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domenica 27 marzo 2016
sabato 19 marzo 2016
Cannabis: Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni depositano legge popolare per legalizzazione, produzione, consumo e commercio
L'Associazione Luca Coscioni e Radicali Italiani - con la collaborazione e il sostegno della Coalizione Italiana per le Libertà Civili e Democratiche, Forum Droghe, e le associazioni Antigone, La PianTiamo, Canapa Info Point, ASCIA, comunità di OverGrow, la coalizione "Legalizziamo la Canapa" e decine di grow shop italiani - questa mattina hanno depositato in Corte di Cassazione una proposta di legge d’iniziativa popolare per la regolamentazione legale della produzione, consumo e commercio della cannabis e suoi derivati.
L’iniziativa vuole contribuire, con la sottoscrizione di almeno 50.000 italiani nei prossimi sei mesi, alle attività istituzionali dell’inter-gruppo parlamentare per la cannabis legale promosso dal senatore Benedetto della Vedova esattamente un anno fa. Il testo parte dalla versione calendarizzata alla Camera e la arricchisce con proposte storiche dei Radicali e contributi specifici di esperti e militanti delle associazioni sostenitrici, oltre che giuristi a titolo personale, per rendere il modello di regolamentazione quanto più libero possibile. Raggiunte le firme necessarie il testo verrà presentato in Parlamento per esser incluso nell’iter parlamentare in corso.
La regolamentazione è rivolta ai maggiorenni e prevede, tra l'altro, la libertà di auto-coltivazione individuale o associata in "cannabis social club", pratiche semplificate per la produzione commerciale, il più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica, l'allocazione delle entrate ad attività informative e sociali, una relazione annuale al Parlamento e la depenalizzazione totale dell'uso personale di tutte le sostanze nonché la liberazione per i detenuti per condotte non più penalmente sanzionabili.
A questo link è disponibile una scheda sintetica con i punti principali della legge: http://associazionelucacoscioni.it/comunicato/la-nostra-proposta-di-legge-la-legalizzazione-della-cannabis-12-punti
Il testo integrale, in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, può essere consultato qui: http://www.legalizziamo.it/lip-al-parlamento-italiano/
Radicali Italiani e l’Associazione Luca Coscioni hanno inoltre lanciato una petizione al Parlamento europeo che chiede una chiara denuncia dei fallimenti del proibizionismo e la promozione di politiche che pongano fine alle violazioni dei diritti umani e ai danni provocati alla salute e all'ambiente dalla “guerra alla droga”. In poche ore la petizione ha già raccolto oltre 2 mila firme. (Qui il testo: http://www.legalizziamo.it/petizione-europarlamento/)
"Il fallimento della guerra alla droga è sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo quindi rilanciare la lotta antiproibizionista, allargando il fronte all'Europa e a tutte le droghe. Ecco perché, insieme a questa legge popolare, abbiamo lanciato una petizione rivolta al Parlamento europeo per chiedere politiche comuni sulle droghe, non solo per la legalizzazione della cannabis ma anche per la decriminalizzazione dell'uso e del possesso per consumo personale di tutte le altre droghe. Se infatti il mercato europeo delle droghe europeo è già unico e ben organizzato, è tempo che le istituzioni europee facciano fronte comune. Gli interventi che proponiamo sono consentiti dalle convenzioni internazionali e sono più efficaci delle misure adottate finora. Abbiamo così inaugurato una primavera radicale antiproibizionista con l’obiettivo di rilanciare la campagna attraverso la mobilitazione dei cittadini", ha dichiarato il segretario di Radicali Italiani, Riccardo Magi, a margine del deposito della proposta di legge.
"Con questa proposta di legge continuiamo una battaglia storica per l'Associazione Luca Coscioni. Insieme alla legalizzazione della cannabis, infatti, prevediamo anche che il libero accesso ai farmaci cannabinoidi sia reso effettivo. Ciò è possibile sia attraverso un accesso immediato e gratuito ai farmaci, sia attraverso la regolamentazione dell'autocoltivazione per le persone malate", ha spiegato Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni, all'uscita della Corte di Cassazione.
La campagna #Legalizziamo! è presente su Twitter con @parliamdidroghe e su Instagram con @legalizziamo. È legata alle pagine Facebook È' ora di legalizzare le droghe e Cannabis terapeutica oltre che alle pagine ufficiali dei social dell'Associazione Luca Coscioni e di Radicali italiani.
SCARICA LE IMMAGINI DELLA CAMPAGNA: https://www.wetransfer.com/downloads/b64eff9f0bb0e89e7701ba1cc40e026e20160317151235/cb1fa2
- See more at: http://www.radicali.it/comunicati/20160318/cannabis-radicali-associazione-luca-coscioni-depositano-legge-popolare-legalizza#sthash.o0qrXOdl.dpufCannabis: Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni depositano legge popolare per legalizzazione, produzione, consumo e commercio
venerdì 18 marzo 2016
lunedì 14 marzo 2016
sabato 12 marzo 2016
Un parere sul giudizio della Corte
Ammetto di non essere molto ferrato su problemi di costituzionalità, essendo l'economia e le sue implicazioni il mio campo. Ma ricordo quanto espresso nel 2008 dalla Cassazione, che, tra i motivi di un rigetto nei confronti della coltivazione illegale, puntava sul fatto che si puniva le coltivazioni illegali, e si affermava, a mio parere implicitamente, di intraprendere la via legale per provare a "smontare" l'impianto proibizionista.
Perchè coltivare cannabis è illegale in Italia .... se privi di autorizzazione ministeriale! Perciò se volete coltivare ... chiedete l'autorizzazione ... In Messico, questa strada è stata percorsa e ha portato la giustizia ad imporre al governo di concedere l'autorizzazione.
Per questo motivo, pur sostenendo qualsiasi strada per arrivare la coltivazione, ritengo che i precedenti successi di raccolta firme, andrebbero accompagnati da una attività legale di raccolta delle richieste di autorizzazione. Perchè? Perchè la popolazione carceraria Italiana, potrebbe esplodere ..... in un giorno!
Quante firme possono essere raccolte per la legalizzazione e un progetto di legge popolare? 100.000? 200.000? Sono obbiettivi perseguibili?
Se si, ogni firma andrebbe accompagnata da una semplice richiesta di autorizzazione alla coltivazione. E per portare firme di persone interessate ad intraprendere una via legale a coltivare, non è necessaria la presenza di tutti. Basta un gruppo di delegati.
Quali sarebbero le scelte della legge se dovesse decidere tra condannare o spingere gli organi preposti per il rilascio delle licenze, a norma di legge, per 200.000 persone?
