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martedì 13 dicembre 2011

03/03/2010 LaVoce.info; si parla di antiproibizionismo

Le politiche sugli stupefacenti sono un interessante argomento di discussione che nel mondo occidentale è fonte di dibattito aperto, sul quale, però, manca una giusta informazione da parte dei mezzi di comunicazione, specialmente in Italia. La "droga" è infatti un tema caldo per la stampa perché facile argomento di cronaca; i casi di delinquenza o corruzione attraggono il "pubblico" per il forte impatto emotivo che questi casi generano. I giornali, pur di vendere, puntano sull' emotività delle notizie piuttosto che rendere giusta informazione sul tema. Questo è causa, in Italia, prima di tutto di una mancata corretta legislazione per prevenire la diffusione delle dipendenze; in secondo, luogo del fallimento delle politiche sulle tossicodipendenze. La politica, adottando un taglio emotivo-giornalistico nella trattazione del tema stupefacenti e tossicodipendenza, è più propensa a cercare il facile consenso, piuttosto che trattare l' argomento in maniera matura e responsabile. In Italia non si parla delle politiche estere sul tema, si evita accuratamente il confronto delle esperienze tra nazioni, si tacciono i pareri e le evidenze medico-scientifiche e i pareri provenienti dalle più diverse scienze sociali, tra cui, per esempio, l' economia. Per quanto riguarda il facile consenso, la politica in Italia punta, ormai da quarant' anni, sul messaggio semplicistico del "no alla droga". Quello che i giornali non riportano è che questo modo di affrontare il problema può essere causa di un aumento della diffusione del fenomeno. La rivelazione sconcertante è frutto di uno studio dell'Universita' della Pennsylvania commissionata dal Nida (l'istituto nazionale Usa che si occupa di droga). E' stata effettuata la valutazione di una campagna di prevenzione organizzata dal governo Usa a colpi di spot tv,per prevenire il consumo di marijuana. Lanciata nel 1998 è ancora in corso. Il risultato non e' stato all'altezza delle aspettative: secondo lo studio di valutazione, dopo cinque anni dall'inizio, la campagna ha evidenziato effetti boomerang sulle persone a cui era rivolta. Chi aveva visto piu' spot, infatti, mostrava un livello più basso di risultati: molti ragazzi esprimevano giudizi positivi sulla marijuana o addirittura avevano cominciato a consumarla. Questo è uno dei risultati del "no alla droga". La Gran Bretagna ha commissionato uno studio scientifico sulla pericolosità degli stupefacenti. I risultati della ricerca sono stati riportati sul Times, ma in Italia non se ne è parlato. La commissione governativa ha presentato, così, una classificazione delle venti sostanze "socialmente piu' pericolose" in cui alcolici e tabacco figurano rispettivamente al quinto e al nono posto. Nella graduatoria, l'alcool è preceduto solo da cocaina, eroina, barbiturici e metadone, e anche il tabacco risulta più pericoloso di cannabis, Lsd ed Ecstasy. Se l' impatto del "no alla droga" è fallimentare, le evidenze scientifiche trascurate, anche l' economia, ha un parere in merito alla efficacia delle attuali politiche di proibizione delle droghe. L' ultimo appello, mai trattato in Italia dalla stampa, nè tanto meno dalla politica, esperesso dal premio Nobel per l' economia Gary Backer, riguarda il giudizio lapidale sul fallimento della guerra alla droga, che nessuno ha il coraggio di ammettere. La posizione è semplice: la guerra alla droga costa, tanto; c'è un modo più efficace per ridurne il consumo? La posizione del Nobel è la legalizzazione e conseguente tassazione. Interessante da notare che questo non è il punto di vista isolato di un solo economista. E' infatti uno tra i cinquecento economisti firmatari di un appello lanciato nel 2005 da un altro premio Nobel all' economia, Milton Friedman. Se l'attuale politica sugli stupefacenti ha fallito, non sarebbe il caso di cambiare rotta ed ascoltare il parere di esperti?

Pubblicato sul sito de Lavoce.info tra le lettere. Sono onorato :-)

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