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lunedì 30 novembre 2015
domenica 29 novembre 2015
Ddl cannabis, Farina (Sel): per spingere il Parlamento serve una mobilitazione popolare
«Il dato politico è che gli avversari della legalizzazione hanno preferito non esporsi in questa prima seduta della Commissione. Probabilmente sperano che il percorso della proposta di legge avrà vita breve e hanno ritenuto fosse più utile non fare confusione in questa fase», questa l’opinione di Daniele Farina, parlamentare di Sel e relatore alla Commissione giustizia del Pdl per la legalizzazione della cannabis.
A parte la Lega Nord, infatti, gli altri gruppi parlamentari dichiaratamente contrari alla legalizzazione non hanno fatto interventi durante la presentazione della proposta di legge alle Commissioni parlamentari riunite di Giustizia e Affari sociali, avvenuta ieri pomeriggio. Alcuni gruppi, come il Nuovo Centro Destra, hanno addirittura abbandonato la seduta, senza ascoltare le relazioni né presentandone di proprie.
«Parlare di pronostici o cercare di fare il conto di favorevoli e contrari in vista del voto è ancora prematuro» sottolinea Farina. Osservazione tanto più realistica considerando il fatto che, se è vero che si conoscono i favorevoli alla legge (Sel, Movimento 5 stelle e altri parlamentari che individualmente hanno aderito all’intergruppo Cannabis legale) e si conoscono anche i contrari (tutto il centro-destra, ad esclusione di un paio di dissidenti tra i quali l’esponente di Forza Italia, Antonio Martino), nulla si sa sulle opinioni del vertice del partito di maggior peso nel parlamento: il Partito Democratico.
In vista delle prime votazioni sulla proposta di legge, che avranno il via presumibilmente ad inizio 2016 nelle Commissioni, secondo Farina «può essere fondamentale poter contare su una mobilitazione crescente dei cittadini. Le iniziative in favore della legalizzazione stanno crescendo in tutto il paese, coinvolgendo anche aree di società che sembravano irraggiungibili fino a pochi mesi fa. L’impegno dei cittadini, specie quando ci avvicineremo al voto, può rappresentare un valore aggiunto fondamentale per indirizzare parte della classe politica».
Ddl cannabis, Farina (Sel): per spingere il Parlamento serve una mobilitazione popolare
A parte la Lega Nord, infatti, gli altri gruppi parlamentari dichiaratamente contrari alla legalizzazione non hanno fatto interventi durante la presentazione della proposta di legge alle Commissioni parlamentari riunite di Giustizia e Affari sociali, avvenuta ieri pomeriggio. Alcuni gruppi, come il Nuovo Centro Destra, hanno addirittura abbandonato la seduta, senza ascoltare le relazioni né presentandone di proprie.
«Parlare di pronostici o cercare di fare il conto di favorevoli e contrari in vista del voto è ancora prematuro» sottolinea Farina. Osservazione tanto più realistica considerando il fatto che, se è vero che si conoscono i favorevoli alla legge (Sel, Movimento 5 stelle e altri parlamentari che individualmente hanno aderito all’intergruppo Cannabis legale) e si conoscono anche i contrari (tutto il centro-destra, ad esclusione di un paio di dissidenti tra i quali l’esponente di Forza Italia, Antonio Martino), nulla si sa sulle opinioni del vertice del partito di maggior peso nel parlamento: il Partito Democratico.
In vista delle prime votazioni sulla proposta di legge, che avranno il via presumibilmente ad inizio 2016 nelle Commissioni, secondo Farina «può essere fondamentale poter contare su una mobilitazione crescente dei cittadini. Le iniziative in favore della legalizzazione stanno crescendo in tutto il paese, coinvolgendo anche aree di società che sembravano irraggiungibili fino a pochi mesi fa. L’impegno dei cittadini, specie quando ci avvicineremo al voto, può rappresentare un valore aggiunto fondamentale per indirizzare parte della classe politica».
