Parma", bocciata dai massimi organi costituzionali italiani, può essere un esempio di cosa evitare e di cosa fare.
Si deve evitare di passare per "sicurezza" la militarizzazione delle strade; il risultato è quello di percepire uno stato impotente difronte ai fenomeni criminali.
Si deve collaborare con altri comuni al fine di ottenere cambiamenti nella legislazione nazionale cha aiutino ad arginare fenomeni che alimentano i circuiti malavitosi.
La lotta contro la droga e la prostituzione, due delle "crociate" di cui Vignali si è fatto portabandiera, sono stati drammaticamente emblemi di una politica di proclami, interessata ad apparire più che ad affrontare i problemi. La posizione tollerante dell' assessore Fecci sul tema prostituzione, non è mai stata discussa o approfondita, anzi è stata portata avanti una battaglia a suon di multe facilmente revocabili per violazione di principi costituzionali.

Vignali dichiarò "la droga" il cancro di Parma. Quello che hanno rilevato le indagini di questi giorni e gli atteggiamenti del sindaco di "non sapere", hanno evidenziato la gravissima irresponsabilità e inadeguatezza del primo cittadino e la corruzione come i veri tumori che hanno corroso la città nel suo cuore. Guarda caso proprio dallo spazio per i cani antidroga che il comune ha acquistato ne è risultato uno dei filoni di inchiesta dell' caso green money.
Come se non bastasse, la "tolleranza zero" del comune ha portato al caso Bonsu, dove un giovane, solo perchè di colore è stato scambiato per uno spacciatore.
Mi piacerebbe che la prossima giunta su questi due temi cambiasse rotta di 180 gradi. Che si iniziasse a discutere a livello intra-comunale e che si possa fare pressione a livello nazionale sulla modifica della legge Merlin e della legge Fini-Giovanardi. Che a livello comunale si assista ad una coraggiosa presa di coscienza dei fallimenti passati per scrivere nuovi accordi al fine di una distribuzione medica della cannabis e dei suoi derivati e della introduzione di aree legali dove si possa esercitare il meretricio.
Il problema è che, come per l' inceneritore, su questi temi delicati, vi è una fallimentare e condivisa visione nell' affrontare quasti temi, sia da destra che da sinistra. Basterebbe ricordare, per dare nuovo impulso ad una visione tollerante nell' affrontare il tema sulle sostanze illegali, il documento firmato da alcune personalità di spicco della politica internazionale, come l' ex segretario generale Kofi Annan, o l' ex presidente della Federal Reserve americana Paul Volker o gli ex presidenti di Messico, Brasile e Colombia che dichiara il fallimento della war on drugs e suggerisce esplicitamente la legalizzazione della cannabis e dei derivati come soluzione auspicabile per contrastare efficacemente la diffusione di sostanze illegali, ma nessuno, da destra o sinistra, si è sentito di esprimere accordo con questa posizione o anche solo di menzionare la notizia.

Vignali se ne andrà, ma cosa resterà a Parma e ai suoi cittadini? Per un cambio di rotta e dimostrazione di reale volontà nella soluzione di problemi concreti servirà solo il coraggio di una nuova classe politica.
Mi rivolgo al cittadino; Parma è pronta a cambiare? O cadrà ancora sotto l' ennesimo incantesimo delle infauste sirene della politica della menzogna?

11/04/2010 Lo stop al pacchetto sicurezza e il ricorso ai super eroi

La Corte costituzionale si è espressa in merito alle misure approvate nel pacchetto sicurezza varato nel 2008; i bersagli preferiti dei sindaci-sceriffi sono stati i più deboli, come i poveri che mendicano per le strade, o le prostitute, che, non per loro volontà, si danno al meretricio. A Parma, la giunta Vignali, il sindaco che aveva fatto della "carta di Parma" il suo mantello da super eroe, aveva anche approvato una multa di 500 euro per chi fosse stato sorpreso a "fumarsi le canne"; così anche a Milano, nella terra di un altro personaggio da fumetti, Mortizia Moratti.
Ora tutte le multe staccate risultano violare gli articoli 3, 23 e 97 della Costituzione riguardanti il principio di eguaglianza dei cittadini, la riserva di legge, il principio di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative.
Così se il presidente del consiglio spende 450 milioni di euro al mese in "regali" a "ragazze di dubbia moralità" che frequentano la sua abitazione regolarmente, non si può dire nulla. Al contrario, alle giovani che vendono il loro corpo per pochi euro in una scala di un condominio, possono essere emesse sanzioni pesanti e rendere una condizione di disagio ancora più gravosa.
Che dire poi delle sanzioni amministrative che colpiscono i consumatori di canapa? Ci sono notizie di queste sanzioni? Ne sono mai state redatte? Se un malato di tumore utilizza canapa per alleviare i dolori della malattia è costretto ad essere punito nonostante le ricerche mediche e scientifiche abbiano provato l' efficacia di tale medicinale?
I super poteri dei super sindaci, come il nostro amato super-Vignali, vengono così "ridisegnati", proprio come in un fumetto. Non ci resta così che aspettare che dai lampioni del ponte De Gasperi venga lanciato il bat-segnale, in attesa di un vero sindaco.
Della carta di Parma resta così un nome evocativo, da pubblicità, probabilmente un valido prodotto per l'igene intima.

Storia economica di un fallimento premeditato: il proibizionismo. Capitolo 4, seconda parte


