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sabato 30 giugno 2012

ITALIA - Cannabis. Nei prossimi anni consumi stabili e piu' autocoltivazione

Rimarra' sostanzialmente stabile nel nostro Paese il numero di consumatori di cannabis nei prossimi tre anni, ma lungo lo Stivale si sta diffondendo il fenomeno dell'autocoltivazione. E' quanto emerge dal bollettino previsionale sull'evoluzione dei fenomeni di abuso Prevo.Lab dell'Osservatorio regionale dipendenze (Ored) della Lombardia.
"Si sta assistendo gia' oggi - spiega all'Adnkronos Salute il responsabile scientifico Prevo.Lab-Attivita' previsionali Ored Riccardo Gatti, psichiatra e direttore del Dipartimento dipendenze della Asl di Milano - a un sensibile aumento sia dell'autocoltivazione di marijuana, quella 'domestica', sia allo spostamento delle" vere e proprie "coltivazioni dagli altri Paesi all'Italia. Risultato: qui da noi prima era presente soprattutto hashish e invece oggi e' disponibile allo stesso modo anche la marijuana, con un'offerta che in generale e' variegata e molto strutturata".
Il numero totale dei consumatori cannabinoidi nel prossimo triennio risultera' dunque sostanzialmente stabile, per il bilanciamento fra gli effetti delle iniziative di dissuasione, da un lato, e di quelle di promozione e di diversificazione della sostanza da parte del mercato illecito, dall'altro. "Gli elementi in nostro possesso - scrivono gli autori - mostrano che e' in atto un rallentamento del trend di crescita dei consumatori di cannabinoidi che, nel 2015, dovrebbero aumentare del 5% circa rispetto al 2012, mentre in passato erano stati previsti incrementi ben maggiori. La previsione matematica, basata esclusivamente sui dati Ipsad, indica che il numero dei consumatori, nel 2015, sara' di 5,8 milioni di individui, circa il 15% della popolazione italiana fra i 15 e i 64 anni". Il prezzo dell'hashish aumentera' di poco (+2% nel 2015), mentre quello della marijuana e' previsto in crescita dell'11%.

ITALIA - Cannabis. Nei prossimi anni consumi stabili e piu' autocoltivazione

mercoledì 27 giugno 2012

U.E. - Europa consuma e produce sempre piu' marijuana. Oedt

La quota di mercato di marijuana aumenta in Europa, a scapito di quella di hashish. Ma la vera novita' e' che l'Europa non e' solo un grande consumatore di "erba" ma ormai e' anche un importante produttore di questa sostanza illegale: 29 Paesi su 30 hanno coltivazioni sul proprio territorio. E' quanto emerge da un'analisi, la prima cosi' dettagliata, della produzione e dei mercati di cannabis in Europa, pubblicata oggi dall'Osservatorio europeo sulle droghe di Lisbona (Oedt), in occasione della Giornata mondiale contro la droga.
Piu' di 78 milioni di europei tra i 15 e i 64 anni di eta' hanno provato almeno una volta la cannabis e circa 9 milioni di giovani (15-34 anni) ne hanno consumata nell'ultimo mese. Un mercato notevole, sottolinea l'Oedt, e in continua evoluzione, molto diverso ad esempio da quello degli anni '60, quando l'importazione di cannabis era principalmente una cosa da "amatori". Oggi, sottolinea il direttore dell'Oedt Wolfgang Goetz, "qualunque sia il luogo dove si vive in Europa, della cannabis e' probabilmente venduta o comprata nei pressi. I reati legati a questa sostanza sono la maggioranza delle infrazioni legate alle droghe nell'Ue. Circa 700 tonnellate di erba e hashish vengono sequestrate ogni anno in Europa. Ciononostante, quasi tutti i Paesi Ue affermano di essere coinvolti dalla coltivazione domestica di cannabis".
In Europa, secondo l'Oedt, l'unico limite alla coltivazione domestica di marijuana e' l'accesso alla corrente elettrica e all'acqua, e tecniche sofisticate (come la coltura idroponica) sono spesso utilizzate per aumentare la quantita' o la qualita' (tenore in Thc, il principio attivo) del prodotto. In 29 Paesi sui 30 che fanno capo all'Oedt si coltiva "erba", e in 10 Paesi (Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Croazia) la marijuana rappresenta almeno il 90% della cannabis consumata. I Paesi che hanno registrato un aumento maggiore dei livelli di produzione domestica negli ultimi due decenni sono Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia e Regno Unito, ma i dati sulle piantagioni scoperte in tutto il continente sembrano indicare un aumento della produzione domestica nella maggior parte dei Paesi.