Se il costo del sistema giudiziario Italiano, a fronte di una popolazione di 60.000 individui, è di circa 2 miliardi e 700 milioni di euro, la risposta è che il costo del sistema carcerario aumenterebbe almeno di 3 volte. Si potrebbe stimare in circa 7,4 miliardi di euro. Una simile protesta legale, muoverebbe lo 0,5% del pil. Da pochi giorni hanno rilasciato i dati del pil italiano per il 2016: 0,6%. Una protesta per il rilascio delle licenze per la coltivazione di cannabis, potrebbe fare la differenza tra una nuova recessione economica e l'attuale navigare a vista, per raggiungere una misera sufficienza economica.
L'Italia può sostenere questa spesa? E' notizia di questi giorni, la richiesta dell'unione europea di rientrare di 3 miliardi. Il solo costo di una simile operazione di richiesta di coltivazione di massa, rischierebbe di fare deragliare il bilancio, già fragile, Italiano.
Oggi sono i numeri che contano in Europa. Se si vuole spiegare agli Italiani il motivo della necessità di legalizzare e si trovano resistenze in merito alla valutazione economica di una politica per i suoi possibili successi, è arrivato il momento di sbancare il tavolo da gioco. E' ora di lanciare la raccolta di autorizzazioni da sottoporre alla giustizia, affinchè faccia rispettare la legge, in tempi rapidi, e approvare la nuova legge sulla droga, in tempi ancora più rapidi. La legalizzazione della coltivazione di cannabis è ora diventato un problema di costi da tagliare.
Perchè coltivare cannabis è illegale in Italia .... se privi di autorizzazione ministeriale! Perciò se volete coltivare ... chiedete l'autorizzazione ... In Messico, questa strada è stata percorsa e ha portato la giustizia ad imporre al governo di concedere l'autorizzazione.
Per questo motivo, pur sostenendo qualsiasi strada per arrivare la coltivazione, ritengo che i precedenti successi di raccolta firme, andrebbero accompagnati da una attività legale di raccolta delle richieste di autorizzazione. Perchè? Perchè la popolazione carceraria Italiana, potrebbe esplodere ..... in un giorno!
Quante firme possono essere raccolte per la legalizzazione e un progetto di legge popolare? 100.000? 200.000? Sono obbiettivi perseguibili?
Se si, ogni firma andrebbe accompagnata da una semplice richiesta di autorizzazione alla coltivazione. E per portare firme di persone interessate ad intraprendere una via legale a coltivare, non è necessaria la presenza di tutti. Basta un gruppo di delegati.
Quali sarebbero le scelte della legge se dovesse decidere tra condannare o spingere gli organi preposti per il rilascio delle licenze, a norma di legge, per 200.000 persone?
Se il costo del sistema giudiziario Italiano, a fronte di una popolazione di 60.000 individui, è di circa 2 miliardi e 700 milioni di euro, la risposta è che il costo del sistema carcerario aumenterebbe almeno di 3 volte. Si potrebbe stimare in circa 7,4 miliardi di euro. Una simile protesta legale, muoverebbe lo 0,5% del pil. Da pochi giorni hanno rilasciato i dati del pil italiano per il 2016: 0,6%. Una protesta per il rilascio delle licenze per la coltivazione di cannabis, potrebbe fare la differenza tra una nuova recessione economica e l'attuale navigare a vista, per raggiungere una misera sufficienza economica.
L'Italia può sostenere questa spesa? E' notizia di questi giorni, la richiesta dell'unione europea di rientrare di 3 miliardi. Il solo costo di una simile operazione di richiesta di coltivazione di massa, rischierebbe di fare deragliare il bilancio, già fragile, Italiano.
Oggi sono i numeri che contano in Europa. Se si vuole spiegare agli Italiani il motivo della necessità di legalizzare e si trovano resistenze in merito alla valutazione economica di una politica per i suoi possibili successi, è arrivato il momento di sbancare il tavolo da gioco. E' ora di lanciare la raccolta di autorizzazioni da sottoporre alla giustizia, affinchè faccia rispettare la legge, in tempi rapidi, e approvare la nuova legge sulla droga, in tempi ancora più rapidi. La legalizzazione della coltivazione di cannabis è ora diventato un problema di costi da tagliare.
venerdì 11 marzo 2016
Jimmy Carter: “Medical Marijuana Cured My Cancer”
While speaking to ABC News about the remission of his cancer, former President Jimmy Carter credited marijuana for killing of his cancer cells.
Carter told his medicinal regiment to Sawyer“I smoke two joints in the morning, I smoke two joints at night, I smoke two joint in the afternoon, and it makes me feel all right.
“Edibles are also good when traveling when smoking is not permitted.”
The future is bright for the 91-year-old humanitarian. Carter has resumed his house building for Habitat for Humanity and continues his weekly prayer service. “Marijuana is God’s medicine. I find indica is better than sativa, but there are plenty of good hybrids.“
Carter wasn’t endorsing pot smoking for everyone. “There is the right place and the right time to spark up a bowl. Don’t be a pothead but also be aware of the potential benefits of cannabis when used in moderation with the right music.
“I was never of big fan of alcohol but weed is the medicine I need. It also revived my love for peanuts. Have you ever eaten a peanut… on weed?”
With legal weed available in Colorado and Washington State and several states likely to pass the legalization next November during the Presidential elections, Carter will help support the cause in California, Oregon, and Massachusetts.
“Help build a house for those that need one and peace and sex above all else. I forget, what were we talking about?”
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giovedì 10 marzo 2016
ITALIA - Coltivazione cannabis per uso personale resta reato. Corte Costituzionale
La coltivazione di cannabis per uso personale resta punita penalmente. Lo ha deciso oggi la Corte costituzionale che ha dichiarato non fondata la questione di legittimità sollevata dalla Corte di appello di Brescia sul trattamento sanzionatorio della coltivazione di piante di cannabis per uso personale. La decisione è riferita all'art. 75 del testo unico in materia di stupefacenti ed è stata assunta nel solco delle sue precedenti pronunce in materia.
La Corte di Appello di Brescia aveva posto alla Consulta la questione di legittimità delle disposizioni della legge del '90, nella parte in cui esclude tra le condotte suscettibili di sola sanzione amministrativa, qualora finalizzate al solo uso personale dello stupefacente, la condotta di coltivazione di piante di cannabis.
Cosi' il comunicato ufficiale:
"La Corte costituzionale in data odierna ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Brescia sul trattamento sanzionatorio della coltivazione di piante di cannabis per uso personale. La decisione è riferita all'art. 75 del testo unico in materia di stupefacenti ed è stata assunta nel solco delle sue precedenti pronunce in materia". Lo si legge nel comunicato stampa diffuso dalla Corte Costituzionale.
Dopo che la Consulta ha rigettato il ricorso sulla sanzione penale per la coltivazione di cannabis per uso personale, serve una legge. Lo sostiene Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. "Nell'attesa di leggere le motivazioni della sentenza -afferma - la via maestra e' quella legislativa. Vogliamo un Parlamento e un Governo che sulla scia degli Stati Uniti cambino la politica sulle droghe e vadano verso la decriminalizzazione, la depenalizzazione e la legalizzazione. Solo cosi' - conclude Gonella - avremo meno consumi e garantiremo il diritto alla salute, togliendo potere e soldi alle mafie. Soldi da poter reinvesitere nel welfare".
