“Il
narcotraffico e' qualcosa che richiede piu' di una guerra per
addivenire ad una soluzione”, ha detto Maria Emma Mejia in una
intervista all'agenzia Efe.
Mejia ha perorato “una decisione politica mondiale” per adottare un nuovo approccio al problema. L'ex-ministro degli Esteri della Colombia, che abbandonera' l'incarico il prossimo 11 giugno e tornera' al suo Paese, ha sostenuto che “e' necessario aprirsi a nuove idee”.
“La guerra contro la droga e' fallita”, ha detto precisando che si tratta di una sua opinione personale e non una posizione istituzionale della Unasur (Union de Naciones Suramericaneas), di cui e' segretaria generale.
Con questa dichiarazione si e' unita a voci come quella dell-ex-presidente colombiano César Gaviria, nel cui Governo lavoro', che fa parte di un gruppo di ex-presidenti e intellettuali che criticano la lotta esclusivamente militare contro le droghe, che e' stata prevalente nelle ultime decadi in America Latina.
“E' un problema non della sola Colombia, e neanche di Colombia, Peru' e Bolivia, che siamo produttori e ora consumatori, o dell'Ecuador, che ha coltivazioni di papavero e di cannabis”.
“E' come la peste, e' una cosa che corrompe, che danneggia le nostre istituzioni democratiche, che ruba generazioni e che dobbiamo affrontare mondialmente, perche' ogni singolo consumatore ne e' corresponsabile”. Per Mejia il traffico di stupefacenti e' un problema che parte dalla politica per arrivare al personale privato.
La segretaria generale dell'Unasur, che passera' l'incarico al venezuelano Ali Rodriguez in una cerimonia che si terra' a Bogota' il prossimo 11 giugno, ha affermato che l'Unasur ha una prospettiva diversa rispetto al tema delle droghe.
Ha citato, per esempio, le petizioni del presidente della Bolivia, Evo Morales, alla comunita' internazionale perche' si depenalizzasse la tradizione indigena del suo territorio di masticare la coca, una posizione che Mejia dice di rispettare.
La ex-candidata alla vicepresidenza della Colombia ha detto che l'Unasur ha privilegiato “una politica di prevenzione” sulle droghe.
“Dobbiamo lavorare per la gente, questo e' un problema di salute pubblica, e' un problema di giovani con una dipendenza, potremmo perdere una generazione”.
In ambito Unasur si era interessata al tema nel Consejo Sudamericano sobre el Problema Mundial de Drogas. Si trattava di una proposta per modificare il nome negli statuti delle entita' e inserire la parola “narcotraffico”, ma fu rifiutata e si decise di mantenere la corrente dizione che' dava un significato piu' ampio al problema.
A suo giudizio, Il Sudamerica ha una “visione molto particolare” che potrebbe essere di esempio per altre regioni.
Il gruppo a cui appartiene Gaviria, guidato dall'ex-presidente brasiliano Fernando Henrique Cardoso, propone la depenalizzazione della droga, ma Mejia si e' manifestata scettica in merito: “Non sono sicura che la semplice legalizzazione riesca ad eliminare il contrabbando e il crimine connesso a questo problema”.
La guerra alla droga e' fallita! Segretaria generale Unasur
Mejia ha perorato “una decisione politica mondiale” per adottare un nuovo approccio al problema. L'ex-ministro degli Esteri della Colombia, che abbandonera' l'incarico il prossimo 11 giugno e tornera' al suo Paese, ha sostenuto che “e' necessario aprirsi a nuove idee”.
“La guerra contro la droga e' fallita”, ha detto precisando che si tratta di una sua opinione personale e non una posizione istituzionale della Unasur (Union de Naciones Suramericaneas), di cui e' segretaria generale.
Con questa dichiarazione si e' unita a voci come quella dell-ex-presidente colombiano César Gaviria, nel cui Governo lavoro', che fa parte di un gruppo di ex-presidenti e intellettuali che criticano la lotta esclusivamente militare contro le droghe, che e' stata prevalente nelle ultime decadi in America Latina.
“E' un problema non della sola Colombia, e neanche di Colombia, Peru' e Bolivia, che siamo produttori e ora consumatori, o dell'Ecuador, che ha coltivazioni di papavero e di cannabis”.
“E' come la peste, e' una cosa che corrompe, che danneggia le nostre istituzioni democratiche, che ruba generazioni e che dobbiamo affrontare mondialmente, perche' ogni singolo consumatore ne e' corresponsabile”. Per Mejia il traffico di stupefacenti e' un problema che parte dalla politica per arrivare al personale privato.
La segretaria generale dell'Unasur, che passera' l'incarico al venezuelano Ali Rodriguez in una cerimonia che si terra' a Bogota' il prossimo 11 giugno, ha affermato che l'Unasur ha una prospettiva diversa rispetto al tema delle droghe.
Ha citato, per esempio, le petizioni del presidente della Bolivia, Evo Morales, alla comunita' internazionale perche' si depenalizzasse la tradizione indigena del suo territorio di masticare la coca, una posizione che Mejia dice di rispettare.
La ex-candidata alla vicepresidenza della Colombia ha detto che l'Unasur ha privilegiato “una politica di prevenzione” sulle droghe.
“Dobbiamo lavorare per la gente, questo e' un problema di salute pubblica, e' un problema di giovani con una dipendenza, potremmo perdere una generazione”.
In ambito Unasur si era interessata al tema nel Consejo Sudamericano sobre el Problema Mundial de Drogas. Si trattava di una proposta per modificare il nome negli statuti delle entita' e inserire la parola “narcotraffico”, ma fu rifiutata e si decise di mantenere la corrente dizione che' dava un significato piu' ampio al problema.
A suo giudizio, Il Sudamerica ha una “visione molto particolare” che potrebbe essere di esempio per altre regioni.
Il gruppo a cui appartiene Gaviria, guidato dall'ex-presidente brasiliano Fernando Henrique Cardoso, propone la depenalizzazione della droga, ma Mejia si e' manifestata scettica in merito: “Non sono sicura che la semplice legalizzazione riesca ad eliminare il contrabbando e il crimine connesso a questo problema”.
La guerra alla droga e' fallita! Segretaria generale Unasur
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