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A porre fine all'attivita', per meta' illegale e per meta' regolare, sono stati i carabinieri della stazione di Vetralla e della compagnia di Viterbo che, all'alba di oggi, hanno compiuto un blitz, scovando un'attrezzatissima serra allestita in una grotta naturale, in cui erano state messe a dimora settanta piante di cannabis, gia' adulte, hanno sequestrato quasi trenta chilogrammi di marijuana e hanno ammanettato i tre, che si sono subito difesi dicendo di averlo fatto per sbarcare il lunario.
Arrivare alla serra, munita di lampade, umidificatori, trasformatori e prese temporizzate, per un valore di 5-6mila euro, come ha spiegato il capitano Raffaele Gesmundo in una conferenza stampa, e' stato complicatissimo. Per accedere alla grotta, infatti, bisogna percorrere un lungo cunicolo, il cui accesso era occultato.
L'erba' veniva venduta sia all'ingrosso che al dettaglio. In quest'ultimo caso, a dimostrazione della grande 'professionalita' dei 'produttori, venivano confezionate bustine in cellophane da 5, 10 e 20 grammi, con tanto di logo: una foglia di marijuana. Una sorta di marchio di qualita' che, secondo i carabinieri, i consumatori apprezzavano molto. Era possibile anche 'fumare' direttamente sul posto. Tra il materiale sequestrato, infatti, c'e' anche una pipa ad acqua, un narghile', a disposizione dei clienti.
Secondo, gli investigatori, la ragazza di 26 anni, grazie alle sue competenze di laureanda in biologia, era la 'specialista' del gruppo per quanto riguarda la gestione della serra. L'indagine, denominata 'Happy farm', era iniziata alcune settimane fa, dopo che i militari della stazione di Vetralla, avevano notato un viavai sospetto di giovani nell'azienda agricola.
Padre e figlio sono stati rinchiusi nel carcere viterbese di Mammagialla. La ragazza, invece, a Civitavecchia. Ora sono in attesa dell'interrogatorio di garanzia, cui dovrebbero essere sottoposti nelle prossime quarantotto ore.
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