"Per la Consulta la coltivazione di cannabis per uso personale resta un reato. Abbiamo appreso di questa decisione mentre eravamo in piazza Santi Apostoli, a manifestare insieme ai rappresentanti dei movimenti antiproibizionisti. Un diverso pronunciamento avrebbe avuto di sicuro una portata storica, ma quanto accaduto non ci stupisce". Lo affermano, in una nota, Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni "Ed è la conferma - aggiungono - del fatto che la legalizzazione della cannabis - anche se non appare più come un risultato impossibile - è ancora un obiettivo il cui raggiungimento è pieno di ostacoli. Ostacoli ideologici, che troppi danni hanno già causato sul piano sociale sanitario e soprattutto della giustizia. Per queste ragioni non ci fermeremo, e anzi, rilanceremo con più forza le nostre iniziative antiproibizioniste: tra qualche settimana saremo di nuovo in strada per raccogliere le firme su una proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis. E già domani sarà online una petizione rivolta al parlamento europeo per chiedere di assumere politiche comuni sulle droghe, politiche per la legalizzazione della cannabis e per la decriminalizzazione dell'uso e del possesso per uso personale di tutte le droghe. E ancora, promuoveremo iniziative di disobbedienza civile diffusa e un progetto con ricercatori da sei diversi paesi europei per un confronto di best practices". "Insomma - concludono Magi e Gallo -, sarà una primavera antiproibizionista e anche questa volta, come in tutte le grandi battaglie radicali, protagonisti saranno i cittadini che insieme a noi sosterranno queste iniziative".
"Come si dice ritualmente, aspettiamo le motivazioni" della pronuncia della Consulta che ha confermato reato la coltivazione personale della cannabis. A Parlare è Luigi Manconi, senatore Dem e autore di un disegno di legge in materia di coltivazione e cessione della cannabis indica e dei suoi derivati. "Certamente altre sentenze della Consulta -dice all'Adnkronos Manconi- e numerosissime altre della Cassazione avevano fatto immaginare una possibile diversa valutazione. Ma ovviamente non posso far altro che rispettare la più alta magistratura del Paese".
Per quanti ritengono che la legalizzazione della cannabis sia una urgente misura di buon senso e di buon governo, la sentenza della Corte Costituzionale non smentisce, ma conferma la necessità di procedere rapidamente alla discussione del disegno di legge - sottoscritto da 290 tra deputati e senatori - oggi all'esame delle Commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali della Camera"
. Lo scrive su Facebook il senatore e sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. "D'altra parte - sottolinea - al di là dei ragionevoli auspici dei ricorrenti rispetto alle decisioni della Consulta, è chiaro che per legalizzare (e non solo depenalizzare) la coltivazione per fini personali della cannabis è necessaria una soluzione legislativa, che può approvare o bocciare solo il Parlamento, non la Corte Costituzionale", conclude Della Vedova.La Corte di Appello di Brescia aveva posto alla Consulta la questione di legittimità delle disposizioni della legge del '90, nella parte in cui esclude tra le condotte suscettibili di sola sanzione amministrativa, qualora finalizzate al solo uso personale dello stupefacente, la condotta di coltivazione di piante di cannabis.
Cosi' il comunicato ufficiale:
"La Corte costituzionale in data odierna ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Brescia sul trattamento sanzionatorio della coltivazione di piante di cannabis per uso personale. La decisione è riferita all'art. 75 del testo unico in materia di stupefacenti ed è stata assunta nel solco delle sue precedenti pronunce in materia". Lo si legge nel comunicato stampa diffuso dalla Corte Costituzionale.
Dopo che la Consulta ha rigettato il ricorso sulla sanzione penale per la coltivazione di cannabis per uso personale, serve una legge. Lo sostiene Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. "Nell'attesa di leggere le motivazioni della sentenza -afferma - la via maestra e' quella legislativa. Vogliamo un Parlamento e un Governo che sulla scia degli Stati Uniti cambino la politica sulle droghe e vadano verso la decriminalizzazione, la depenalizzazione e la legalizzazione. Solo cosi' - conclude Gonella - avremo meno consumi e garantiremo il diritto alla salute, togliendo potere e soldi alle mafie. Soldi da poter reinvesitere nel welfare".
"Per la Consulta la coltivazione di cannabis per uso personale resta un reato. Abbiamo appreso di questa decisione mentre eravamo in piazza Santi Apostoli, a manifestare insieme ai rappresentanti dei movimenti antiproibizionisti. Un diverso pronunciamento avrebbe avuto di sicuro una portata storica, ma quanto accaduto non ci stupisce". Lo affermano, in una nota, Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni "Ed è la conferma - aggiungono - del fatto che la legalizzazione della cannabis - anche se non appare più come un risultato impossibile - è ancora un obiettivo il cui raggiungimento è pieno di ostacoli. Ostacoli ideologici, che troppi danni hanno già causato sul piano sociale sanitario e soprattutto della giustizia. Per queste ragioni non ci fermeremo, e anzi, rilanceremo con più forza le nostre iniziative antiproibizioniste: tra qualche settimana saremo di nuovo in strada per raccogliere le firme su una proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis. E già domani sarà online una petizione rivolta al parlamento europeo per chiedere di assumere politiche comuni sulle droghe, politiche per la legalizzazione della cannabis e per la decriminalizzazione dell'uso e del possesso per uso personale di tutte le droghe. E ancora, promuoveremo iniziative di disobbedienza civile diffusa e un progetto con ricercatori da sei diversi paesi europei per un confronto di best practices". "Insomma - concludono Magi e Gallo -, sarà una primavera antiproibizionista e anche questa volta, come in tutte le grandi battaglie radicali, protagonisti saranno i cittadini che insieme a noi sosterranno queste iniziative".
"Come si dice ritualmente, aspettiamo le motivazioni" della pronuncia della Consulta che ha confermato reato la coltivazione personale della cannabis. A Parlare è Luigi Manconi, senatore Dem e autore di un disegno di legge in materia di coltivazione e cessione della cannabis indica e dei suoi derivati. "Certamente altre sentenze della Consulta -dice all'Adnkronos Manconi- e numerosissime altre della Cassazione avevano fatto immaginare una possibile diversa valutazione. Ma ovviamente non posso far altro che rispettare la più alta magistratura del Paese".