U.E. - Europa consuma e produce sempre piu' marijuana. Oedt

domenica 24 giugno 2012

Lo spinello come patrimonio culturare dell'umanità

Mellow Yellow il primo coffeshop di Amsterdam
I coffeshop olandesi stanno per chiudere, e Dimitri Breeuwer dell'associazione "We Smoke" vuole convertirli in patrimonio culturale dell'umanità. In un'intervista spiega perché.

L'idea: Quel che è consentito è noioso -come per i bambini. Partendo da questo presupposto, nel 1976 l'Olanda ha liberalizzato le sue leggi sulle droghe. Da allora ci sono i coffeshop, divenuti il simbolo della tolleranza del Paese. Ma dal primo maggio di quest'anno in tre province meridionali vige il divieto d'accesso per stranieri, i coffeshop sono divenuti dei club per un massimo di 2000 cittadini olandesi; i turisti devono restare fuori, gli affari vanno a picco. Poiché su gran parte di questi locali pende il rischio chiusura, l'associazione dei consumatori di cannabis We Smoke vuole metterli sotto la protezione dell'Unesco.

D.jetzt.de: Perché i coffeshop dovrebbero essere dichiarati patrimonio culturale dell'umanità?
R.Dimitri Breeuwer: Perché sia riconosciuto il valore della cultura olandese della cannabis e dei coffeshop. Tutto il mondo ci guarda e impara dalla nostra visione obiettiva sul tema. I coffeshop sono un fenomeno nazionale apprezzato in tutto il mondo.

D. Ma perché i coffeshop sono una cosa fantastica?
R. Quarant'anni fa sono state liberalizzate le leggi per risolvere i problemi delle droghe. Ora questa nuova politica ne butta via i frutti: l'Olanda è uno dei Paesi con il più basso livello di tossicodipendenza tra gli adolescenti. E' questo il valore vero dei coffeshop.

D. Rischiano di sparire?
R. Sono minacciati seriamente. Le regole si fanno sempre più rigide: nessun straniero, al massimo 2000 soci olandesi, divieto totale per l'hashish. A ciò si aggiungono dozzine di altre richieste. Questo comporta che la maggioranza dei 662 coffeshop dovranno chiudere. E' in atto una politica della rottamazione. Bisogna impedirlo -nell'interesse della società.

D. Cosa cambierebbe se i coffeshop fossero dichiarati patrimonio culturale dell'umanità?
R. Ci sarebbe la garanzia che la loro funzione sociale e sanitaria fosse riconosciuta e salvaguardata. Inoltre, il nostro appello deve servire a far sì che l'Olanda conservi il suo ruolo di modello nel mondo.

D. Chi appoggia la candidatura?
R. Siamo in contatto con molti ex politici di rango e risoluti, che all'epoca si sono battuti per la liberalizzazione. Qui da noi, ma anche all'estero, cresce l'interesse per la nostra cultura della cannabis e l'approccio seguito finora. E anche il punto di vista.

D. Per quale motivo altri Stati dovrebbero adottare il modello olandese?
R. Di recente, i capi di Stato dell'America del Sud hanno dichiarato che la lotta mondiale alle droghe è fallita. Gente come Kofi Annan e Barack Obama dicono che il proibizionismo non porta a nulla e che dovrebbero essere introdotte norme più liberali. Regolarmente si cita come esempio l'Olanda. E' una cosa che deve restare.