Ddl cannabis, Farina (Sel): per spingere il Parlamento serve una mobilitazione popolare
sabato 28 novembre 2015
Il ddl cannabis è stato incardinato in Commissione. Possibile il voto a gennaio
Ieri è stato il giorno del cosiddetto “incardinamento” della proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis. La proposta è stata presentata alla Commissioni parlamentari riunite di Giustizia e Affari sociali.
Si è trattato di una riunione preliminare, volta a presentare il testo ai parlamentari delle Commissioni e a raccogliere alcuni primi pareri degli stessi.
«Ora tutti i membri potranno presentare, nell’arco di un paio di settimane, una lista di personalità esterne da audire che verrà vagliata e approvata dai presidenti di Commissione – spiega Vittorio Ferraresi del Movimento 5 stelle, tra i promotori della proposta di legge – come M5S sicuramente porteremo in Commissione esperti in grado di spiegare ai parlamentari i benefici della legalizzazione negli ambiti della giustizia, della sanità pubblica e dell’economia».
Secondo i resoconti il primo dibattito in Commissione si sarebbe tenuto in un clima rilassato, acuito solo da un intervento di Marco Rondini (Lega Nord) il quale ha preannunciato la contrarietà del proprio gruppo, pur dicendo di voler prima leggere il testo, e ha annunciato di voler portare in Commissioni esperti del campo delle tossicodipendenze, provocando la risposta di un deputato 5 stelle, il quale gli ha ricordato che analizzando una legge sulla cannabis «parlare di tossicodipendenze non c’entra niente».
Il testo risulta quindi ora incardinato, e ormai è certo che si arriverà quantomeno ad un voto nelle Commissioni, il quale consentirà finalmente di svelare le intenzioni di alcuni partiti che fino ad ora non si sono espressi sul testo, a cominciare dal Partito Democratico.
Vista la contemporanea necessità da parte del parlamento di discutere e approvare la legge di stabilità 2016, è possibile prevedere che il voto sul ddl cannabis legale potrà tenersi nelle prime settimane del prossimo anno.
Il ddl cannabis è stato incardinato in Commissione. Possibile il voto a gennaio
giovedì 26 novembre 2015
ITALIA - Fallite le politiche proibizioniste sulle droghe. Cartello di Genova
"Aprire una nuova stagione nelle politiche sul consumo, l'abuso e le dipendenze da droghe in Italia". E' questo il messaggio che arriva dal Cartello di Genova, una rete composta da Antigone, Cgil, Cnca, Comunità di San Benedetto al Porto, Coordinamento dei garanti dei diritti dei detenuti, Coordinamento operatori bassa soglia Piemonte, Fondazione Giovanni Michelucci, Forum Droghe, Fp Cgil, Gruppo Abele, Isola di Arran, Itaca, Itardd, La Società della ragione, Legacoopsociali, Lila e Magistratura democratica. "Preso atto del fallimento delle politiche proibizioniste, il cartello avanza una serie di proposte contenute nella 'Carta di Milano 2015', documento elaborato in occasione della conferenza nazionale 'Cambiamo verso sulle droghe. Adesso!', promossa il 20 e 21 novembre nel capoluogo lombardo e patrocinata dal Comune di Milano", scrivono in una nota le Associazioni coinvolte nell'iniziativa. Il Cartello chiede "la completa revisione delle previsioni sanzionatorie, penali e amministrative, stabilite dal testo unico sulle sostanze stupefacenti, ormai vecchio di 25 anni. Le persone che usano sostanze devono essere liberate tanto dal rischio di criminalizzazione penale quanto dalla soggezione a un apparato sanzionatorio amministrativo stigmatizzante e invalidante".
Si propone "l'avvio di un confronto nella società e nel parlamento verso una compiuta regolamentazione legale della produzione e della circolazione dei derivati della cannabis come molti paesi nel mondo stanno facendo". Inoltre richiede "il rilancio e la riorganizzazione dei servizi per le dipendenze pubblici e del privato sociale, attualmente- prosegue la nota- in forte sofferenza, anche con il coinvolgimento della società civile e delle amministrazioni locali, e una stabilizzazione degli interventi della riduzione del danno". Infine, si propone che "la morsa del patto di stabilità interno, che sta strangolando gli enti locali e le Regioni, sia derogabile nel perseguimento di politiche finalizzate alla tutela dei diritti fondamentali della persona- sottolineano le associazioni- come sono quelle destinate a sostenere i percorsi sociali di inclusione delle persone che usano sostanze". Affinché questo cambiamento diverso nelle politiche sia attuabile, "si chiede a governo e parlamento di attivarsi per ridefinire in modo radicale gli indirizzi delle politiche e degli attuali impianti legislativi", conclude la nota.