Per quanti ritengono che la legalizzazione della cannabis sia una urgente misura di buon senso e di buon governo, la sentenza della Corte Costituzionale non smentisce, ma conferma la necessità di procedere rapidamente alla discussione del disegno di legge - sottoscritto da 290 tra deputati e senatori - oggi all'esame delle Commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali della Camera"
Dichiarazione di Maria Stagnitta, Presidente di Forum Droghe
“La questione è nota, la Corte di appello di Brescia aveva posto alla Consulta la questione di legittimità delle disposizioni della legge 309/90, nella parte in cui esclude che tra le condotte suscettibili di sola sanzione amministrativa, la coltivazione per uso personale di piante di cannabis. mentre le concede per il consumo. Un ricorso assolutamente fondato sia dal punto di vista giuridico che da quello del buon senso, tanto che sono numerose le sentenze di moltissimi tribunali in giro per l'Italia che hanno equiparato le due condotte.” - Dichiara Maria Stagnitta, Presidente di Forum Droghe –"La Corte, evitando di entrare nel merito dichiarando non fondata la questione di legittimità Costituzionale, ha semplicemente richiamato il legislatore ai propri doveri."
“Comunque sia questo ricorso, e l’equivalenza logica fra il consumo e la coltivazione di cannabis per uso personale, riaccendono prepotentemente il faro sulla inadeguatezza di una legge che ha 26 anni.” - continua Stagnitta – “Giacciono da troppo tempo in Parlamento le proposte di legge per una nuova regolamentazione delle sostanze. In primis quelle porposte dal Cartello di Genova “Sulle orme di Don Gallo” per la revisione della 309/90 e quella sulla regolamentazione della coltivazione e del mercato della cannabis in Italia. Inoltre dopo l’entusiasmo, un po’ forzato, dei primi giorni anche la proposta di legge dell’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis - sottoscritta da quasi 300 fra deputati e senatori - galleggia in commissione giustizia e affari sociali del Senato ed ancora non sono iniziate le audizioni. Riteniamo che sia precisa responsabilità del Parlamento e del Governo preoccuparsi di avviare una seria riflessione sul quadro normativo relativo alle droghe in Italia, a partire dalle proposte citate, e nel solco delle numerose recenti sperimentazioni internazionali, per giungere ad una nuova legge che faccia prevalere la ragione ed il buon senso, anche penale, rispetto alla foga proibizionista del passato.”
ITALIA - Coltivazione cannabis per uso personale resta reato. Corte Costituzionale
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mercoledì 9 marzo 2016
ITALIA - UNGASS. Incontro a Roma
Si e' svolto ieri mattina, presso la Sala Polifunzionale di Palazzo Chigi, l'incontro con le associazioni e le ONG rappresentative sul territorio nazionale in preparazione ad UNGASS 2016 (Sessione speciale dell' Assemblea Generale ONU sulle droghe), che si svolgera' il prossimo Aprile a New York. UNGASS e' un evento molto atteso. Dopo diciotto anni infatti, la Sessione Speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si riunira' per valutare i risultati raggiunti e le sfide nella lotta al problema mondiale della droga. Per questo il Dipartimento Politiche Antidroga ha ritento opportuno, anche su sollecitazione del Cartello di Genova, organizzare questo importante incontro con la societa' civile, in ottemperanza anche a quanto previsto nella Strategia Europea e nel Piano d'azione europeo. Patrizia De Rose -Direttore Generale del Dipartimento Politiche Antidroga- nel corso del suo intervento ha ribadito che e' necessario considerare la persona indipendentemente dal fatto che possa fare o no uso di sostanze stupefacenti. Le persone che fanno uso di droga e le persone tossicodipendenti possiedono infatti lo stesso diritto alla salute degli altri e, risulta quindi necessario garantire a tutti gli interventi di prevenzione, di cura, di riabilitazione sociale e lavorativa e di riduzione del rischio e del danno. Nel corso dell'incontro e' stato dato ampio spazio alle sessioni tematiche che hanno riguardato: droga e salute, droga e diritti umani, droga e criminalita' e le pene alternative alla detenzione.
La giornata ha visto la partecipazione oltre che di esperti internazionali in materia, provenienti da importanti organizzazioni internazionali, anche da rappresentanti istituzionali come il Sen. Benedetto della Vedova, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri ed alla Cooperazione, dopo aver espresso l'apprezzamento al DPA per aver organizzato un incontro cosi' importante, ha sottolineato quanto sia importante "la promozione di politiche sulla droga basate sul pieno rispetto dei diritti umani, su un approccio sanitario e sull'evidenza scientifica e la protezione dei gruppi sociali piu' vulnerabili (donne e bambini), sia in ordine all'applicazione indiscriminata di norme repressive, sia in ordine alla diffusione delle sostanze stupefacenti". Il senatore ha inoltre aggiunto che "l'UNGASS e' un'utile occasione per promuovere una maggiore consapevolezza circa la flessibilita' prevista dalle Convenzioni ONU per l'elaborazione delle politiche nazionali in materia di droga". Vito De Filippo, Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, ha dichiarato che il SSN assicura una rete di servizi per le dipendenze su tutto il territorio nazionale, gestita dalle Regioni, che offre le prestazioni di prevenzione diagnosi e cura, sia a livello ambulatoriale che a livello residenziale e semiresidenziale. Gennaro Migliore, Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, ha evidenziato come il ministero voglia attuare degli interventi su tutti gli aspetti che riguardano la dipendenza. Promuovere il contrasto alla pena di morte per i reati connessi alla droga nei paesi dove e' prevista. Il contrasto al grande traffico di droga in relazione agli impegni previsti dalla convenzione di Palermo e l'attuazione di pene alternative per chi e' in carcere per reati di droga anche al fine di ridurre significativamente i fenomeni di recidiva.
Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, ha sottolineato che bisogna mettere al centro i diritti umani: "Finora - ha dichiarato - il discorso pubblico sulla questione sostanze stupefacenti e' stata sequestrato da temi come repressione e proibizione. Il problema di fondo e' che il consumo e' una attivita' umana che riguarda molti milioni di persone e quindi la tutela del loro diritto alla salute e' prioritario. Non bisogna dimenticare che il consumatore rimane titolare di tutte le sue facolta', garanzie e fondamentali tutele". "Sono convinta che il collegamento con la societa' civile rappresenti un punto di forza per lo sviluppo di strategie comuni e condivise. Per questo ho fortemente voluto questo incontro con le ONG e le associazioni piu' rappresentative sul territorio italiano ed internazionale. Le indicazioni che usciranno da questo incontro contribuiranno a sviluppare le nuove strategie nazionali sulle droghe. La presenza delle istituzioni in questa giornata rappresenta una risposta concreta su questa materia da parte del nostro Governo" ha dichiarato Patrizia De Rose, Direttore Generale del Dipartimento Politiche Antidroga.