(curata da Benjamin Duerr per jetzt.de, Sueddeutsche Zeitung del 14-06-2012. Traduzione di Rosa a Marca)

Lo spinello come patrimonio culturare dell'umanità 

sabato 23 giugno 2012

ITALIA - Cannabis terapeutica. Trisciuoglio a Giovanardi: do you remember?

Gentile sig. Giovanardi, sono sicuro si ricorda di me: sono il paziente affetto da sclerosi multipla a cui il 29 giugno 2010 una pattuglia di carabinieri perquisiva l'abitazione per aver comprato on-line semi di canapa. Cercavano droga ma trovarono solo flaconi finiti di bedrocan…  ma se i carabinieri non hanno trovato nulla è solo perché ero l’unico paziente in Puglia ad avere legalmente la canapa. Ma se fossi stato uno dei tantissimi altri che non ce l’hanno fatta, la vicenda avrebbe preso tutt’altra piega. E sono venuti dopo avermi iscritto nel registro degli indagati per l’Art. 73 della legge che porta la sua firma. Vado a leggere cos’è questo art. 73 e vedo che parla di spaccio… esiste la presunzione di reato: compri semi, ergo coltivi, ergo spacci. Il riscontro – popolare, mediatico e perfino politico – che questa assurda vicenda creò, mi fece comprendere ancor di più quanto fosse necessario fermare la follia del proibizionismo. Non si può prevedere per nessuno la criminalizzazione per chi utilizza la canapa per il proprio benessere. E’ ancora più infame quando si va a criminalizzare un malato che magari ha già altri 100mila pensieri causati dalla propria patologia e non può vedersi piombare la mattina all’alba 5 carabinieri in casa. Facile come fece lei ad alzare il telefono e chiamarmi per esprimere solidarietà. Dal 29 giugno 2010 (data della perquisizione) vedo molto meno quello splendido sorriso che m’ha fatto innamorare sul viso di mia moglie. Perché sono entrati prepotentemente nella nostra vita. Sono stati gentilissimi, è pur vero ma dovevano fare il loro lavoro e cercavano ovunque piante di canapa (addirittura nelle federe del cuscino di mio figlio neonato)…. Ho ancora in testa la voce del bambino (8 mesi all’epoca) che chiamava “papà” quando i carabinieri mi portarono in caserma per verbalizzare il tutto. Da quel 29 giugno ho ribadito più volte il mio “mai più”…….. ed è questo ciò che noi non chiediamo ma pretendiamo dalla politica Una riforma non urgente ma IMMEDIATA della legge Fini-Giovanardi. E ricordo bene le sue parole in cui affermava che mai nessun malato sarebbe stato perseguitato. Non è così! Non serve un'interrogazione parlamentare per conoscerne i nomi (molti son diventati amici). Non avevo dubbi di trovare una sua reazione con i vari Lepanto, Militia Christi e altri alla nostra disobbedienza civile a Montecitorio. E' giunto il momento di variare una legge mal-scritta. Ora!!!!!!!!!!!!

Andrea Trisciuoglio
Associazione Luca Coscioni


ITALIA - Cannabis terapeutica. Trisciuoglio a Giovanardi: do you remember?  