Altro elemento che incorre nella valutazione del reato di spaccio di sostanze stupefacenti è sempre stato, nella normativa italiana, lo stato sociale dell' imputato. E' infatti difficile dimostrare, per esempio, che un affermato professionista rinvenuto con diversi grammi di sostanza, potendosi permettere acquisti consistenti anche per evitare di dovere rifornirsi di frequente, possa essere uno spacciatore o che possa trarre dal traffico di sostanze illecite una fonte di guadagno tale da farlo ritenere un trafficante di sostanze illecite. Al contrario, una situazione economica disagiata di un individuo arrestato anche con pochi grammi di sostanze illecite, potrebbero fare presuppore l' attività di spaccio come fonte di reddito e motivo di arresto e detenzione come previsto dalla più dura applicazione della normativa. Si spiega così la sentenza n. 49085/2004 della Suprema Corte di Cassazione, Sezione Sesta Penale secondo cui Un chilo e mezzo di cocaina pura non puo' essere considerata di per sè una "ingente quantità" ai fini del reato di spaccio nella città di Roma. Il principio è stato affermato dalla Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione che ha cancellato l'aggravante che era stata applicata ad uno spacciatore di origini spagnole condannato a sette anni di reclusione e a 30 mila euro di multa per "detenzione a fini di spaccio di un chilo e mezzo di cocaina pura" nella periferia della Capitale. Secondo i giudici di secondo grado, infatti, lo spacciatore meritava l'applicazione dell'aggravante della ingente quantità della dose in quanto "un chilo e mezzo di cocaina pura, pari a 10.442 dosi droganti, è in grado di soddisfare un rilevante numero di tossicodipendenti". Per la Suprema Corte, che ha ribaltato la sentenza della Corte di Appello, un chilo e mezzo di coca invece "non integra di per sè un quantitativo ingente, a meno che in relazione alle caratteristiche dell'offerta di droga, alla sua capacità di diffusione e di assorbimento del mercato, non si determini un pericolo concreto per la salute pubblica di elevata intensità"; infatti, per essere considerata "ingente", la quantità dev'essere "esorbitante" rispetto al "normale" traffico di droga, mentre la quantità di un chilo e mezzo di droga non poteva essere considerata eccessiva "considerato anche che il mercato di destinazione era quello romano, certamente non suscettibile di essere influenzato da un simile quantitativo".
Se il caso citato, giudicato secondo la normativa precedente all' introduzione del decreto Fini Giovanardi, poteva interessare al fine della approvazione di una normativa diversa, che regolamentasse meglio la distinzione tra uso personale e spaccio, con l' introduzione della più recente normativa, entrata in vigore con le olimpiadi invernali di Torino del 2006, le casistiche di legge risultano più stringenti al punto da non potere più individuare con facilità cosa si intenda per spaccio e cosa si intenda per uso personale. La norma degli anni 90, che meritava sicuramente una revisione, modificata tramite il decreto sulle olimpiadi, è diventata invece una trappola per il consumatore di stupefacenti e una miniera d' oro per i trafficanti di sostanze illecite.
La normativa del 2005 prevede infatti limiti bassissimi di detenzione delle sostanze e il limite tollerato riguarda la quantità di principio attivo rinvenuto nella sostanza, analisi possibile da effettuare solo previa consulenza di laboratori specializzati. Le sostanze maggiormente utilizzate in Italia risultano essere l' hashish e la cocaina. I limiti di legge imposti per incorrere in sanzioni penali risultarono essere ,in principio, pari a 250 mg di thc nel quantitativo rinvenuto e 500 mg di principio attivo nella cocaina. Il principio che ispirò l ' approvazioni di simili limiti era la assenza di distinzione di pericolosità tra tutti gli stupefacenti. Così, per legge, la dipendenza da eroina e le conseguenze derivanti dall' uso di tale stupefacente, erano paragonati al saltuario uso di cannabis. Se la pericolosità scientifica di una sostanza data dalla capacità di creare dipendenza veniva ignorata, non sembrò però essere ignorato l' uso di cocaina all' interno delle aule dei palazzi minsteriali italiani. La legge fu infatti approvata anche in seguito ad alcuni scandali che riguardarono alcuni membri illustri del governo italiano; il caso forse più famoso riguarda un senatore a vita della repubblica italiana, ex presidente del consiglio dei ministri, politico di ruolo dal assemblea costituente del 1946, Emilio Colombo. Nel 2002 in seguito ad una inchiesta su droga e personaggi dello spettacolo, fini sotto gli occhi degli inquirenti anche il senatore a vita.
Dall' indagine, che toccò inizialmente l' allora vice ministro delle finanze, emerse che l' utilizzatore finale della cocaina che entrava al ministero fu il senatore a vita Colombo, il quale né ammise l' utilizzo per “scopi terapeutici”. Il senatore fu pescato a farsi pervenire la droga direttamente al ministero ed emerse che lo spacciatore di fiducia del senatore aveva libero accesso senza subire controllo alcuno da parte dal personale di vigilanza, all' interno dei palazzi governativi.

Storia economica di un fallimento premeditato: il proibizionismo. Capitolo 4, prima parte

Capitolo 4 : i risultati della guerra alla droga, un altro fallimento; il caso Italia

La legge in italia
Non esiste, nella stampa italiana, nessuna documentazione riguardo le politiche sugli stupefacenti, né dei risultati che questa politica ha portato; come accade in Messico gli unici “successi” di cui la politica si vanta o dei quali i mezzi di informazione parlano, sono i sequestri di droga o dei beni appartenenti alla malavita organizzata.
La legislazione italiana, in materia di stupefacenti, ha sempre dato adito a numerose quanto contrastanti interpretazioni, neppure i massimi organi giurisdizionali, le sezioni della corte di cassazione, hanno sempre dato pareri univoci in materia di stupefacenti, perchè la legge non è mai stata chiara. In Italia, prima della condanna definitiva, l' imputato può passare 3 gradi di giudizio; così un condannato in primo e secondo grado può essere assolto al terzo grado qualora l' imputato venisse ritenuto innocente. Si sono verificati, così, curiosi casi di cronaca; come una persona arrestata per un kg di cocaina, ma assolti perchè la quantità poteva essere ritenuta per uso personale facendo riferimento allo stato di benessere economico che l' imputato godeva. Oppure si è potuti assistere alla sentenza definitiva della cassazione che proibisce anche la sola coltivazione domestica di una pianta di cannabis, se non “autorizzata”.
L' interpretazione della legge sugli stupefacenti nasconde un grosso problema. L' opportunità politica del proibizionismo. In Italia, ma non solo, il proibizionismo, come l' uso di stupefacenti, è trasversale agli schieramenti politici. Chi si potrebbe fare portavoce di politiche sulla legalizzazione delle droghe senza essere facilmente accusato dagli avversari di vendere morte o essere a favore della “droga” libera per tutti? Quanto risulta più accattivante ridurre il problema al dire semplicemente “no” alla droga, proibirla e lavarsene le mani, infischiandosene dei risultati o mentendo o nascondendo le reali statistiche a riguardo del fenomeno?
La politica sfrutta trasversalmente l' avversione dell' elettorato al tema tossicodipendenza per accaparrarsi i voti facili della stragrande maggioranza della popolazione senza mai entrare nel merito dell' argomento: un no vale molto più di mille parole. Eppure le mille parole sarebbero in grado di spiegare perchè dire no in realtà è ancora più dannoso che usare stupefacenti. Da qui nasce il taboo politico per quanto riguarda i temi tossicodipendenza e stupefacenti. In Italia è stato di recente approvato dal sottosegretario con delega alle politiche sugli stupefacenti, a questo riguardo, un codice che permetta l' autoregolamentazione dei programmi televisivi. Quello che si vuole evitare non è il parlare di stupefacenti, ma il mettere in dubbio l' operato delle politiche sugli stupefacenti adottate nel paese e in particolar modo l' ultima legge approvata in materia che porta il nome dello stesso sottosegretario.
Proibendo la detenzione personale e condannando penalmente i detentori di quantitativi di sostanze stupefacenti superiori a dei limiti tabellari imposti tramite decreto normativo, l' ultima discussa legge che regola la materia stupefacenti,dalla sua approvazione. ha ottenuto nefasti risultati. Questa legge, approvata nell' inverno dell' anno 2005, come parte integrante di un decreto sulla sicurezza di un evento sportivo, le olimpiadi invernali tenutesi a Torino, è l' ultimo dei tentativi, della politica italiana, volti a chiudere il dibattito sull' introduzione di politiche alternative al carcere in caso di detenzione o utilizzo di stupefacenti o di legalizzazione delle sostanze, tutte o alcune..
Nata per sanare un vuoto normativo che prevedeva la discrezionalità dei giudici di valutare caso per caso la presenza di elementi penali volti alla discussione in tribunale dell' eventualità di traffico di stupefacenti, in seguito alla abrogazione tramite referendum popolare dei precedenti limiti tabellari imposti dalla normativa Craxi Iervolino approvata nel 1990, l' attuale normativa, che prende il nome dei due sponsorizzatori, Fini-Giovanardi, voleva definire quali fossero i limiti di legge oltre i quali si potesse incorrere nel reato di spaccio di sostanze stupefacenti. A distanza di 15 anni dall' introduzione di tabelle che regolamentassero chi poteva essere definito spacciatore e chi no e in seguito alla abrogazione per referendum di tali limiti, il governo è andato contro il volere popolare, ristabilendo dei limiti nuovi non più basati sul quantitativo di sostanza detenibile, limite facilmente individuabile attraverso la pesatura delle sostanze sequestrate, ma attraverso la quantificazione di principio attivo rinvenuto nel materiale sequestrato, rendendo pressochè impossibile l' immediata valutazione della gravità della posizione dell' imputato.