ITALIA - UNGASS. Incontro a Roma
La giornata ha visto la partecipazione oltre che di esperti internazionali in materia, provenienti da importanti organizzazioni internazionali, anche da rappresentanti istituzionali come il Sen. Benedetto della Vedova, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri ed alla Cooperazione, dopo aver espresso l'apprezzamento al DPA per aver organizzato un incontro cosi' importante, ha sottolineato quanto sia importante "la promozione di politiche sulla droga basate sul pieno rispetto dei diritti umani, su un approccio sanitario e sull'evidenza scientifica e la protezione dei gruppi sociali piu' vulnerabili (donne e bambini), sia in ordine all'applicazione indiscriminata di norme repressive, sia in ordine alla diffusione delle sostanze stupefacenti". Il senatore ha inoltre aggiunto che "l'UNGASS e' un'utile occasione per promuovere una maggiore consapevolezza circa la flessibilita' prevista dalle Convenzioni ONU per l'elaborazione delle politiche nazionali in materia di droga". Vito De Filippo, Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, ha dichiarato che il SSN assicura una rete di servizi per le dipendenze su tutto il territorio nazionale, gestita dalle Regioni, che offre le prestazioni di prevenzione diagnosi e cura, sia a livello ambulatoriale che a livello residenziale e semiresidenziale. Gennaro Migliore, Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, ha evidenziato come il ministero voglia attuare degli interventi su tutti gli aspetti che riguardano la dipendenza. Promuovere il contrasto alla pena di morte per i reati connessi alla droga nei paesi dove e' prevista. Il contrasto al grande traffico di droga in relazione agli impegni previsti dalla convenzione di Palermo e l'attuazione di pene alternative per chi e' in carcere per reati di droga anche al fine di ridurre significativamente i fenomeni di recidiva.
Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, ha sottolineato che bisogna mettere al centro i diritti umani: "Finora - ha dichiarato - il discorso pubblico sulla questione sostanze stupefacenti e' stata sequestrato da temi come repressione e proibizione. Il problema di fondo e' che il consumo e' una attivita' umana che riguarda molti milioni di persone e quindi la tutela del loro diritto alla salute e' prioritario. Non bisogna dimenticare che il consumatore rimane titolare di tutte le sue facolta', garanzie e fondamentali tutele". "Sono convinta che il collegamento con la societa' civile rappresenti un punto di forza per lo sviluppo di strategie comuni e condivise. Per questo ho fortemente voluto questo incontro con le ONG e le associazioni piu' rappresentative sul territorio italiano ed internazionale. Le indicazioni che usciranno da questo incontro contribuiranno a sviluppare le nuove strategie nazionali sulle droghe. La presenza delle istituzioni in questa giornata rappresenta una risposta concreta su questa materia da parte del nostro Governo" ha dichiarato Patrizia De Rose, Direttore Generale del Dipartimento Politiche Antidroga.
ITALIA - UNGASS. Incontro a Roma
martedì 8 marzo 2016
Burn One for Bernie? Portland Marijuana Shop Donates Sales To Sanders’ Campaign
A pot shop in Portland announced it plans to donate a portion of its sales to Vermont Sen. Bernie Sanders’ presidential campaign, KGW-TV reported Wednesday. As part of the “Burn One for Bernie” campaign, the owner of Foster Buds, which has two dispensaries, said the business will donate 10 percent of sales from every $10 “Farmer 12” joint sold to Sanders’ campaign.
“The cannabis community has never been appropriately represented or considered on a federal stage. Cannabis enthusiasts, supporters and medical patients come from every walk of life now, and we all deserve a president who will rally to reschedule cannabis and transform America’s Cannabis policies,” Foster Bud wrote on Instagram. “We believe Bernie Sanders is the best and most likely candidate to appropriately represent the needs of our community.”
In addition to the donation, Foster Buds is also giving away “Burn One for Bernie” T-shirts.
KGW reported store manager Ken Martin says he sees no reason not to support Sanders. “Everything he’s looking to do is for the betterment of us. He’s looking to keep the medical community, he sees the advancements — so why not support him?” Martin asked.
Sanders supports medical marijuana and the decriminalization of recreational marijuana, as well as the right of states to opt for full legalization, his campaign website says. He has come out in favor of ending the federal prohibition on marijuana, and co-sponsored the Marijuana Businesses Access to Banking Act of 2015 to ensure access to banking services for legitimate marijuana businesses. However, Sanders said last year he is not a fan of marijuana himself.
“Because I coughed a lot, I don’t know. I smoked marijuana twice, didn’t quite work for me. … It’s not my thing, but it is the thing of a whole lot of people,” Sanders said in an interview with Yahoo News.
“The cannabis community has never been appropriately represented or considered on a federal stage. Cannabis enthusiasts, supporters and medical patients come from every walk of life now, and we all deserve a president who will rally to reschedule cannabis and transform America’s Cannabis policies,” Foster Bud wrote on Instagram. “We believe Bernie Sanders is the best and most likely candidate to appropriately represent the needs of our community.”
In addition to the donation, Foster Buds is also giving away “Burn One for Bernie” T-shirts.
Sanders supports medical marijuana and the decriminalization of recreational marijuana, as well as the right of states to opt for full legalization, his campaign website says. He has come out in favor of ending the federal prohibition on marijuana, and co-sponsored the Marijuana Businesses Access to Banking Act of 2015 to ensure access to banking services for legitimate marijuana businesses. However, Sanders said last year he is not a fan of marijuana himself.
domenica 6 marzo 2016
Iowa Business Leaders Backing Bill Expanding Medical Marijuana Law
Influential Iowa business leaders are urging state legislators to pass a bill that would expand the state’s medical marijuana laws.
The Des Moines Register reports that more than 90 business leaders sent lawmakers a letter, asking them to debate and pass comprehensive medical cannabis legislation.
“Now is the time to help suffering Iowans and their families get legal access to this medicine, and we hereby call on Iowa lawmakers to debate and pass Comprehensive Medical Cannabis legislation this session,” the letter reads.
The signers span several industries, including banking, insurance, publishing and real estate.
It’s been legal for Iowa residents with epilepsy to use cannabis oil since 2014, but proponents argue that the change was useless in practice because of a separate state law that makes it illegal to manufacture or distribute it.
The proposed legislation would grant the state authority to establish two growing facilities and distribute medical cannabis oil to people who suffer from cancer, intractable epilepsy and multiple sclerosis.
State Rep. Peter Cownie, R-West Des Moines, who introduced the measure, said he brought the issue forward after hearing stories like those from West Des Moines Mayor Steve Gaer and his wife, Sally, who have a daughter with epilepsy. The Gaers have obtained cannabis oil for their daughter and say it’s made a dramatic improvement.
“For me personally, I’ll be very disappointed for this legislative session if we don’t get this bill passed into law,” Cownie said. “From people coming up to me on the street with how supportive they are, around town, around my district, I think Iowans are ready for the change.”
The bill has cleared the House Commerce Committee and is headed to the Ways and Means Committee.
Iowa Business Leaders Backing Bill Expanding Medical Marijuana Law
The Des Moines Register reports that more than 90 business leaders sent lawmakers a letter, asking them to debate and pass comprehensive medical cannabis legislation.