giovedì 21 giugno 2012

URUGUAY - Legalizzazione marijuana. Il Governo si appresta a farlo

L'Uruguay è pronto ad adottare una legge che autorizzi la vendita di marijuana, nell'ambito di una serie di misure volte a contrastare la criminalità.
"Riteniamo che il divieto imposto su certe droghe crei più problemi alla società di quelli legati a queste sostanze", ha detto il ministro della Difesa, Eleuterio Fernandez Huidobro, in conferenza stampa. L'obiettivo è quello di arrivare a un "rigido controllo statale sulla distribuzione e sulla produzione" della cannabis.
Al momento in Parlamento sono state presentate tre proposte per autorizzare la produzione di marijuana per uso personale, ma il governo si è opposto per il timore che il Paese possa "essere accusato di essere un centro internazionale per la produzione e la distribuzione di droghe".
Secondo le stime del governo, il mercato interno della marijuana illegale vale fino a 75 milioni di dollari l'anno. Il ministro della Difesa ha quindi rilevato come l'aumento del numero di omicidi tra bande criminali sia "un chiaro sintomo" di un aumento dei crimini legati al narcotraffico, fino a qualche tempo fa completamente assenti nel piccolo Paese del Sud America.
Solo tra gennaio e maggio ci sono stati 133 omicidi, su una popolazione di 3,2 milioni di abitanti, con un incremento del 70% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Oltre a gestire il traffico della cannabis, il governo intende anche aumentare le pene detentive nei casi di corruzione delle forze di polizia, così come quelle per i giovani criminali.
Secondo una ricerca del governo, l'8,3% della popolazione ha consumato marijuana nell'ultimo anno, mentre l'1% ha fatto uso di cocaina. In Uruguay la detenzione e il consumo di cannabis non sono vietati dalla legge, che invece proibisce lo spaccio. Spetta però ai giudici stabilire se la quantità sequestrata corrisponde al consumo di una persona o a spaccio.

URUGUAY - Legalizzazione marijuana. Il Governo si appresta a farlo 

lunedì 18 giugno 2012

ITALIA - Cannabis terapeutica. Conferenza stampa dei Radicali

Il Parlamento "affronti il problema della legalizzazione ad uso terapeutico dei derivati della cannabis, regolamentando la materia a favore dei pazienti in un contesto di legalita' e sicurezza". Lo hanno chiesto oggi i Radicali che, durante una conferenza stampa a Montecitorio nella quale con un'azione dimostrativa hanno anche piantato alcuni semi di cannabis in dei vasetti, hanno sottolineato la necessita' del riconoscimento del diritto dei malati di curarsi con i derivati della cannabis.
In Italia, invece, ha detto la deputata radicale Rita Bernardini, "il cammino dei malati affetti da patologie che possono essere curate con la cannabis, dalla Sclerosi multipla all'Aids, e' invece un percorso ad ostacoli che a volte diviene un vero calvario e che trova ragione solo nella follia proibizionista". Ad oggi, hanno ricordato i Radicali, solo la Regione Toscana, la Provincia di Bolzano ed alcune Asl consentono ai malati di accedere a farmaci a base di cannabinoidi, ma spesso con enormi difficolta' e iter procedurali molto lunghi. Alla conferenza stampa e' intervenuto anche il leader Radicale, Marco Pannella, che ha sottolineato la necessita' che il governo affronti questa tematica al piu' presto: "La sostanza di questo Regime - ha commentato - e' invece purtroppo quella di impedire strutturalmente qualsiasi forma di dibattito che possa raggiungere effettivamente l'opinione pubblica".
Al Senato giace da anni un progetto di legge presentato proprio dai Radicali che introduce la possibilita' per persone affette da alcune gravi patologie di accedere sia alla cannabis in forma naturale sia ai farmaci derivati da estratti di cannabis, mentre alla Camera e' stata da poco calendarizzata la proposta di legge (a prima firma Bernardini) che propone di depenalizzare la coltivazione domestica della marijuana.
'Chiediamo - ha detto Bernardini - un rapido iter parlamentare di questi progetti di legge, approvando misure concrete che non costringano, come oggi accade, i cittadini ed i pazienti, spesso affetti da gravissime patologie, a rivolgersi al mercato nero delle mafie e delle camorre'. Infatti, hanno spiegato i Radicali, oggi in Italia il medico puo' prescrivere alcuni farmaci cannabinoidi sulla base del decreto ministeriale del 18 aprile 2007, ma la realta' 'e' che vi e' una grande ignoranza in materia, e comunque anche con la prescrizione i tempi per ottenere tali farmaci sono lunghissimi'. Anche perche', sottolinea Bernardini, 'noi importiamo tali farmaci dall'Olanda e non facciamo ricerca in questo settore'. Per questo, in una lettera inviata a tutti i parlamentari e che ha gia' raccolto varie adesioni, i Radicali ed Emma Bonino si appellano al governo perche', tra l'altro, si consideri l'opportunita' di 'una produzione in Italia di medicinali a base di cannabis tramite il centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo e lo stabilimento farmaceutico militare di Firenze'.