Storia economica di un fallimento premeditato: il proibizionismo. Capitolo 3, terza parte

Castaneda giunge a delle conclusioni; si può rimanere ottimistici sulla guerra alla droga solo prendendo per veri questi miti propagandati dall' amministrazione di Calderon. In questo caso, le statistiche sporadicamente pubblicate sui sequestri sempre in maggiore di partite di stupefacenti, i laboratori di sintesi di metamfetamine sequestrati, le armi, gli aeroplani, le navi, i camion e addirittura i sottomarini, possono si essere interpretati come prova del successo della guerra alla droga e in un maggior prezzo delle sostanze per le strade statunitensi.
Tutto può diventare metro del successo, addirittura il drammatico incremento nelle uccisioni riconducibili a reati commessi per droga dal 2007 al 2009 possono essere attribuiti alle vittorie raggiunte nella guerra contro i cartelli; si afferma che queste morti siano attribuibili alle disperate guerre tra clan per l' incombenza dell esercito su di loro.
L' esercito sta continuando la politica di rafforzamento di una forza di polizia, ma fino a qui senza un successo tanto maggiore di quanto ottenuto dalle due amministarazioni precedenti, quella zedillo e quella fox. Si sta perseguendo una politica di chiusura dei confini al sud del messiconell' istmo di Tehuantepec, attraverso il pattugliamento delconfine nella zona che è molto più facilmente controllabile dei confini con Guatemala e belize.
Ma questi tentativi sono molto discutibili nella loro efficacia.La colombia offre una dolorosa lezione nella neccessità di abbattere i danni collaterali (violenza corruzione rapimenti estorsioni e così via) legati al traffico di droga. Dopo 10 anni di plan colombia, la cui politica risale all epoca clinton e che prevedeva un generoso impiego di fondi nella lotta al narcotraffico e ai gruppi insurrezionisti, la violenza in questa nazione è diminuita, la guerriglia è in ritirata e molti gruppi paramilitari sono stati smantellati, anche la corruzione sembra leggermente diminuita. Eppure l' esportazione di cocaina è rimasta stabile assieme alla estensione delle terre coltivate a coca; in futuro i cambi sulla offerta verranno rimpiazzati dalla cocaina prodotta in perù e bolivia
Una saggia decisione da parte del messico sarebbe quella di unirsi all' america nella decriminalizzazione della cannabis ed eroina, le due droghe più facilmente gestibili (una perchè la meno pericolosa ed una perchè la più pericolosa).
Continuare questa strategia di guerra richiederà sempre una maggiore cooperazione invasiva degli stati uniti sia per quanto concerne gli equipaggiamenti sia per quanto riguarda l' addestramento così come per i fatti di intelligence e supporto logistico.
Il messico non può continuare in questa strada perchè i fondi sono insufficienti e un lavoro adeguato costerebbe molti miliardi di dollari all' anno. L' amministazione Obama, seguendo le orme di quella bush e firmando la strategia calderon come premessa solida, ha trovato una resistenza nel confronto con la realtà; la strategia non sta funzionando e la mobilitazione dell' esercito ha portato ad un aumento di abusi dei diritti umani.

23/09/2010 Una morte evitabile

Egregio direttore, un uomo è morto per overdose ed evidenzia l' inefficacia delle attuali politiche in tema di tossicodipendenza.
Ancora più preoccupante è l' incipit dell' articolo che riporta la notizia del decesso: "fosse rimasto in cella, ora sarebbe vivo". Quanto di più falso e pretenzioso il giornalista non poteva trovare.
Nelle carceri italiane, dove si dovrebbe scontare una pena, non un trattamento di recupero da tossicodipendenza, le morti per overdose sono una realtà, fortunatamente non frequente.
L' inadeguatezza delle carceri per il trattamento della tossicodipendenza è una realtà conosciuta da anni. Capita che detenuti lontani dalla strada soffrano le pene della crisi di astinenza in carcere; la mancanza di assistenza medica, oltre ad una totale assenza di supporto psicologico, aggravata dalla condizione di detenzione, ossia di una condizione inadatta per garantire il reinserimento del tossicodipendente nella società, garantiscono solo un effetto; la recidiva del tossicodipendente.
Il carcere allunga le pene del tossicodipendente e, verosimilmente, proroga quella fine fatale che, a causa delle attuali politiche indegne di un paese che si fa chiamare sviluppato, possono essere evitate.
In Svizzera le politiche di riduzione del danno, come lo scambio di siringhe, la somministrazione e la distribuzione controllata in ambiente medico delle sostanze, hanno ottenuto risultati eccezionali nel contrasto della diffusione degli stupefacenti e dei problemi connessi a questo fenomeno.
Se dagli anni '80 in Svizzera si continua su questa strada vuol dire che i risultati sono stati efficaci; i risultati sono stati, in un anno dall' applicazione, della diminuzione dei crimini legati all' uso di stupefacenti dell' 80% nella zona considerata più problematica di tutta la Svizzera del tempo: la stazione di Zurigo.
Per quanto riguarda le morti legate alle overdose, la Svizzera ha già da anni fatto registrare tassi di mortalità che toccano lo zero.
E' certo invece che, se in Italia, i giornalisti, anzichè informarsi ed informare su quello che accade nel mondo, seguono le mode dei sindaci inetti ed ignoranti che trovano nelle multe l' unica risposta al problema tossicodipendenza, solo per curarsi della loro popolarità, questo non sarà certo l' ultimo caso.

12/09/2010 L' ordinanza antidroga ... a Parma ...

Egregio direttore, il sindaco Pietro Vignali, ha approvato una ordinanza contro l' uso di stupefacenti, per fare cassa, e farla male.
Le spiegazioni che la giunta ha divulgato per giustificare questa ordinanza, sono semplicemente fasulle, di pura propaganda politica. Gli effetti, come l' ordinanza contro la prostituzione, sono scontati; un futuro fallimento.
Le informazioni sono fasulle perchè divulgano una realtà scientifica di stampo "tolemaico": in un periodo in cui anche la American Medical Association ha riconsiderato, dopo 70 anni, la cannabis come medicinale, il sindaco dichiara che, le droghe leggere "riducono le difese immunitarie". Prima di settanta anni fa, le proprietà terapeutiche della cannabis erano indiscutibilmente riconosciute, al punto che, nel 1891,fu prescritta cannabis alla Regina d' inghilterra, Vittoria, per placare i crampi mestruali.
La dichiarazione del comune, dunque, mi rimanda la memoria a quando, ancora alle medie inferiori, a catechismo, ci si raccontava che la masturbazione rendeva ciechi. A questo sono paragonabili le motivazioni dell' ordinanza riguardo le implicazioni sulla salute pubblica dei cittadini.
Se "l' acquisto di sostanze stupefacenti per uso personale, seppur non rilevante ai fini penali lo è sotto il profilo sociale e per questo deve essere considerato capace diprovocare fenomeni pericolosi, che favoriscono situazioni di isolamento, malessere sociale e possibilità di atteggiamenti criminosi", Vignali forse non considera uno studio della polizia di Los Angeles a riguardo dei distributori autorizzati di cannabis terapeutica. Secondo lo spirito dell' ordinanza, sarebbe lecito aspettarsi livelli di incremento del tasso di criminalità nei vicinati in cui sono ubicati i dispensari.
I risultati sono "stupefacenti". "Le banche hanno molte più chance di essere oggetto di rapine rispetto ai distributori di cannabis", ha spiegato il capo della Polizia di Los Angeles, Charlie Beck ad inizio Gennaio 2010. Cioè le banche attirano quattro volte il tasso di crimine di qualsiasi dispensario di canabis terapeutica, posti in cui si vende "erba". Chi si sognerebbe di chiudere una banca perchè attira criminali? Forse potrà essere la prossima "ordinanza del giorno", e a ben d'onde.
Non finisce qui. Sempre negli Stati Uniti d' America, per la precisione a Seattle, si infrange un altro mito proibizionista: la proibizione del consumo di cannabis non serve a contrastare il consumo e a proteggere la salute.
Il capo procuratore di Seattle, Peter Holmes, non perseguirà più chi viene colto in possesso di modiche quantità di cannabis, secondo quanto riporta il Seattle Times.
"La città di Seattle non perseguirà più il possesso di marijuana", ha detto Holmes, che ha già iniziato a archiviare molti dei procedimenti avviati dal predecessore, Tom Carr. Holmes ha sconfitto Carr nelle elezioni del novembre 2009.
Nel 2003, gli elettori di Seattle avevano approvato tramite referendum la 'Initiative 75' con cui si ordinava "al dipartimento di polizia di Seattle e alla procura di dare la più bassa delle priorità alle indagini, arresti e procedimenti penali per i reati legati alla cannabis, quando tale sostanza è destinata all'uso personale di adulti".
Nel 2008, una indagine istituzionale sui possibili effetti negativi della 'Initiative 75' aveva stabilito che "non vi sono state alcune conseguenze avverse dovute all'attuazione dell' I-75, tra cui specificamente:
1. non vi è stato alcun aumento del consumo di cannabis fra i giovani e i giovani adulti;
2. non vi è stato alcun aumento del crimine;
3. non vi sono stati effetti negativi sulla salute pubblica".
E' vero, invece, che questa ordinanza otterrà maggiori spese per i cittadini, maggiore senso di insoddisfazione, e di aumento della percezione di insicurezza; l' esatto opposto degli obbiettivi prefissati. Se è il comune il primo ente sul quale non potere contare per la gestione della cosa pubblica, come è possibile sentirsi "sicuri"?