“Now is the time to help suffering Iowans and their families get legal access to this medicine, and we hereby call on Iowa lawmakers to debate and pass Comprehensive Medical Cannabis legislation this session,” the letter reads.
The signers span several industries, including banking, insurance, publishing and real estate.
It’s been legal for Iowa residents with epilepsy to use cannabis oil since 2014, but proponents argue that the change was useless in practice because of a separate state law that makes it illegal to manufacture or distribute it.
The proposed legislation would grant the state authority to establish two growing facilities and distribute medical cannabis oil to people who suffer from cancer, intractable epilepsy and multiple sclerosis.
State Rep. Peter Cownie, R-West Des Moines, who introduced the measure, said he brought the issue forward after hearing stories like those from West Des Moines Mayor Steve Gaer and his wife, Sally, who have a daughter with epilepsy. The Gaers have obtained cannabis oil for their daughter and say it’s made a dramatic improvement.
“For me personally, I’ll be very disappointed for this legislative session if we don’t get this bill passed into law,” Cownie said. “From people coming up to me on the street with how supportive they are, around town, around my district, I think Iowans are ready for the change.”
The bill has cleared the House Commerce Committee and is headed to the Ways and Means Committee.
Iowa Business Leaders Backing Bill Expanding Medical Marijuana Law
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sabato 5 marzo 2016
ITALIA - Sessione Onu sulle droghe. Interrogazione di Luigi Manconi
MANCONI – Al Presidente del Consiglio dei ministri. –
Premesso che:
dai 19 al 21 aprile 2016 si terrà a New York la sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle sostanze stupefacenti (UNGASS 2016);
tale sessione speciale dell’Assemblea generale è stata anticipata rispetto alla scadenza naturale del 2019 dopo l’urgente appello di un gruppo di Paesi latino-americani, secondo cui “gli indirizzi di politiche globali sulla droga sin qui seguite necessitano di una revisione immediata” e che le Nazioni Unite devono ”guidare una revisione approfondita delle politiche che prenda in esame tutte le possibili opzioni e alternative alle attuali politiche”;
il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha invitato gli Stati membri ad impegnarsi affinché UNGASS 2016 diventi l’occasione per un dibattito “onesto e a tutto campo” sulle politiche globali sulle droghe; le organizzazioni non governative a livello internazionale hanno chiesto agli Stati membri e alla CND di coinvolgere la società civile nel processo verso l’UNGASS, così come le altre agenzie ONU interessate alla problematica della droga (UNAIDS; WHO; UNDP), e non solo l’Agenzia sulle droghe e il crimine (UNODC);
le stesse organizzazioni hanno prodotto importanti documenti sulle questioni da discutere e sul processo di elaborazione dei documenti da approvare a New York; si segnala quello redatto dal Civil society forum on drugs, l’organismo di dialogo fra la società civile e la Commissione europea;
considerato che: un gruppo rappresentativo di organizzazioni non governative italiane, riunite nel “cartello di Genova”, nel settembre 2015, ha inviato una lettera aperta al Governo italiano per chiedere che l’Italia mantenga un dialogo aperto sulle diverse sperimentazioni e innovazioni che si stanno svolgendo in molte parti del mondo sul rapporto fra politiche delle droghe, il rispetto dei diritti umani e sui risultati e le conseguenze negative dell’approccio penale, battendosi per il rispetto del principio di proporzionalità delle pene, per la decriminalizzazione dell’uso personale e per un riequilibrio delle politiche, dando priorità alla salute e incrementando la riduzione del danno;
veniva, inoltre, richiesto al Governo di presentare in sede internazionale un proprio contributo sugli effetti della legislazione antidroga, basandosi proprio sull’esperienza italiana che ha dato modo di testare quanto l’inasprimento repressivo contenuto nella legge “Fini-Giovanardi” (decreto-legge n. 272 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 49 del 2006), dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale nel 2014, sia stato causa di sovraffollamento carcerario;
lo stesso “cartello di Genova”, durante un meeting nazionale di 2 giorni nel novembre 2015 a Milano, ha rinnovato pubblicamente al Governo italiano le sue richieste, chiedendo, in particolare, che il Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri si faccia promotore di un incontro di consultazione delle organizzazioni non governative italiane, con la presenza delle rappresentanze di tutti i ministeri e delegazioni diplomatiche interessate;
considerato, inoltre, che:
il processo di preparazione di UNGASS e di negoziazione dei documenti finali che saranno approvati all’assemblea generale di New York sta procedendo, a parere dell’interpellante, in modo insoddisfacente. Il 14 gennaio 2016 lo UNGASS board, incaricato dalla CND di supervisionare la preparazione dell’Assemblea, ha licenziato una bozza del documento base finale (la cosiddetta zero draft), chiedendo che i negoziati sulla bozza si svolgano in incontri “informali”, ossia chiusi e non verbalizzati, e che si concludano entro il 16 marzo, ovvero prima dell’inizio del segmento dedicato all’UNGASS della CND;
la procedura indicata dall’UNGASS board non rispecchia la richiesta di apertura e di coinvolgimento più volte sollecitata ed esclude, oltre agli Stati membri che non hanno una rappresentanza permanente a Vienna (ben 70), anche le altre agenzie ONU e la società civile, nelle sue varie articolazioni;
i contenuti del documento base finale (zero draft), inoltre, non rispecchiano l’urgenza che ha portato a convocare UNGASS 2016, non affrontano una valutazione delle politiche sin qui seguite, non stabiliscono chiare priorità (in specifico, la protezione della salute e dei diritti umani) in rapporto all’insieme dei trattati e delle dichiarazioni delle Nazioni Unite, e neppure fanno riferimento a obiettivi stabiliti da altre agenzie ONU e da altre assemblee generali, segnatamente riguardo il contrasto all’infezione da HIV,
se non ritenga opportuno attivarsi in sede di negoziato, affinché il documento finale di UNGASS includa i temi da tempo posti dal cartello di Genova e dalla rete di organizzazioni non governative internazionali International drug policy consortium (IDPC), in particolare: la definizione della struttura del documento finale secondo 5 “pilastri” (salute, diritti umani, approccio penale, sviluppo, nuove sfide), lo sviluppo della riduzione del danno, la piena disponibilità delle sostanze ad uso medico, il riconoscimento del principio della proporzionalità delle pene, la riforma della giustizia penale (decriminalizzando l’uso personale e promuovendo le alternative al carcere), lo sviluppo socioeconomico dei Paesi produttori, l’istituzione di un gruppo tecnico per rivedere gli obiettivi generali del sistema di controllo internazionale e l’istituzione di un gruppo di esperti per analizzare le sperimentazioni in corso in singoli Stati membri in rapporto all’architettura delle convenzioni Internazionali sulle droghe;
infine, se non ritenga opportuno, utile e necessario promuovere con la massima urgenza, visto l’ormai imminente svolgimento della 59ª sessione della CND, una giornata di consultazione con le organizzazioni non governative italiane con la presenza delle rappresentanze di tutti i ministeri e delegazioni diplomatiche interessati.