ITALIA - Cannabis terapeutica. Conferenza stampa dei Radicali

sabato 16 giugno 2012

USA - Legalizzazione marijuana. Favorevole il 56%

Cresce la spinta in America per la legalizzazione dell'uso della marijuana a fronte dell'aumento del numero di Stati Usa che hanno depenalizzato o stanno depenalizzando i reati per il possesso di cannabis ad uso personale.
Ad oggi sono 14 gli Stati dell'Unione in cui non e' piu' un crimine venire scoperti con quantita' fino ad un'oncia di marijuana: la punizione per il possesso e' solo civile e ammonta a 150 dollari, in quanto la sostanza non e' legale, e nel caso di minori, questi devono frequentare un corso educativo sui rischi delle tossicodipendenze.
Ma il Rodhe Island si appresta a diventare il quindicesimo stato della lista, che va da New York alla California, dall'Oregon al Mississippi: l'assemblea generale dello Stato ha infatti approvato a stragrande maggioranza una norma per la depenalizzazione e il governatore ha gia' annunciato che la firmera'.
Quanto agli Stati in cui e' permesso l'utilizzo di marijuana per ragioni di salute, sono 17, da quando nel 1996 la California fu il primo ad autorizzare la cannabis per questioni mediche.
Un recente sondaggio condotto da Rasmussen ha rivelato che il 56% dei cittadini e' a favore di una legalizzazione dell'uso di marijuana. Lo scorso anno questo dato, in una rilevazione Gallup, era al 50%.
Secondo gli analisti, la spinta in favore della cannabis libera sta crescendo mentre in autunno si terranno referendum in questo senso in Colorado e nello Stato di Washington.

USA - Legalizzazione marijuana. Favorevole il 56% 

domenica 10 giugno 2012

Ecstasy and cannabis should be freely available for study, says David Nutt

Former government adviser says regulations make it too difficult to research psychoactive drugs with potential medical uses

The classification system that makes drugs such as cannabis and MDMA (ecstasy) illegal has prevented scientists from properly researching their possible therapeutic uses for conditions such as schizophrenia and depression, according to the government's former chief adviser on drugs.
Professor David Nutt said the UK's laws on misuse of drugs needed to be rewritten to more accurately reflect their relative harms and called for a regulated approach to making drugs such as MDMA and cannabis available for medical and research purposes.