ITALIA - Fallite le politiche proibizioniste sulle droghe. Cartello di Genova
Si propone "l'avvio di un confronto nella società e nel parlamento verso una compiuta regolamentazione legale della produzione e della circolazione dei derivati della cannabis come molti paesi nel mondo stanno facendo". Inoltre richiede "il rilancio e la riorganizzazione dei servizi per le dipendenze pubblici e del privato sociale, attualmente- prosegue la nota- in forte sofferenza, anche con il coinvolgimento della società civile e delle amministrazioni locali, e una stabilizzazione degli interventi della riduzione del danno". Infine, si propone che "la morsa del patto di stabilità interno, che sta strangolando gli enti locali e le Regioni, sia derogabile nel perseguimento di politiche finalizzate alla tutela dei diritti fondamentali della persona- sottolineano le associazioni- come sono quelle destinate a sostenere i percorsi sociali di inclusione delle persone che usano sostanze". Affinché questo cambiamento diverso nelle politiche sia attuabile, "si chiede a governo e parlamento di attivarsi per ridefinire in modo radicale gli indirizzi delle politiche e degli attuali impianti legislativi", conclude la nota.
ITALIA - Fallite le politiche proibizioniste sulle droghe. Cartello di Genova
mercoledì 25 novembre 2015
Two months after Oregon legalization, pot saturation sends profits up in smoke
After the state’s legalization of recreational cannabis, over-saturation and shaky business plans mean that for some dispensaries business is not booming
Melanie Sevcenko
Saturday 21 November 2015 12.00 GMT
Along North-east Sandy Boulevard in Portland, Oregon, there’s a stretch known as the “Green Mile”. Here, medical marijuana dispensaries are budding. Almost two years ago, when Matt Walstaller opened Pure Green in the area, there was only one competitor. Today there’s close to 10.
In the beginning business was booming, recalled Walstaller. But last autumn, Pure Green’s traffic started to slow.
“Then we looked at the numbers. There was a couple thousand new medical cardholders, but two or three times as many stores as there had been the year before,” said Walstaller.
In Oregon, 76,723 patients are listed as medical marijuana cardholders. Over 12,000 of them are in Portland, where 136 publicly listed medical dispensaries are located – that’s roughly 80 patients per dispensary. Yet the state’s Medical Marijuana Dispensary Program continues to accept applications for new licenses, with more than 200 still pending.
Oversaturation and shaky business plans have led some dispensaries down a path of no return. “I know of some shops that have closed, and I’ve heard of others that have been sold,” said Walstaller.
Since 1 October, when the sale of recreational marijuana was legalized, struggling businesses have found firm footing again. At Pure Green, the amount of customers per day has tripled. Donald Morse, who owns the Human Collective medical dispensary in south-west Portland, also experienced a substantial uptick in business since 1 October.
But as the director of the Oregon Cannabis Business Council, Morse says the number of license holders is consistently going down month to month. “We didn’t need all those dispensaries. A lot of people got into it, but they were not well financed and were hanging on by their fingertips,” said Morse. “The shake-out has begun. Those with sound business practices will survive, those without are going to fail.”
While recreational sales have helped Oregon’s medical dispensaries stay afloat, come 2016, the rules will change.
On 4 January, the Oregon Liquor Control Commission (OLCC) will take over all sales of recreational marijuana and add a 25% sales tax – in a state that has no sales tax. In autumn of next year, OLCC-licensed retail stores will open.
At that time, existing dispensaries can choose between obtaining an OLCC license to sell recreational marijuana or remaining a medical-only dispensary. Businesses are not permitted to hold both licenses.
OLCC spokesman Mark Pettinger said there’s been talk about co-location of medical and recreational marijuana under one roof, “but that would require a ‘fix’ by the Oregon legislature, because there are conflicting statutes regarding regulatory authority”.