ITALIA - Sessione Onu sulle droghe. Interrogazione di Luigi Manconi
Premesso che:
dai 19 al 21 aprile 2016 si terrà a New York la sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle sostanze stupefacenti (UNGASS 2016);
dal 14 al 22 marzo 2016 si terrà a Vienna la 59ª sessione della Commissione droghe dell’ONU (CND), che prevede il 16 marzo una sezione dei lavori dedicata alla preparazione dell’UNGASS;
tale sessione speciale dell’Assemblea generale è stata anticipata rispetto alla scadenza naturale del 2019 dopo l’urgente appello di un gruppo di Paesi latino-americani, secondo cui “gli indirizzi di politiche globali sulla droga sin qui seguite necessitano di una revisione immediata” e che le Nazioni Unite devono ”guidare una revisione approfondita delle politiche che prenda in esame tutte le possibili opzioni e alternative alle attuali politiche”;
il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha invitato gli Stati membri ad impegnarsi affinché UNGASS 2016 diventi l’occasione per un dibattito “onesto e a tutto campo” sulle politiche globali sulle droghe; le organizzazioni non governative a livello internazionale hanno chiesto agli Stati membri e alla CND di coinvolgere la società civile nel processo verso l’UNGASS, così come le altre agenzie ONU interessate alla problematica della droga (UNAIDS; WHO; UNDP), e non solo l’Agenzia sulle droghe e il crimine (UNODC);
le stesse organizzazioni hanno prodotto importanti documenti sulle questioni da discutere e sul processo di elaborazione dei documenti da approvare a New York; si segnala quello redatto dal Civil society forum on drugs, l’organismo di dialogo fra la società civile e la Commissione europea;
considerato che: un gruppo rappresentativo di organizzazioni non governative italiane, riunite nel “cartello di Genova”, nel settembre 2015, ha inviato una lettera aperta al Governo italiano per chiedere che l’Italia mantenga un dialogo aperto sulle diverse sperimentazioni e innovazioni che si stanno svolgendo in molte parti del mondo sul rapporto fra politiche delle droghe, il rispetto dei diritti umani e sui risultati e le conseguenze negative dell’approccio penale, battendosi per il rispetto del principio di proporzionalità delle pene, per la decriminalizzazione dell’uso personale e per un riequilibrio delle politiche, dando priorità alla salute e incrementando la riduzione del danno;
veniva, inoltre, richiesto al Governo di presentare in sede internazionale un proprio contributo sugli effetti della legislazione antidroga, basandosi proprio sull’esperienza italiana che ha dato modo di testare quanto l’inasprimento repressivo contenuto nella legge “Fini-Giovanardi” (decreto-legge n. 272 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 49 del 2006), dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale nel 2014, sia stato causa di sovraffollamento carcerario;
lo stesso “cartello di Genova”, durante un meeting nazionale di 2 giorni nel novembre 2015 a Milano, ha rinnovato pubblicamente al Governo italiano le sue richieste, chiedendo, in particolare, che il Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri si faccia promotore di un incontro di consultazione delle organizzazioni non governative italiane, con la presenza delle rappresentanze di tutti i ministeri e delegazioni diplomatiche interessate;
considerato, inoltre, che:
il processo di preparazione di UNGASS e di negoziazione dei documenti finali che saranno approvati all’assemblea generale di New York sta procedendo, a parere dell’interpellante, in modo insoddisfacente. Il 14 gennaio 2016 lo UNGASS board, incaricato dalla CND di supervisionare la preparazione dell’Assemblea, ha licenziato una bozza del documento base finale (la cosiddetta zero draft), chiedendo che i negoziati sulla bozza si svolgano in incontri “informali”, ossia chiusi e non verbalizzati, e che si concludano entro il 16 marzo, ovvero prima dell’inizio del segmento dedicato all’UNGASS della CND;
la procedura indicata dall’UNGASS board non rispecchia la richiesta di apertura e di coinvolgimento più volte sollecitata ed esclude, oltre agli Stati membri che non hanno una rappresentanza permanente a Vienna (ben 70), anche le altre agenzie ONU e la società civile, nelle sue varie articolazioni;
i contenuti del documento base finale (zero draft), inoltre, non rispecchiano l’urgenza che ha portato a convocare UNGASS 2016, non affrontano una valutazione delle politiche sin qui seguite, non stabiliscono chiare priorità (in specifico, la protezione della salute e dei diritti umani) in rapporto all’insieme dei trattati e delle dichiarazioni delle Nazioni Unite, e neppure fanno riferimento a obiettivi stabiliti da altre agenzie ONU e da altre assemblee generali, segnatamente riguardo il contrasto all’infezione da HIV,
si chiede di sapere:se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga opportuno che la rappresentanza italiana a Vienna adotti tutte le iniziative necessarie a far sì che nel processo di preparazione di UNGASS 2016 venga mantenuta la massima apertura a partire dalla negoziazione intorno allo “zero draft” e per far sì che la dichiarazione finale rimanga aperta fino alla fine della CND e che venga discussa in incontri aperti, tenendo in considerazione i contributi della società civile e di altre agenzie ONU; è, inoltre, opportuno che il dibattito e i negoziati continuino fino al momento dell’Assemblea generale, per far sì che le bozze di documenti preparati dalla CND possano essere non solo adottati, ma anche modificali ed integrati;
se non ritenga necessario recepire e riportare in sede di negoziati sullo zero draft i documenti redatti dalle organizzazioni internazionali non governative, in particolare il documento redatto dalla Civil society forum on drugs, organismo di dialogo fra la società civile e la Commissione europea;se non ritenga opportuno attivarsi in sede di negoziato, affinché il documento finale di UNGASS includa i temi da tempo posti dal cartello di Genova e dalla rete di organizzazioni non governative internazionali International drug policy consortium (IDPC), in particolare: la definizione della struttura del documento finale secondo 5 “pilastri” (salute, diritti umani, approccio penale, sviluppo, nuove sfide), lo sviluppo della riduzione del danno, la piena disponibilità delle sostanze ad uso medico, il riconoscimento del principio della proporzionalità delle pene, la riforma della giustizia penale (decriminalizzando l’uso personale e promuovendo le alternative al carcere), lo sviluppo socioeconomico dei Paesi produttori, l’istituzione di un gruppo tecnico per rivedere gli obiettivi generali del sistema di controllo internazionale e l’istituzione di un gruppo di esperti per analizzare le sperimentazioni in corso in singoli Stati membri in rapporto all’architettura delle convenzioni Internazionali sulle droghe;
infine, se non ritenga opportuno, utile e necessario promuovere con la massima urgenza, visto l’ormai imminente svolgimento della 59ª sessione della CND, una giornata di consultazione con le organizzazioni non governative italiane con la presenza delle rappresentanze di tutti i ministeri e delegazioni diplomatiche interessati.