"Regulations, which are arbitrary, actually make it virtually impossible to research these drugs," said Nutt. "The effect these laws have had on research is greater than the effects that [George] Bush stopping stem cell research has had because it's been going on since the 1960s."
Almost all the drugs that could help scientists to understand brain phenomena such as consciousness, perception, mood and psychosis are illegal, including ketamine, cannabis, MDMA and psychedelic drugs such as magic mushrooms. Nutt said there had been almost no work in this field because the government made it difficult for scientists to access the drugs.
A Home Office spokesperson told the Guardian: "The Home Office licensing regime enables bona fide institutions to carry out scientific research on controlled substances while ensuring necessary safeguards are in place."
Nutt, who is professor of neuropsychopharmacology at Imperial College London, made his comments at a briefing in London on Wednesday to mark the launch of his book, Drugs Without the Hot Air.
He is used to being a thorn in the side of the authorities when it comes to drugs regulation. In 2009, he was sacked by the then health secretary, Alan Johnson, from his post as chair of the government's Advisory Council on the Misuse of Drugs for publicly stating that alcohol and tobacco were more harmful than LSD, ecstasy and cannabis.
Researchers who want to experiment on illegal drugs, which come under the schedule 1 list of the Misuse of Drugs Regulations 2001, must apply for a licence from the Home Office. This takes a year to approve and costs thousands of pounds. Researchers are also required to have secure storage facilities and are subject to random inspections by police.
"[The rules] completely limit research at the real cutting edge of science," said Nutt. "I wonder how many other opportunities have been lost in the last 40 years with important drugs like MDMA, with its empathetic qualities, drugs like LSD in terms of treating addictions, cannabis for all the possible uses and insights which it might have for things like schizophrenia. All of those opportunities have been wasted because it is virtually impossible, when a drug's illegal, to work with it."
One of the best treatments for people with post-traumatic stress disorder is to get them to relive their trauma and then teach them how to delete or somehow control the memories. "But many people are so traumatised that, once the memories come back, they just dissociate and can't hold it long enough in order to deal with it," said Nutt.
"There's been one study in the US showing that MDMA, by damping down the negative emotions associated with the trauma, allow people to get into the therapy and get better. We're very keen to set up a similar trial in the UK. The paradox will be that, even if we can show it could work, no one could use it in the UK because no doctor would have the licence.
"LSD was trialled as a treatment for alcoholism in the 1960s and Nutt said the "evidence is that it's as good as anything we've got, maybe better. But no one's using it because it's too difficult."
Nutt said that the lack of scientific research was a direct result of the UK's arbitrary classification of drugs. "Drugs are drugs – they differ in terms of their brain effects but, fundamentally, they're all psychotropic agents and it is arbitrary whether we choose to keep alcohol legal or ban cannabis or make tobacco legal and ban ecstasy. Those are not scientific decisions, they're political or moral or religious decisions."
According to Nutt, research into the effects of drugs would lead to a more rational approach. He said the laws around the misuse of drugs needed to be rewritten, after a thorough, independent review of the harms involved.
"I'm not in favour of legalisation, a free open market of all drugs – that does lead to more use," he said. "We need regulated access across the board."
This would mean drugs such as cannabis, MDMA or PZP being made available for treatments through a pharmacy. Patients could be issued with a card and given access to an annual supply, he said. "Then at least you would know what you were getting."

Ecstasy and cannabis should be freely available for study, says David Nutt

lunedì 4 giugno 2012

La guerra alla droga e' fallita! Segretaria generale Unasur

 “Il narcotraffico e' qualcosa che richiede piu' di una guerra per addivenire ad una soluzione”, ha detto Maria Emma Mejia in una intervista all'agenzia Efe.
Mejia ha perorato “una decisione politica mondiale” per adottare un nuovo approccio al problema. L'ex-ministro degli Esteri della Colombia, che abbandonera' l'incarico il prossimo 11 giugno e tornera' al suo Paese, ha sostenuto che “e' necessario aprirsi a nuove idee”.
“La guerra contro la droga e' fallita”, ha detto precisando che si tratta di una sua opinione personale e non una posizione istituzionale della Unasur (Union de Naciones Suramericaneas), di cui e' segretaria generale.
Con questa dichiarazione si e' unita a voci come quella dell-ex-presidente colombiano César Gaviria, nel cui Governo lavoro', che fa parte di un gruppo di ex-presidenti e intellettuali che criticano la lotta esclusivamente militare contro le droghe, che e' stata prevalente nelle ultime decadi in America Latina.
“E' un problema non della sola Colombia, e neanche di Colombia, Peru' e Bolivia, che siamo produttori e ora consumatori, o dell'Ecuador, che ha coltivazioni di papavero e di cannabis”.
“E' come la peste, e' una cosa che corrompe, che danneggia le nostre istituzioni democratiche, che ruba generazioni e che dobbiamo affrontare mondialmente, perche' ogni singolo consumatore ne e' corresponsabile”. Per Mejia il traffico di stupefacenti e' un problema che parte dalla politica per arrivare al personale privato.
La segretaria generale dell'Unasur, che passera' l'incarico al venezuelano Ali Rodriguez in una cerimonia che si terra' a Bogota' il prossimo 11 giugno, ha affermato che l'Unasur ha una prospettiva diversa rispetto al tema delle droghe.
Ha citato, per esempio, le petizioni del presidente della Bolivia, Evo Morales, alla comunita' internazionale perche' si depenalizzasse la tradizione indigena del suo territorio di masticare la coca, una posizione che Mejia dice di rispettare.
La ex-candidata alla vicepresidenza della Colombia ha detto che l'Unasur ha privilegiato “una politica di prevenzione” sulle droghe.
“Dobbiamo lavorare per la gente, questo e' un problema di salute pubblica, e' un problema di giovani con una dipendenza, potremmo perdere una generazione”.
In ambito Unasur si era interessata al tema nel Consejo Sudamericano sobre el Problema Mundial de Drogas. Si trattava di una proposta per modificare il nome negli statuti delle entita' e inserire la parola “narcotraffico”, ma fu rifiutata e si decise di mantenere la corrente dizione che' dava un significato piu' ampio al problema.
A suo giudizio, Il Sudamerica ha una “visione molto particolare” che potrebbe essere di esempio per altre regioni.
Il gruppo a cui appartiene Gaviria, guidato dall'ex-presidente brasiliano Fernando Henrique Cardoso, propone la depenalizzazione della droga, ma Mejia si e' manifestata scettica in merito: “Non sono sicura che la semplice legalizzazione riesca ad eliminare il contrabbando e il crimine connesso a questo problema”.