In Colorado, the first state along with Washington to legalize recreational marijuana use, medical and retail weed are already “co-locating”. Some shops have even dropped their medical license because the recreational market promises greater profits, said Ean Seeb, co-owner of Denver Relief dispensary. Five years ago, Seeb recalls close to 900 medical dispensaries in Colorado. Today there’s half that amount.
Marijuana revenues continue to climb every month in Colorado. According to August sales data from the state department of revenue, recreational marijuana accrued $59.2m, with medical marijuana following behind at $41.4m.
In Washington, medical dispensaries too are heading into the recreational market, and Oregon is likely to follow suit.
Pure Green will be one of them. Walstaller, though an advocate for patients rights, says he couldn’t afford not to acquire an OLCC retail license. “We couldn’t stay in business that way.”
If the state does not allow the medical and recreational markets to merge, Donald Morse believes that “95% of dispensaries in Oregon will go opting for recreational sales. There won’t be enough to service the needs of the patients, and those patients will be forced into retail stores.”
In the retail shops, medical marijuana patients will be subject to taxation.
To remedy this, Donald Morse and the Oregon Cannabis Business Council are introducing a bill into the legislature’s short session in February. If passed, patients will receive tax-exempt status, whether they shop at a retail or medical dispensary.
“We don’t charge tax on anyone else seeking medicine,” said Morse. “We have to find a way to marry these two systems in a way that’s not going to screw over the patients.”
The medical marijuana card still has its benefits. It allows patients to have six plants instead of the recreational four, along with 24 ounces of dried flower, compared to the eight ounces allotted to regular consumers in their homes.
The supply to patients could also be at risk as the recreational market takes off. Anthony Taylor of Compassionate Oregon, an organization that protects the rights of medical marijuana patients, is concerned that small family farms could be exhausted from the retail demand.
However, he’s certain that some medical dispensaries will dodge the dangling carrot of the retail revenue and let their client base carry them.
“They believe in the compassionate use of therapeutic cannabis and they think the recreational market is a distinctly different market,” said Taylor. “Some of them really believe in holding the line and dealing exclusively with patients.”
While that could prove true, Donald Morse feels the winds of change.
“I think it’s entirely possible that the medical system as we know it today is pretty much obsolete within a year,” said Morse. “Legally it will still be there, but market forces will create a situation where people will say, why bother with this?”
Two months after Oregon legalization, pot saturation sends profits up in smoke
martedì 24 novembre 2015
lunedì 23 novembre 2015
Senator Harry Reid Signs On To Marijuana Banking Bill
Harry Reid |
Senate Democratic Leader Harry Reid (D-NV) today signed on as a co-sponsor to the Marijuana Businesses Access to Banking Act of 2015 (S.1726), bipartisan legislation originally introduced by Sen. Jeff Merkley (D-OR), which would give state-compliant cannabis businesses access to the banking system. Sen. Reid’s support for the banking measure comes as Nevada’s medical marijuana program has begun serving patients around the state.
“Medical cannabis providers in Nevada are giving compassionate care to critically ill patients, and they shouldn’t be putting themselves in danger to do it,” said NCIA executive director Aaron Smith. “We thank Senator Reid for supporting a fix to an irrational policy that puts people at risk and forces businesses and state officials to deal with massive logistical issues.
“Ending the banking crisis would be a win for everyone from patients to regulators to small business owners, and we appreciate Senator Reid standing up for his constituents.”
S.1726 would open up banking access for state-legal cannabis businesses by protecting financial institutions against prosecution or asset forfeiture for providing services to those businesses. Sen. Reid and Sen. Merkley are joined on the bill by Senators Cory Gardner (R-CO), Michael Bennet (D-CO), Rand Paul (R-KY), Ron Wyden (D-OR), Patty Murray (D-WA), Elizabeth Warren (D-MA), and Bernie Sanders (I-VT).