Storia economica di un fallimento premeditato: il proibizionismo. Capitolo 3, seconda parte

Sull' esplosione di uso di droghe in messico

Il primo argomento che viene smontato da Castaneda, nell' intervento sul foreign policy, riguarda la posizione messicana sull' utilizzo di stupefacenti. Secondo il presidente, il messico è passato dall' essere semplice punto di transito e produzione di sostanze illecite a diventarne esso stesso un consumatore.

Il messico è produttore di cannabis ed eroina per l' esportazione negli USA da decenni; sebbene in messico non venga prodotta cocaina, la nazione è da sempre la principale via di commercio dalla colombia agli stati uniti. Nell' ultimo decennio, è anche diventata un significativo produttore di metamfetamine anche queste per la vendita negli usa. Il governo afferma che ora il messico è diventato un consumatore di tutte queste sostanze.

Sono però le stesse statistiche governative che contraddicono la propaganda governativa. Il ministero della salute messicano conduce ricerce e osservazioni sullo stato delle dipendenze dal 1988. Gli studi costituiscono una affidabile e continua fonte di dati storici, sempre aggiornati dalle stesse persone negli stessi palazzi. L' ex ministro degli interni quindi porta l' evidenza di questi studi sottolineando la mancanza di un significativo incremento della diffusione di stupefacenti in messico. Dal 2002 al 2008 la popolazione di tossicodipendenti è aumentata da 307000 unità a 465000 un aumento di 26000 unità all' anno su una popolazione di 110 000 000 di abitanti per un tasso di crescita che si attesta allo 0.4% di molto inferiore al tasso di crescita di usa, Canada e Europa occidentale e inferiore anche al tasso di diffusione di altri stati dell' america latina. Addirittura il tasso di persone che hanno ammesso di avere fatto uso di sostanze illegali una volta nella loro vita è rimasto stabile o addirittura è diminuito nello scorso decennio.
Questi risultati sono sostenuti anche da altre ricerche, per esempio quelle condotte dal National Psychiatry Institute, e, al ivello regionale dai Centros de Integración Juvenil. Questi rilevano che anche nei più vasti aggregati urbani come città del messico, guadalajara e monterry così come ai bordi delle città attanagliate dalla violenza come tijuana e ciudad de juarez non è rilevante l' espansione di uso di sostanze psicotrope, specialmente a Tijuana tra il 1998 e il 2005, prima dell' inizio della guerra, il tasso di dipendenze cadde dal 4.4% al 3.3% e nella presunta narco capitale mondiale ciudad de juarez l' aumento di diffusione di stupefacenti è passato dal 1.6% al 4%. Non abbastanza da giustificare una guerra nazionale.


Sull' aumento della violenza nel paese

La seconda ragione per la dichiarazione di guerra fu lo spettro della cattura del governo a livello locale, regionale e nazionale, da parte dei potenti cartelli della droga. Forse l' argomento più credibile tra quelli enunciati da calderon, manca però di contestualizzazione storica. Gia negli anni 80 l' intero Federal Security Directorate fu dimesso a causa del completo asservimento ai cartelli della droga. L' allora ambasciatore USA John Gavin accuso specificatamente diversi governatori e membri del gabinetto di traffico illecito di droga in conversazioni private con l' allora presidente miguel de la madrid, accuse che il presidente considerò “eccessive”.
Nel 1998, il neo designato zar antidroga Jesús Gutiérrez Rebollo, fu arrestato due mesi dopo la sua nomina quando l' analogo statunitense zar americano Barry McCaffrey, che per primo applaudì Rebollo, scoprì che la sua controparte americana lavorò per i cartelli messicani.
Il messaggio governativo del rischio che il messico fosse per essere catturato dalle organizzazioni criminali , dovrebbe quindi essere molto più retorico che reale, o meglio, la possibilità che il governo fosse sotto scacco dei criminali doveva essere molto più marcato al tempo dell' elezione del presidente calderon che nelle decadi precedenti, dati i 30 anni di completo asservimento statale ai cartelli della droga. Secondo l' ex ministro fu la guerra fallita sulla droga a livello globale che portò all' ascesa del crimine, non il crime che portò calderon a dichiarare guerra.

Sulla vendita di armi da parte degli stati uniti

Calderon ha spesso argomentato con insistenza la condivisione di responsabilità degli usa per la guerra alla droga essendo gli stati uniti il maggior fornitore di armi per i cartelli.
Le statistiche globali suggeriscono che condividere il confine con gli stati uniti significa poco in termini di disponibilità di armi da guerriglia, come le favelas brasiliane, i distretti colombiani o le immagini dei bambini armati in sierra leone possono suggerire.
In realtà, l' esempio del traffico illegali di armi, fornisce solo un esempio di come un altro tipo di merci illecite, anche se perseguitate, risultino facilmente acquistabili ovunque, come le droghe.

Sull' abitudinario uso di stupefacenti degli USA

Questo argomento, sostiene l' ex ministro degli interni, risulta essere una fantasia dochischottesca. Il consumo di stupefacenti negli stati uniti non è diminuito nell' ultimo decennio e non ci sono ragioni di pensare che ciò possa avvenire in futuro. L' unica cosa che cambiano sono le abitudini nei consumi, i settori della società che li usano e le aree geografiche degli utilizzatori di sostanze illecite. La società americana non ridurrà i consumi per il semplice motivo che desidererebbe farlo, né cambiera abitudine perchè il costo di un simile atteggiamento potrebbe essere vantaggioso. Piuttosto gli usa si stanno muovendo nella direzione opposta; decriminalizzazione della cannabis, tolleranza per forme più sicure di eroina, un impegno nel sostegno alla disintossicazione da metamfetamine e in generale l' adozione di una approccio molto più disteso sugli stupefacenti. In questa direzione va l' approvazione da parte della amministrazione obama di non perseguire più i dispensari di cannabis terapeutica negli stati dove la vendita come medicinale è consentita. E' assurdo che muoiano centianaia di persone a tijuana quando ad un centinaio di miglia a nord a los angeles si possono trovare dispensari legali di cannabis terapeutica.