ITALIA - Sessione Onu sulle droghe. Interrogazione di Luigi Manconi
venerdì 4 marzo 2016
ITALIA - Proibizionismo droghe e' fallito. Radicali: lo conferma la Dna
"La Direzione nazionale antimafia conferma che proibizionismo ha fallito, strada e' legalizzazione e depenalizzazione", lo sostengono i Radicali, alla luce della relazione annuale della Dna. "Sta diventando un classico: ogni anno la relazione della Direzione nazionale antimafia in Italia così come, a livello europeo, quella dell`Europol non fanno che passare in rassegna i fallimenti delle politiche proibizioniste e gli altissimi costi sul piano sanitario, economico e della giustizia, evidenziando quindi la necessità di un cambio di passo nelle politiche sulle droghe", ha dichiarato Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani. Quindi "alle luce del quadro tracciato anche oggi dal procuratore Roberti, come Radicali crediamo che siano due gli interventi non più rinviabili, sia a livello nazionale che europeo: la legalizzazione della cannabis, lo stupefacente con la più ampia diffusione e i minori rischi, e la depenalizzazione dell`uso e del possesso per consumo personale di tutte le altre droghe". Due richieste che sono anche oggetto di una petizione rivolta al Parlamento europeo che i Radicali lanceranno a giorni.
"Il mercato delle droghe europeo è già unico e ben organizzato, per questo siamo convinti che sia tempo per l`Europa di affermare politiche comuni sulla prevenzione e il trattamento delle droghe", ha aggiunto il segretario dei Radicali, ricordando che "la decriminalizzare è possibile, non è in contrasto con le convenzioni internazionali in materia e, soprattutto, dà risultati più efficaci e sicuri di quelli della guerra alla droga". E "la petizione europea sarà solo la prima iniziativa della primavera antiproibizionista radicale: a breve infatti partiremo con i tavoli per la raccolta firme su una proposta di iniziativa popolare sulla legalizzazione della cannabis, con delle disobbedienze civili diffuse e con in grande progetto europeo sul confronto di best practices in sei diversi paesi europei: Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Albania e Italia".
ITALIA - Proibizionismo droghe e' fallito. Radicali: lo conferma la Dna
"Il mercato delle droghe europeo è già unico e ben organizzato, per questo siamo convinti che sia tempo per l`Europa di affermare politiche comuni sulla prevenzione e il trattamento delle droghe", ha aggiunto il segretario dei Radicali, ricordando che "la decriminalizzare è possibile, non è in contrasto con le convenzioni internazionali in materia e, soprattutto, dà risultati più efficaci e sicuri di quelli della guerra alla droga". E "la petizione europea sarà solo la prima iniziativa della primavera antiproibizionista radicale: a breve infatti partiremo con i tavoli per la raccolta firme su una proposta di iniziativa popolare sulla legalizzazione della cannabis, con delle disobbedienze civili diffuse e con in grande progetto europeo sul confronto di best practices in sei diversi paesi europei: Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Albania e Italia".
ITALIA - Proibizionismo droghe e' fallito. Radicali: lo conferma la Dna
giovedì 3 marzo 2016
An Inside Look at Growing Cannabis
Remember that elusive third crop that Midwest farmers dream about to complement corn and soybeans? Eric Diekhoff thinks he may have found it.
The only problem is, you’ll probably never get to grow it – at least not legally.
That’s because the new crop is marijuana, also known as cannabis, its scientific name. Diekhoff, who grows corn and soybeans near Delavan, Illinois, with his father, David, is growing cannabis only because he works for Revolution Enterprises, a company that’s been granted one of the first Midwest licenses to grow it for use as medicine.
Diekhoff shares the intensive management and controlled environment that are necessary to grow cannabis in this article:The First Illinois Cannabis Farm.
While growing cannabis has its own unique set of challenges, the harder part is turning it into a medicine. That’s the only legal way cannabis can be sold under the state laws enacted over the last couple of years in Minnesota, Illinois, Michigan, and 20 other states, mostly on the coasts.
Kyle Kingsley, one of the early growers in Minnesota, believes there is more than a little magic in the crop. Most of it happens not in growing the plants, but after harvest.
“How we process it and package it and make it conform to medical standards is what we are still learning. That’s where the big breakthroughs will come in medical cannabis,” he predicts.
Find out how marijuana transforms into medicine: Cannabis Combines Passions of Minnesota Doctor.
While multiple state laws allow cannabis to be sold for medicinal purposes and a few, such as Colorado and Washington, have legalized marijuana, federal law prohibits the production and sale of cannabis. That’s why it’s critical that cannabis growers follow state regulations very closely, says Benjamin Zaitz, managing director at B. Zaitz & Sons.
Zaitz’s company started out in dairy and now focuses on a diverse set of value-added crops, including marijuana. Find out what Zaitz has learned about growing this highly technical crop as well as the risk involved for breeding high-yielding hybrids and superior plant genetics when there is no federal protection for cannabis varieties: One Farmer’s Venture Into Cannabis Farming.
The only problem is, you’ll probably never get to grow it – at least not legally.
That’s because the new crop is marijuana, also known as cannabis, its scientific name. Diekhoff, who grows corn and soybeans near Delavan, Illinois, with his father, David, is growing cannabis only because he works for Revolution Enterprises, a company that’s been granted one of the first Midwest licenses to grow it for use as medicine.
Diekhoff shares the intensive management and controlled environment that are necessary to grow cannabis in this article:The First Illinois Cannabis Farm.
While growing cannabis has its own unique set of challenges, the harder part is turning it into a medicine. That’s the only legal way cannabis can be sold under the state laws enacted over the last couple of years in Minnesota, Illinois, Michigan, and 20 other states, mostly on the coasts.
Kyle Kingsley, one of the early growers in Minnesota, believes there is more than a little magic in the crop. Most of it happens not in growing the plants, but after harvest.
“How we process it and package it and make it conform to medical standards is what we are still learning. That’s where the big breakthroughs will come in medical cannabis,” he predicts.
Find out how marijuana transforms into medicine: Cannabis Combines Passions of Minnesota Doctor.
While multiple state laws allow cannabis to be sold for medicinal purposes and a few, such as Colorado and Washington, have legalized marijuana, federal law prohibits the production and sale of cannabis. That’s why it’s critical that cannabis growers follow state regulations very closely, says Benjamin Zaitz, managing director at B. Zaitz & Sons.
Zaitz’s company started out in dairy and now focuses on a diverse set of value-added crops, including marijuana. Find out what Zaitz has learned about growing this highly technical crop as well as the risk involved for breeding high-yielding hybrids and superior plant genetics when there is no federal protection for cannabis varieties: One Farmer’s Venture Into Cannabis Farming.
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