Source: National Cannabis Industry Association
Senator Harry Reid Signs On To Marijuana Banking Bill
“Medical cannabis providers in Nevada are giving compassionate care to critically ill patients, and they shouldn’t be putting themselves in danger to do it,” said NCIA executive director Aaron Smith. “We thank Senator Reid for supporting a fix to an irrational policy that puts people at risk and forces businesses and state officials to deal with massive logistical issues.
“Ending the banking crisis would be a win for everyone from patients to regulators to small business owners, and we appreciate Senator Reid standing up for his constituents.”
S.1726 would open up banking access for state-legal cannabis businesses by protecting financial institutions against prosecution or asset forfeiture for providing services to those businesses. Sen. Reid and Sen. Merkley are joined on the bill by Senators Cory Gardner (R-CO), Michael Bennet (D-CO), Rand Paul (R-KY), Ron Wyden (D-OR), Patty Murray (D-WA), Elizabeth Warren (D-MA), and Bernie Sanders (I-VT).
Source: National Cannabis Industry Association
Senator Harry Reid Signs On To Marijuana Banking Bill
domenica 22 novembre 2015
Bed heads: Colorado’s Airbnb-style website for cannabis lovers
TravelTHC is an accommodation service that offers the intoxicating blend of helping tourists to get high, legally, while on holiday in a stranger’s home
Kelly MacLean
Friday 20 November 2015 13.05 GMT
Totally smokin’ ... TravelTHC allows tourists to rent a holiday home where they can enjoy their weed freely. Photograph: PR |
As the whirlwind success of the marijuana social network Massroots has demonstrated, there is a substantial appetite for cannabis-related services. This is especially true in US states such as Colorado and Oregon, where, in October, buying marijuana for recreational use from dispensaries became legal. But while the app’s success shows what an online service can achieve, tackling the practical issues of consumption, and tourism, are more complicated.
Tourists in Colorado, for example, face the Amendment 64 conundrum, which allows the consumption of marijuana, but only in a private home and with permission from the owner. There are some hotels that allow vaping in rooms but the law allows a maximum of 25% of rooms to be marijuana-friendly. Enter Greg Drinkwater, who while discussing this puzzle with friends on a visit to Denver in 2013, had a lightbulb moment: AirTHC. Yes, an Airbnb-style service for the cannabis-inclined. Launched in April 2014, AirTHC (the name has since been changed to TravelTHC due to potential copyright infringement) helps tourists fulfil the dream of getting stoned legally in a stranger’s home. Pro-marijuana property owners can list (unlimited) accommodation for a flat rate of $199 a year. Rentals range from the grandiose Blue Sky Ranch vacation estate in Black Hawk, Colorado, from $999 a night, to a modest room in a private Denver home for $80. It boasts hundreds of properties in Colorado and an expanding presence in Washington state and Alaska.
The Blue Sky Ranch in Black Hawk, Colorado – from the TravelTHC website |
Only licenced retailers can sell marijuana legally, so TravelTHC does not facilitate the sale of marijuana, though property owners are not prohibited from sharing the weed. Hosts may leave a loaf of extra-special banana bread waiting for guests on arrival, for example. Furthermore, travellers who visit Colorado for the purpose of enjoying pot often buy more then they can consume during one visit but cannot legally take their stash home. Even if they live in a state where the drug is legal, Denver airport won’t allow it on its premises – so people leave their bud behind for the next guests.
Bear’s Den accommodation – from the TravelTHC website |
“People’s eyes are bigger than their lungs,” says Ricardo Baca, editor of the Cannabist, the Denver Post’s marijuana magazine. “Hosts end up with a drawer full of weed and tell guests to help themselves.” This might be illegal if room prices were much higher than market value due to the inclusion of bud, but rooms on TravelTHC are reasonable so they can hardly be accused of selling a “package deal”. In Colorado, an adult can share up to an ounce of marijuana with another adult, and since those sharing are private residents it’s legal despite the fact that money changes hands.
This frustrates institutions such as Denver’s Adagio Bud + Breakfast which incurred a fine for sharing with their guests because it is considered a business. Such strange juxtapositions characterise the fledgling movement that has not yet been fully embraced by the judicial system. With time, Colorado will no doubt incorporate cannabis culture – until then, potheads will just have to sit back and smoke some more bowls as the laws stumble awkwardly through their infancy.