Lettera di assunzione al ruolo di ministro dello sviluppo economico

Egregio direttore, ormai è record del premier nel dono della "multiversatilità". Oltre al ruolo di premier del governo Italiano è anche ministro allo sviluppo economico.
Si era anche occupato del ministero degli esteri; ministero che vanta illustri precedenti, come quello del senatore a vita Colombo, che si faceva portare la bamba direttamente in ufficio.
Al proposito di dare un segnale forte al paese, di riconoscimento della crisi e di assunzione di responsabilità, le chiederei di candidarmi al ruolo, da lei assunto con competenza e professionalità, di ministro dello sviluppo economico.
Ho sostenuto un esame in economia industriale internazionale passato con votazione eccellente. Potrei sviluppare un modello di crescita industriale internazionale, come avvenne ai tempi dell' IRI.
Riuscirebbe dunque a rendere la stessa professionalità, da Lei mostrata, affidando una simile posizione ad un giovane dottore in economia con una significativa esperienza professionale.
Affidarsi allo standard dell' eccellenza, questo mi hanno insegnato.
Le chiedo dunque di valutare il mio profilo anche per una questione di immagine: la fiducia concessa ai giovani, che dovranno ricoprire posizioni di responsabilità. Un esempio.
Egregio direttore, la ringrazio per lo spazio gentilmente concesso per questa lettera di presentazione gli italiani, per un ruolo che potrebbe rilanciare l' industria agricola italiana.
In California e' stato trasmesso in tv il primo spot che promuove l'uso medico della marijuana. E' accaduto sulla rete KTXL, filiale locale della Fox, non senza lamentele da parte del pubblico. Nel video di 30 secondi si vedono bianchi e afro-americani che parlano dei benefici della droga. Le loro parole sono accompagnate da scritte che spiegano come la marijuana sia utile per chi e' soffre di diabete, HIV, Epatite C e ipertensione.
Qui lo spot.

28/08/2010 La sicurezza a Parma? Una chimera ...

Egregio direttore, la querelle tra il procuratore Dott. Gennaro Gallo e l' assessore con delega alle politiche sulla salute Fabrizio Pallini, ha evidenziato diverse problematiche di cui, ritengo, la politica debba tenere attenta considerazione.
Mi premerebbe in special modo ricordare le parole del Dott. Gallo in merito all' impegno profuso dalle forze dell' ordine per garantire la sicurezza di Parma "che assolvono per intero il proprio dovere nei confronti della cittadinanza,senza nulla chiedere, nonostante le gravi deficienze di  uomini, mezzi e strutture, in un momento in cui  nel territorio della provincia  si evidenziano, in modo sempre più marcato, attività delinquenziali non di poco conto".
Tra le attività delinquenziali "non di poco conto", quotidianamente, la stampa cittadina, porta alla luce i risultati encomiabili di contrasto alla diffusione di sostanze stupefacenti. Le forze dell' ordine fanno il loro dovere in maniera degna di lode e del più alto rispetto della cittadinanza.
L' assessore Pallini, potrebbe rendere più agevole l'attività delle forze dell' ordine.
La cronaca quotidiana evidenzia come i sequestri maggiori di stupefacenti, riguardano, prevalentemente, la cannabis e i suoi derivati. La legalizzazione per scopi terapeutici di queste sostanze, in numerosi stati dell' unione nord americana, ha permesso alle forze dell' ordine di dedicare il proprio impegno alla totale tutela della cittadinanza per materie concernenti la sicurezza, non la salute pubblica (essendo cannabis e derivati sostanze utilizzabili come medicinali in diversi ambiti patologici molto gravi). Come assessore con delega alle politiche sulla salute, Pallini potrebbe prendere d' esempio le politiche statunitensi per favorire l' attività di salvaguardia della tutela pubblica e discutere nuove misure, compatibili con la legge, di distribuzione terapeutica della cannabis e dei derivati in sede del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica come suggerito dal questore e in presenza del Prefetto.
In Puglia, la distribuzione di cannabis terapeutica è già una realtà.
Pallini potrebbe rendere più agevole il compito alle forze dell' ordine e Parma potrebbe essere più sicura, sbarazandosi dello spaccio illegale nei parchi cittadini.

Il mio primo articolo

Cannabis terapeutica, regolamentarla per colpire criminalità e creare nuove entrate fiscali
19 agosto 2010 12:17

 I soldi in Italia scarseggiano. Le amministrazioni comunali e regionali piangono miseria per la manovra "correttiva" imposta dall'amministrazione nazionale, così i fornitori degli enti, in diverse zone d'Italia, lamentano ritardi nei pagamenti.
A cascata, se le imprese non ricevono i soldi per i servizi effettuati, si ritrovano in situazioni di stress finanziario che possono portare a politiche di tagli sui compensi, ritardi nell'erogazione di premi aziendali, blocco delle assunzioni, fino a condurre le imprese a tagli del personale. Così si distrugge ricchezza, le persone lamentano meno soldi e si sorvola sul fatto che solo il 40% degli Italiani quest'anno ha deciso di andare in vacanza.
In Italia, la "coperta" dei fondi a disposizione degli Italiani è stretta. Nonostante ciò i consumi di stupefacenti, non si riducono. Il mercato illegale degli stupefacenti sarebbe una formidabile fonte di liquidità, che le amministrazioni regionali potrebbero regolamentare. Ma qual è la dimensione del fenomeno? Quali gli spazi normativi? Quali risultati ci si potrebbero attendere?
Secondo il rapporto "sos impresa", redatto da Confesercenti, le organizzazioni criminali hanno fatturato, nel 2007, anno dello studio, 70 miliardi di euro; che moltiplicati per 40 anni di proibizione fanno un importo di 2.800 miliardi di euro. Un importo quasi doppio rispetto al debito pubblico italiano.
La cannabis, che è la sostanza stupefacente più diffusa e tra le meno dannose, potrebbe essere regolamentata come medicinale dalle regioni. La Puglia è un esempio virtuoso di come la regolamentazione della distribuzione di cannabis terapeutica sia un modello di controllo sugli stupefacenti applicabile anche in Italia.
Si potrebbe fare anche di più. Se infatti la legislazione internazionale dell'ONU consente la distribuzione, a scopi terapeutici, della cannabis e in varie parti del mondo si sono dimostrati efficaci diversi metodi di regolamentazione di distribuzione della sostanza, il caso pugliese dimostra la possibilità di garantire accesso al medicinale "legalmente" anche in Italia. Proprio in Italia si potrebbero seguire gli esempi di successo di regolamentazione della cannabis e stabilire un nuovo criterio di eccellenza nella distribuzione della sostanza. Sull'esempio dei "pot clubs" Californiani, perchè non regolamentare la distribuzione di cannabis terapeutica in circoli sanitari privati?
Una proposta che andrebbe nella direzione di tutelare la salute della collettività e che dovrebbe prevedere la distribuzione, sotto ricetta medica, della sostanza, esattamente come avviene nei 14 stati dell'unione nord americana. Le moderne tecnologie e infrastrutture dell'information technology, potrebbero essere utilizzate per il controllo, sotto supervisione delle strutture sanitarie pubbliche, della diffusione della sostanza solo alle persone in terapia nei circoli sanitari privati.
In questo modo si riuscirebbe a tenere sotto controllo il problema della diffusione di cannabis sotto il profilo sanitario e questo permetterebbe una più facile ricognizione di casi di abuso (attraverso il dialogo medico paziente in sede di rilascio di autorizzazione alla somministrazione) e permetterebbe un efficace e puntuale individuazione della problematica individuale e percorsi di recupero. Questo garantirebbe entrate per gli enti amministrativi, creazione di nuovi posti di lavoro e nuove infrastrutture telematiche sanitarie; ridurrebbe e separerebbe i mercati illegali degli stupefacenti e intercetterebbe proprio i consumatori della sostanza più diffusa. Si verificherebbe una chiara distinzione tra lo spaccio di sostanze e garantirebbe alle forze dell'ordine una più agevole ed efficace azione nel contrasto della diffusione di sostanze stupefacenti illegali.
Una politica volta al controllo sanitario della distribuzione della cannabis avrebbe dunque numerosi risvolti positivi che, in questo periodo di cambiamento sociale e crisi economica, renderebbe più efficace l' attività di gestione della cosa pubblica.