La guerra alla droga e' fallita! Segretaria generale Unasur

domenica 3 giugno 2012

ITALIA - Coltivare cannabis contro la crisi agricola? Arestati a Viterbo

Immagine di repertorio
La crisi economica li aveva posti davanti a un bivio: riconvertire la loro azienda agricola di 13 ettari, nei pressi di Vetralla, in provincia di Viterbo, o chiudere i battenti. Il formaggio e i prodotti ortofrutticoli non garantivano piu' nemmeno le entrate necessarie a coprire le spese. E loro, padre, figlio e la convivente di quest'ultimo, laureanda in biologia, hanno optato per la riconversione. In piantagione di cannabis. Marijuana di qualita' superiore, spacciata insieme a patate, carote, pomodori, cetrioli e il formaggio, che era la punta di lancia della loro azienda.
A porre fine all'attivita', per meta' illegale e per meta' regolare, sono stati i carabinieri della stazione di Vetralla e della compagnia di Viterbo che, all'alba di oggi, hanno compiuto un blitz, scovando un'attrezzatissima serra allestita in una grotta naturale, in cui erano state messe a dimora settanta piante di cannabis, gia' adulte, hanno sequestrato quasi trenta chilogrammi di marijuana e hanno ammanettato i tre, che si sono subito difesi dicendo di averlo fatto per sbarcare il lunario.
Arrivare alla serra, munita di lampade, umidificatori, trasformatori e prese temporizzate, per un valore di 5-6mila euro, come ha spiegato il capitano Raffaele Gesmundo in una conferenza stampa, e' stato complicatissimo. Per accedere alla grotta, infatti, bisogna percorrere un lungo cunicolo, il cui accesso era occultato.
L'erba' veniva venduta sia all'ingrosso che al dettaglio. In quest'ultimo caso, a dimostrazione della grande 'professionalita' dei 'produttori, venivano confezionate bustine in cellophane da 5, 10 e 20 grammi, con tanto di logo: una foglia di marijuana. Una sorta di marchio di qualita' che, secondo i carabinieri, i consumatori apprezzavano molto. Era possibile anche 'fumare' direttamente sul posto. Tra il materiale sequestrato, infatti, c'e' anche una pipa ad acqua, un narghile', a disposizione dei clienti.
Secondo, gli investigatori, la ragazza di 26 anni, grazie alle sue competenze di laureanda in biologia, era la 'specialista' del gruppo per quanto riguarda la gestione della serra. L'indagine, denominata 'Happy farm', era iniziata alcune settimane fa, dopo che i militari della stazione di Vetralla, avevano notato un viavai sospetto di giovani nell'azienda agricola.
Padre e figlio sono stati rinchiusi nel carcere viterbese di Mammagialla. La ragazza, invece, a Civitavecchia. Ora sono in attesa dell'interrogatorio di garanzia, cui dovrebbero essere sottoposti nelle prossime quarantotto ore.

ITALIA - Coltivare cannabis contro la crisi agricola? Arestati a Viterbo

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