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sabato 21 novembre 2015
Il terrorismo non si nutre di Corano ma di Captagon
In uno dei vari raid di mercoledì 17 novembre effettuati dalle forze speciali francesi a seguito degli attacchi a Parigi, in una stanza d'albergo di Alfortville, una delle banlieue della capitale francese, sono state ritrovati aghi e fili da intubazione. La camera era stata presa in affitto dal pluriricercato 26enne belga Salah Abdeslam. Le analisi della scientifica non hanno ancora determinato se il materiale medico sia stato utilizzato per confezionare le cinture esplosive dei kamikaze o se sia servito a iniezioni ipodermiche. O, magari, per entrambe le cose.
È noto che in tutte le guerre le prime linee usino stimolanti per affrontare in un pieno d'euforia il combattimento (vi siete mai chiesti perché l'eroina si chiami così?), ma era meno noto che queste, anche se chimiche, fossero prodotte là dove sono maggiormente utilizzate. Negli ultimi 10 anni, sia che si tratti di additivo per lo spasso dei giovani ricchi che di stimolante chi combatte, in Medio Oriente c'è stata un'invasione di amfetamine e in particolare di Captagon.
Se prima della guerra in Iraq del 2003 la produzione era prevalentemente nel sud-est dell'Europa, principalmente in Bulgaria, mentre Turchia, Siria, Giordania e Libano, ma alle volte anche il Paraguay, erano vie del traffico verso i Paesi del Golfo, da qualche anno la Siria è diventato il centro di raffinazione di Captagon per tutta l'area. Come la storia del proibizionismo ci insegna, le droghe, oltre a esser sostanze con effetti psicotropi e intossicanti, sono anche delle vere e proprie monete parallele. In tutto il Medio Oriente questa nuova stupefacente moneta si chiama, appunto, Captagon.
Il Captagon è un tipo di fenetillina (nota anche come amfetaminoetilteofillina o amfetillina), cioè uno psicostimolante sintetizzato per la prima volta nel 1961 dalla tedesca Degussa AG e utilizzata per circa 25 anni come farmaco alternativo, e più blando rispetto all'amfetamina nella cura della narcolessia, della sindrome da iperattività e, in alcuni casi, della depressione. Tanto gli importanti effetti collaterali, dovuti ad assunzioni prolungate, quanto l'abuso registrato all'inizio degli anni Ottanta negli Usa, l'hanno fatta inserire dall'Organizzazione Mondiale della Salute nelle tabelle della convenzione Onu sulle droghe del 1988. Reperite la materia prima, e mischiatala a dovere, con poche attrezzature si ottengono della pillole che sul mercato vanno dai 5 ai 20 dollari. Se assunte con la caffeina sono un potente stimolante che garantisce una significativa fonte di entrate di liquidità molto meno complessa da gestire del petrolio e dei reperti archeologici - o degli esseri umani.
Il 26 ottobre scorso all'aeroporto internazionale di Beirut sono state sequestrate due tonnellate di pillole Captagon nascoste in quaranta borse su un jet privato diretto in Arabia Saudita; pare che le autorità di Riyad ne abbiano sequestrate 55 milioni di pasticche nel solo 2014 - che per 5 o 20 dollari fanno... Se, com'è molto probabile, verrà confermato che si tratta anche di sostanze stupefacenti assunte dagli attentatori per doparsi, in aggiunta a tutte le restrizioni alle libertà personali che ci aspettano nelle prossime settimane, ci sarà anche da metter in conto un rilancio allarmista e proibizionista. Non sarebbe la prima volta.
Quel che però non verrà sottolineato con la dovuta attenzione è che non è per via del Corano che si accende la rabbia o si fomenta l'odio, ma piuttosto che senza un prodotto come il Captagon, una soluzione chimica che più laica non si può, non si accendono le furie omicide di un'organizzazione di criminali. Lo dico da antiproibizionsta, cioè da qualcuno che ritiene che anche queste sostanze debbano esser legalizzate per tentare di toglier loro il valore aggiunto della proibizione e, semmai, per creare una possibilità di controllo meno fallimentare, anche per quanto riguarda gli aspetti socio-sanitari, della produzione e commercio di roba come questa.