Scrivi al tuo direttore ... sul sito dell' istituto superiore della sanità

Egregio direttore, Un successo meritatosi e meritatomi.

Siamo sul sito dell'istituto superiore della sanita' :-)

http://www.iss.it/binary/ssps/cont/042.1206009410.pdf

Storia economica di un fallimento premeditato: il proibizionismo. Capitolo 3, prima parte


I risultati della guerra alla droga: l' emblematico caso messicano

Tra tutti i casi di proibizionismo fallito, uno su tutti merita una considerzione particolare: il caso Messicano. A differenza dei casi passati a noi lontani, il proibizionismo e la guerra alla droga e narco traffico in messico è un caso di drammatica attualità. Se la Chicago anni' 30 è ottimo materiale per film polizieschi romanzati ed edulcorati in cui la vicenda proibizionista spesso assume il tratto di un sottofondo un po' retrò, un po' noir, un po' decadente, che rende quel periodo storico “lontano” spazialmente e temporalmente, il Messico di oggi è l' emblematico risultato di una politica proibizionista imposta dall' alto che non guarda agli interessi di una nazione e ai risultati fallimentari di una politica che copre interessi economici criminali tanto quanto quelli dei narcotrafficanti.
La guerra alla droga, in messico è iniziata ufficialmente nel dicembre 2006, quando il presidente messicano appena eletto Felipe Calderon, dichiarò una guerra a tutto campo al crimine organizzato e al traffico di sostanze illecite, ordinando al esercito nazionale messicano di uscire dalle caserme e disporsi per le strade, attirando il supporto e l' approvazione del pubblico e della comunità internazionale. Si ripetè, insomma, la storia che vide l' impiego delle politiche di tolleranza zero negli stati uniti sotto il proibizionismo degli alcolici. Allora, questa politica fallì e si dovette ristabilire la legalità attraverso il ripristino della vendita produzione e consumo di alcolici sotto supervisione statale per superare l' impasse del crescente potere della malavita. Cambiano “le sostanze”, cambia periodo storico, non cambia il metodo. Potrebbe ora risultare vincente l' applicazione di questa politica di guerra a distanza di 80 anni? Che forse per ogni sostanza si debba adottare una politica di proibizione particolare? Esaminiamo il caso messicano.
 Iniziata nel 2006, la guerra alla droga si stima abbia causato circa 15000 morti per le strade del messico. Alla luce di questa evidenza Jorge G. Castaneda, ex ministro degli esteri messicano, membro del new america foundation e distinto professore di politica e studi sull' america latina e caraibi all' università di New york, ritiene doveroso fare un punto della situazione della strategia adottata, soprattutto in seguito allo scetticismo crescente che la guerra alla droga, dopo gli entusiasmi iniziali, sta ora suscitando. Una prima e lapidaria impressione del ex ministro degli esteri e di Rubén Aguilar, giornalista membro del ufficio stampa del ex presidente messicano Vincent Fox, è semplice: la guerra che il messico sta conducendo è costosa, fallimentare e propagandata attraverso false ragioni. Sul Foreign Policies Castaneda ha analizzato le ragioni che hanno portato l' attuale presidente messicano a dichiarare la guerra e ha confrontato i risultati della politica del presidente calderon con i dati rilevati nell' arco di quasi un ventennio.
Le argomentazioni che portarono alla dichiarazione di guerra da parte del presidente calderon furono: L' esplosione di uso di droghe in messico, l' aumento della violenza nel paese, la presenza di una nazione esportatrice di armi confinante e la conclusione fu che solo l' abbandono da parte degli stati uniti del uso di droga potrà davvero permettere la sconfitta del narcotraffico.

20/07/2010 Arrestato il generale dei ROS ... per traffico di droga

Egregio direttore, la notizia della condanna in primo grado di appello del generale dei ROS per traffico di droga è una notizia che deve fare pensare e ripensare.
Una simile notizia dovrebbe fare riflettere il cittadino sulla attuale efficacia della repressione come strumento di dissuasione dall' uso di stupefacenti: se addirittura alcune forze dell' ordine (fortunatamente poche), che rappresentano lo stato, spacciano droga, chi dovrebbe tutelarci dalla dilagante diffusione di stupefacenti? Il presupposto che ha fatto della "guerra alla droga" uno strumento dispendioso, inefficace e amplificatore di problemi è lo stato etico e l' aderenza di parte della classe politica a questo pensiero, che è utile ricordare, ha portato alla dittatura nazista in Germania. Uno stato non può farsi portatore di "leggi morali", che, come un genitore normativo, è sempre pronto a dirti cosa è giusto o sbagliato e, in quest' ultimo caso, metterti in galera per un errore.
Da qui dovrebbe nascere il ripensamento della strategia per contrastare la diffusione di stupefacenti, che trova nella repressione, il più forte volano per gli scambi. La tolleranza, in questo difficile mercato, ha sempre portato risultati "allucinanti"; laddove, infatti, si è approcciato il problema rendendo la tossicodipendenza una questione medica, depenalizzando il consumo, o consentedo la coltivazione domestica di sostanze leggere e il loro consumo, la diffusione di droga è minima, al punto che si registrano i più bassi tassi di consumo tra la popolazione. Quale è il motivo? La responsabilizzazione degli individui. Un individuo responsabilizzato nell' utilizzo della sostanza sa riconoscerne obbiettivamente la pericolosità e l' uso sarà dettato dal buon senso, non dalla moda come negli stati dove gli stupefacenti proibiti seguono, appunto, le mode. Si veda, per esempio, la diffusione della cocaina tra i politici e l' esplosione dell' utilizzo di questa sostanza tra la popolazione, a seguito dell' introduzione di una norma fortemente repressiva, il decreto Fini-Giovanardi.

20/07/2010 L' erba no, ma l'alcol si

Egregio direttore, un tentato stupro per abuso di alcol è una notizia grave, che dimostra la pericolosità, prima di tutto sociale, di questa sostanza. La cannabis è illegale e la sua pericolosità sociale, secondo lo studio ordinato dal governo britannico condotto da medici e scienziati specializzati in farmacologia nel 2007, è ben minore di vino, birra e "soft drinks", abitualmente diffusi ad ogni festa, acquistabili ad ogni supermercato o in un qualsiasi locale notturno anche da minori. L' alcol è, di fatto, la vera "droga di ingresso" a quelle che si definiscono droghe leggere, ma anche a quelle pesanti; è anzi la prima droga pesante alla quale i giovani hanno facile accesso.
La legge è chiara sull' argomento: la vendita e somministrazione di alcolici è vietata ai minori di diciotto anni; allora mi pongo una domanda; come è possibile che nonostante questa legge, l' accesso all' alcol è così facile se si inizia a bere a dodici anni, come riporta la gazzetta?
In realtà è facile rispondere a questa domanda "retorica": l' alcol è uno stupefacente "socialmente accettato", la legge c'è, ma la consuetudine del "bicchiere di vino" sovrasta la forza della norma.
Mi viene dunque da porre una domanda provocatoria ai lettori attenti della sua rubrica; se la cannabis, nonostante possa essere considerata una sostanza meno pericolosa dell' alcol (come lo studio britannico dimostra), è proibita,  come mai non si proibiscono anche gli alcolici?

