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martedì 13 dicembre 2011

Storia economica di un fallimento premeditato: il proibizionismo. Capitolo 3, prima parte


I risultati della guerra alla droga: l' emblematico caso messicano

Tra tutti i casi di proibizionismo fallito, uno su tutti merita una considerzione particolare: il caso Messicano. A differenza dei casi passati a noi lontani, il proibizionismo e la guerra alla droga e narco traffico in messico è un caso di drammatica attualità. Se la Chicago anni' 30 è ottimo materiale per film polizieschi romanzati ed edulcorati in cui la vicenda proibizionista spesso assume il tratto di un sottofondo un po' retrò, un po' noir, un po' decadente, che rende quel periodo storico “lontano” spazialmente e temporalmente, il Messico di oggi è l' emblematico risultato di una politica proibizionista imposta dall' alto che non guarda agli interessi di una nazione e ai risultati fallimentari di una politica che copre interessi economici criminali tanto quanto quelli dei narcotrafficanti.
La guerra alla droga, in messico è iniziata ufficialmente nel dicembre 2006, quando il presidente messicano appena eletto Felipe Calderon, dichiarò una guerra a tutto campo al crimine organizzato e al traffico di sostanze illecite, ordinando al esercito nazionale messicano di uscire dalle caserme e disporsi per le strade, attirando il supporto e l' approvazione del pubblico e della comunità internazionale. Si ripetè, insomma, la storia che vide l' impiego delle politiche di tolleranza zero negli stati uniti sotto il proibizionismo degli alcolici. Allora, questa politica fallì e si dovette ristabilire la legalità attraverso il ripristino della vendita produzione e consumo di alcolici sotto supervisione statale per superare l' impasse del crescente potere della malavita. Cambiano “le sostanze”, cambia periodo storico, non cambia il metodo. Potrebbe ora risultare vincente l' applicazione di questa politica di guerra a distanza di 80 anni? Che forse per ogni sostanza si debba adottare una politica di proibizione particolare? Esaminiamo il caso messicano.
 Iniziata nel 2006, la guerra alla droga si stima abbia causato circa 15000 morti per le strade del messico. Alla luce di questa evidenza Jorge G. Castaneda, ex ministro degli esteri messicano, membro del new america foundation e distinto professore di politica e studi sull' america latina e caraibi all' università di New york, ritiene doveroso fare un punto della situazione della strategia adottata, soprattutto in seguito allo scetticismo crescente che la guerra alla droga, dopo gli entusiasmi iniziali, sta ora suscitando. Una prima e lapidaria impressione del ex ministro degli esteri e di Rubén Aguilar, giornalista membro del ufficio stampa del ex presidente messicano Vincent Fox, è semplice: la guerra che il messico sta conducendo è costosa, fallimentare e propagandata attraverso false ragioni. Sul Foreign Policies Castaneda ha analizzato le ragioni che hanno portato l' attuale presidente messicano a dichiarare la guerra e ha confrontato i risultati della politica del presidente calderon con i dati rilevati nell' arco di quasi un ventennio.
Le argomentazioni che portarono alla dichiarazione di guerra da parte del presidente calderon furono: L' esplosione di uso di droghe in messico, l' aumento della violenza nel paese, la presenza di una nazione esportatrice di armi confinante e la conclusione fu che solo l' abbandono da parte degli stati uniti del uso di droga potrà davvero permettere la sconfitta del narcotraffico.

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