Come detto, il Captagon ha anche dei potenti effetti collaterali, ma prima che questi possano mettere in ginocchio i terroristi è auspicabile che la comunità internazionale trovi una risposta politica coordinata per "curarli" e "difenderci".
* rappresentante all'Onu del Partito Radicale
(articolo pubblicato sul quotidiano L'Huffington Post del 19/11/2015)
È noto che in tutte le guerre le prime linee usino stimolanti per affrontare in un pieno d'euforia il combattimento (vi siete mai chiesti perché l'eroina si chiami così?), ma era meno noto che queste, anche se chimiche, fossero prodotte là dove sono maggiormente utilizzate. Negli ultimi 10 anni, sia che si tratti di additivo per lo spasso dei giovani ricchi che di stimolante chi combatte, in Medio Oriente c'è stata un'invasione di amfetamine e in particolare di Captagon.
Se prima della guerra in Iraq del 2003 la produzione era prevalentemente nel sud-est dell'Europa, principalmente in Bulgaria, mentre Turchia, Siria, Giordania e Libano, ma alle volte anche il Paraguay, erano vie del traffico verso i Paesi del Golfo, da qualche anno la Siria è diventato il centro di raffinazione di Captagon per tutta l'area. Come la storia del proibizionismo ci insegna, le droghe, oltre a esser sostanze con effetti psicotropi e intossicanti, sono anche delle vere e proprie monete parallele. In tutto il Medio Oriente questa nuova stupefacente moneta si chiama, appunto, Captagon.
Il Captagon è un tipo di fenetillina (nota anche come amfetaminoetilteofillina o amfetillina), cioè uno psicostimolante sintetizzato per la prima volta nel 1961 dalla tedesca Degussa AG e utilizzata per circa 25 anni come farmaco alternativo, e più blando rispetto all'amfetamina nella cura della narcolessia, della sindrome da iperattività e, in alcuni casi, della depressione. Tanto gli importanti effetti collaterali, dovuti ad assunzioni prolungate, quanto l'abuso registrato all'inizio degli anni Ottanta negli Usa, l'hanno fatta inserire dall'Organizzazione Mondiale della Salute nelle tabelle della convenzione Onu sulle droghe del 1988. Reperite la materia prima, e mischiatala a dovere, con poche attrezzature si ottengono della pillole che sul mercato vanno dai 5 ai 20 dollari. Se assunte con la caffeina sono un potente stimolante che garantisce una significativa fonte di entrate di liquidità molto meno complessa da gestire del petrolio e dei reperti archeologici - o degli esseri umani.
Il 26 ottobre scorso all'aeroporto internazionale di Beirut sono state sequestrate due tonnellate di pillole Captagon nascoste in quaranta borse su un jet privato diretto in Arabia Saudita; pare che le autorità di Riyad ne abbiano sequestrate 55 milioni di pasticche nel solo 2014 - che per 5 o 20 dollari fanno... Se, com'è molto probabile, verrà confermato che si tratta anche di sostanze stupefacenti assunte dagli attentatori per doparsi, in aggiunta a tutte le restrizioni alle libertà personali che ci aspettano nelle prossime settimane, ci sarà anche da metter in conto un rilancio allarmista e proibizionista. Non sarebbe la prima volta.
Quel che però non verrà sottolineato con la dovuta attenzione è che non è per via del Corano che si accende la rabbia o si fomenta l'odio, ma piuttosto che senza un prodotto come il Captagon, una soluzione chimica che più laica non si può, non si accendono le furie omicide di un'organizzazione di criminali. Lo dico da antiproibizionsta, cioè da qualcuno che ritiene che anche queste sostanze debbano esser legalizzate per tentare di toglier loro il valore aggiunto della proibizione e, semmai, per creare una possibilità di controllo meno fallimentare, anche per quanto riguarda gli aspetti socio-sanitari, della produzione e commercio di roba come questa.
Come detto, il Captagon ha anche dei potenti effetti collaterali, ma prima che questi possano mettere in ginocchio i terroristi è auspicabile che la comunità internazionale trovi una risposta politica coordinata per "curarli" e "difenderci".