24/06/2010 LaVoce.info: torniamo in argomento

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è allarmato dallo strapotere che il narco traffico si è guadagnato negli ultimi anni e che sta destabilizzando interi Paesi del Terzo Mondo. Meglio tardi che mai. La conclusione del consiglio di sicurezza a questa riflessione è semplice: il problema è stato finora sottovalutato, ammettono. In un Intervista rilasciata, Antonio Maria Costa, direttore esecutivo di Unodc, l'Ufficio Droga & Crimine delle Nazioni Unite, effettua brevi riflessioni. Parla di stop di crescita dell' offerta di stupefacenti, cresciuta a dismisura negli anni '90, ma soprattutto dell' interesse del narcotraffico per il mercato Africano e Brasiliano. Parla della assenza di strutture "repressive", come causa di un futuro dissesto di questi paesi. Peccato che racconti bugie, le stesse bugie che sono state per 70 anni lo strumento più efficace di propaganda del proibizionismo; le stesse bugie che sono alla base del fallimento della "war on drugs" dichiarata dagli Stati Uniti per primi e dalle Nazioni unite poi. Per quanto riguarda la diminuzione dell' offerta di droga, Costa dice falsità. Dall' occupazione Nato dell' Afghanistan i dati ufficiali riferiscono un costante aumento della produzione di oppio per la produzione di eroina, con il picco raggiunto proprio in questo primo decennio del 2000. La guerra alla droga in Colombia ha portato ad una riduzione della produzione in questo stato, per una delocalizzazione dela coltura della coca nelle nazioni attigue, Venezuela e Boliva, dove è letteralmente esplosa la coltivazione della coca. Come si può pensare che in un paese come l' Africa dove in molte regioni si fatica ad avere acqua potabile e denaro per costruire pozzi, la popolazione si mettera ad usare cocaina ed eroina? La realtà è che sono appena state scoperte, o forse si sono volute divulgare solo ora, le "rotte internazionali" del traffico di droga, le maggiori zone di transito, più facilmente corruttibili e quindi più praticabili dalla malavita organizzata; appunto l' Africa per portare la cocaina dal Sud America all' Europa. Che dire delle riflessioni che Costa riserva alla repressione come strumento per contrastare la diffusione di stupefacenti su scala planetaria? Si sprecano gli studi che evidenziano come ad un maggiore livello di repressione, si associa una maggiore violenza per le strade (emblematico è il caso del Messico dove, dalla scesa in campo dell' esercito nel 2006,la guerra alla droga, ha causato più di 20.000 morti). In Messico, ancora come dichiarato già dall' ex ministro degli esteri Jorge Castaneda, ben prima del impiego dei militari, lo stato era già scacco della corruzione del narco traffico; non è quindi un fenomeno "recente" la destabilizzazione di intere nazioni da parte del narcotraffico. Ma perchè tutto questo è stato "sottovalutato"? La ragione è semplice: il flusso di denaro che coinvolge il traffico di droga. Dal flusso di denaro del narco traffico si sono potute comperare e vendere, molto spesso proprio attraverso lo scambio con la droga, enormi quantitativi di armi. In sud america è facile usare euro dollari o cocaina come moneta di scambio per l' acquisto di armi. Lo stesso discorso vale per il Messico e l' Afghanistan. Addirittura si sono è potuto influenzare, con il denaro del narco traffico, anche elezioni politiche, favorendo proprio i partiti che appoggiavano la guerra alla droga; così facendo questi partit si garantivano, da una parte, flussi "puliti" di denaro derivanti da piani fallimentari come il Plan Colombia e dall' altro i flussi "sporchi" che alimentano la corruzione derivanti dal narcotraffico. La realtà è che il traffico di droga è stato volutamente sottovalutato per garantire il traffico illegale di armi da e verso i paesi del terzo mondo, di cui ora l' Onu sembra preoccuparsi, per garantire profitti ai costruttori di armi e alle nazioni coinvolte nella loro produzione. Parlare ancora di repressione, quando questa è la causa dell' attuale disastro planetario è come buttare benzina sul fuoco. Ma forse ci sono ancora interessi economici da tutelare, sicuramente non dei paesi vittime di questa guerra persa.

16/06/2010 La guerra alla droga ... in Italia?!?!

Egregio direttore, l' ennesimo politico è stato indagato per droga. "Per fortuna" si faceva di coca! Ebbene si, l' attuale legge infatti, garantisce la detenibilità di un quantitativo di principio attivo di cocaina maggiore del THC, il principio attivo della cannabis.
Così, dopo il "caso Colombo", l' arzillo senatore a vita che usava cocaina "a scopo terapeutico", come il Morgan, ma che, a differenza dell' artista, non subì lo stessolinciaggio mediatico; dopo il "caso Mele", che alla "bamba" aveva accompagnato la allegra compagnia di donne da 500 euro di multa ( se fosse stato preso per le strade  di Parma); ecco l' ennesimo caso di politico "sfattone", che, oltretutto, usava l'auto blu per farsi portare la droga "a domicilio".
Per fortuna in Italia abbiamo lo zar antidroga "de no'antri" Giovanardi, che neppure Topolino se lo fila, e la ministra preposta alla tutela dei "giovini Italiani", Giorgia Meloni, che di recente si è scagliata contro tutto e tutti lanciando la sua battaglia culturale contro lo "spinello libero", ma evidentemente a favore di "più bamba per tutti".
Si, caro direttore, perchè la ministra ha recentemente dichiarato: "Questa e' una societa' dove ci sono partiti politici che fanno campagna elettorale distribuendo cartine e filtri per rollare le canne: mi dite che cosa c'e' di rottura rispetto alla generazione dei padri? E' molto piu' ribelle, oggi, non fumarseli gli spinelli".
La ministra ha ragione, è molto più di rottura non fumarseli gli spinelli, ma tirare coca nelle stanze delle amministrazioni statali a spese dei contribuenti facendosela portare dal proprio autista, tutelati da una legge "ad consumatorem"!

16/06/2010 I tagli alla politica? Si, grazie!

Egregio direttore, ho letto sulla Gazzetta del taglio agli stipendi dei funzionari amministrativi parmigiani. Pur non condividendo nulla delle attuali politiche centrali, ritengo che questo provvedimento sia una giusta "misura" adottata nei confronti di una giunta ignava e pigra.
Nonostante i proclami del nuovo partito del sindaco, tra cui l' ascoltare i cittadini, le intenzioni di questi amministratori comunali sembrano andare in tutt' altra direzione rispetto alla propaganda, per questo trovo giustificato il taglio degli stipendi degli amministratori, una misura alla quale plaudo.
Se il sindaco davvero ascoltasse i cittadini, avrebbe già rinunciato alla costruzione dell' inceneritore, che nessuno parmigiano, dotato di un minimo di buon senso, vuole.
Che dire poi dell' ordinanza antiprostituzione? Donne che rischiano di essere vittime di abusi e sopprusi, già in una posizione di debolezza, vengono pure prese di mira da una giunta, mi scusi la volgarita, "senza palle", dove la sola voce dell' assessore alla sicurezza, lamenta dell' inadeguatezza della repressione del fenomeno come metodo di riduzione del problema e dei problemi connessi.
A ben vedere non tutti i tagli al comune di Parma vengono per nuocere, anzi, alla luce di queste considerazioni, i tagli alla politica sarebbero anche potuti essere maggiori al fine di dirigere tali risorse verso il finanziamento delle strutture sanitarie, scolastiche o delle forze dell' ordine.

09/05/2010 Legalizzare l' erba? Conviene!

Il film "l' erba di Grace", tratta delle vicende economiche di una signora di mezz' età, appassionata di floricultura, che attraversa una difficile crisi finanziaria a seguito della scomparsa del marito e dei debiti da lui contratti, scaricati sulla simpatica amate dei fiori. Per fare fronte alle difficoltà economiche, Grace, si dedica con l' aiuto del suo giardiniere di fiducia, a coltivare "fiori" molto redditizi, che le frutteranno abbastanza da sbarazzarsi dell' ingombrante debito del marito defunto.
Sembra la metafora del caso California, dove uno stato ormai sull' orlo della bancarotta, a Novembre, presenterà ai suoi elettori un referendum per la legalizzazione e la tassazione della cannabis, già ora legalmente venduta per scopi terapeutici.
Le dimensioni di questo business sono effettivamente enormi. Nel 2006, uno studio effettuato negli USA, valutava in 35 miliardi di dollari le dimensioni del valore di questo "raccolto" di cui la california rappresentava più di un terzo del totale. Ma a quanto ammontano i dati relativi al valore del raccolto di frumento, soia e fieno? Rispettivamente, 23, 17. e 12 miliardi di dollari; la coltivazione di canapa risultava così essere il "top U.S. cash crop".
Uno studio del 2005 dell’economista Jeffrey Miron di Harvard, dimostra che il vantaggio della legalizzazione della Cannabis potrebbe ridurre la spesa pubblica degli USA di 7,7 miliardi di dollari l’anno, portando inoltre un gettito fiscale di 2,4 miliardi di dollari l’anno, se venisse tassata come tutte le altre merci, e di 6,2 miliardi se venisse adottata l’aliquota che viene già applicata su alcol e tabacco. Effetti sul bilancio che potrebbero essere addirittura sottostimati. Questo studio venne presentato da 500 economisti addirittura all’allora Presidente George W. Bush jr, il quale tuttavia preferì continuare a giocare a Risiko con il mondo e a far infliggere condanne esemplari nei confronti di chi si macchiava del grave reato di aver fumato uno spinello.
Alla luce di questi numeri viene da interrogarsi se, questa crisi, che dovrebbe dare spazio a riforme coraggiose, soprattutto guardando al portafoglio delle nazioni, potrebbe essere il momento migliore per valutare senza pregiudizi il fallimento ormai dichiarato del proibizionismo sulla canapa.
Secondo l’analisi, firmata Wayne Hall, dell’University of Queensland a Brisbane, e da Louisa Degenhardt del National Drug and Alcohol Research Centre di Sydney, pubblicata sulla rivista Lancet, ben 166 milioni di persone nel mondo, dai 15 ai 64 anni d’eta’, hanno fumato cannabis nel 2006. In pratica, un abitante del pianeta su 25 rischia il carcere e/o sanzioni per un’abitudine diffusissima, seppur criminalizzata dalle leggi di quasi tutti i Paesi al mondo.
In un periodo di crisi come questo, il  pragmatismo Californiano dovrebbe essere di esempio al mondo, soprattutto anche dopo i risultati di una guerra, quella alla droga, che ha portato, negli USA, dal 1981 ad oggi, ad aumentare di 10 volte la produzione di canapa nonostante i divieti, gli arresti e le sanzioni.
La proibizione ha fallito, la legalizzazione della cannabis è un modello vincente. Quando si inizierà a parlarne?

03/03/2010 LaVoce.info; si parla di antiproibizionismo

Le politiche sugli stupefacenti sono un interessante argomento di discussione che nel mondo occidentale è fonte di dibattito aperto, sul quale, però, manca una giusta informazione da parte dei mezzi di comunicazione, specialmente in Italia. La "droga" è infatti un tema caldo per la stampa perché facile argomento di cronaca; i casi di delinquenza o corruzione attraggono il "pubblico" per il forte impatto emotivo che questi casi generano. I giornali, pur di vendere, puntano sull' emotività delle notizie piuttosto che rendere giusta informazione sul tema. Questo è causa, in Italia, prima di tutto di una mancata corretta legislazione per prevenire la diffusione delle dipendenze; in secondo, luogo del fallimento delle politiche sulle tossicodipendenze. La politica, adottando un taglio emotivo-giornalistico nella trattazione del tema stupefacenti e tossicodipendenza, è più propensa a cercare il facile consenso, piuttosto che trattare l' argomento in maniera matura e responsabile. In Italia non si parla delle politiche estere sul tema, si evita accuratamente il confronto delle esperienze tra nazioni, si tacciono i pareri e le evidenze medico-scientifiche e i pareri provenienti dalle più diverse scienze sociali, tra cui, per esempio, l' economia. Per quanto riguarda il facile consenso, la politica in Italia punta, ormai da quarant' anni, sul messaggio semplicistico del "no alla droga". Quello che i giornali non riportano è che questo modo di affrontare il problema può essere causa di un aumento della diffusione del fenomeno. La rivelazione sconcertante è frutto di uno studio dell'Universita' della Pennsylvania commissionata dal Nida (l'istituto nazionale Usa che si occupa di droga). E' stata effettuata la valutazione di una campagna di prevenzione organizzata dal governo Usa a colpi di spot tv,per prevenire il consumo di marijuana. Lanciata nel 1998 è ancora in corso. Il risultato non e' stato all'altezza delle aspettative: secondo lo studio di valutazione, dopo cinque anni dall'inizio, la campagna ha evidenziato effetti boomerang sulle persone a cui era rivolta. Chi aveva visto piu' spot, infatti, mostrava un livello più basso di risultati: molti ragazzi esprimevano giudizi positivi sulla marijuana o addirittura avevano cominciato a consumarla. Questo è uno dei risultati del "no alla droga". La Gran Bretagna ha commissionato uno studio scientifico sulla pericolosità degli stupefacenti. I risultati della ricerca sono stati riportati sul Times, ma in Italia non se ne è parlato. La commissione governativa ha presentato, così, una classificazione delle venti sostanze "socialmente piu' pericolose" in cui alcolici e tabacco figurano rispettivamente al quinto e al nono posto. Nella graduatoria, l'alcool è preceduto solo da cocaina, eroina, barbiturici e metadone, e anche il tabacco risulta più pericoloso di cannabis, Lsd ed Ecstasy. Se l' impatto del "no alla droga" è fallimentare, le evidenze scientifiche trascurate, anche l' economia, ha un parere in merito alla efficacia delle attuali politiche di proibizione delle droghe. L' ultimo appello, mai trattato in Italia dalla stampa, nè tanto meno dalla politica, esperesso dal premio Nobel per l' economia Gary Backer, riguarda il giudizio lapidale sul fallimento della guerra alla droga, che nessuno ha il coraggio di ammettere. La posizione è semplice: la guerra alla droga costa, tanto; c'è un modo più efficace per ridurne il consumo? La posizione del Nobel è la legalizzazione e conseguente tassazione. Interessante da notare che questo non è il punto di vista isolato di un solo economista. E' infatti uno tra i cinquecento economisti firmatari di un appello lanciato nel 2005 da un altro premio Nobel all' economia, Milton Friedman. Se l'attuale politica sugli stupefacenti ha fallito, non sarebbe il caso di cambiare rotta ed ascoltare il parere di esperti?

Pubblicato sul sito de Lavoce.info tra le lettere. Sono onorato :-)

Archivio blog