* rappresentante all'Onu del Partito Radicale
(articolo pubblicato sul quotidiano L'Huffington Post del 19/11/2015)
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venerdì 20 novembre 2015
giovedì 19 novembre 2015
Cannabis per uso terapeutico in Piemonte, al lavoro per la somministrazione
L'assessorato alla Sanità è al lavoro per deliberare gli impieghi e la somministrazione della cannabis per uso terapeutico. "Il Servizio sanitario regionale assumerà a proprio carico la spesa relativa all’erogazione dei cannabinoidi"
Non ci sono ritardi né disattenzione sull'attuazione della legge regionale approvata lo scorso giugno: l'uso terapeutico della cannabis in Piemonte sarà presto realtà, la Giunta Chiamparino sta solo attendendo il decreto ministeriale in materia, sul quale la conferenza dei presidenti delle Regioni si è espressa positivamente la scorsa settimana e che ora è in fase di definitiva emanazione. A dirlo è l'assessore alla Sanità Antonio Saitta, che oggi ha condiviso i principi sui quali il suo assessorato sta lavorando fin dall’estate.
"Il decreto ministeriale, sulla base delle evidenze scientifiche fino ad ora prodotte e che dovranno essere aggiornate periodicamente - dice l'assessore Saitta -, stabilisce che l’uso medico della cannabis può essere considerato un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard. Cioè quando i trattamenti consueti non hanno prodotto gli effetti desiderati, è possibile passare all’impiego ad uso medico della cannabis e solo per alcune precise patologie gravi”.
Sei le patologie previste per l'uso della cannabis: questa potrà essere prescritta in stato di analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (come la sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali. Stesso discorso quando ci si trova di fronte a un dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace. La cannabis potrà ancora essere utilizzata come effetto anticinetosico e antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali, o come effetto stimolante l’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard, o ancora come effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali. Infine, l'ultimo caso in cui è prevista la prescrizione di cannabis, è per la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard.
La prescrizione dovrà essere effettuata da medici specialistici che operano in strutture ospedaliere o dal medico di medicina generale. La somministrazione potrà avvenire sia in ambito ospedaliero che domiciliare. "Il Servizio sanitario regionale - aggiunge Saitta - assumerà a proprio carico la spesa relativa all’erogazione dei cannabinoidi per le condizioni patologiche individuate e solo quando il trattamento sia ritenuto dal medico indispensabile”
Cannabis per uso terapeutico in Piemonte, al lavoro per la somministrazione
mercoledì 18 novembre 2015
Depenalizzazione cannabis: il governo manca un’opportunità
Il Consiglio dei Ministri esclude dalle depenalizzazioni il mancato rispetto dell’autorizzazione per coltivazione di piante di cannabis. Parrebbe che Angelino Alfano si sia fortemente opposto alla sua depenalizzazione, convicendo il Primo Ministro Renzi in tal senso.
La scelta di escludere dalla depenalizzazione le condotte relative alla coltivazione di cannabis per uso personale si contrappone alla più recenti indicazioni della Relazione della Direzione Nazionale AntiMafia. Infatti, secondo la Direzione Nazionale AntiMafia, si sarebbe dovuto riconoscere il fallimento delle politiche repressive (e depenalizzare la materia) e trattare i cannabinoidi alla stregua di sostanze come alcool e tabacco: ovvero consumabili con criterio e il cui abuso è nocivo, chiedendo di porre fine alla criminalizzazione di una sostanza e di chi ne fa uso, dirottando su altre priorità l’impegno delle forze dell’ordine.
Di altro avvisto, evidentemente, è stato Il Consiglio dei Ministri che ha licenziato due schemi di decreto legislativo, nell’ambito dell’esercizio della legge delega 67/2014 che ora saranno esaminati dalle commissioni parlamentari per i relativi pareri per poi tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva, che riguardano norme in materia di depenalizzazione e norme che abrogano reati e introducono illeciti con sanzioni pecuniarie civili. L’obiettivo della riforma è quello di costruire una sanzione più efficace ed effettiva nei confronti di illeciti di più scarsa offensività, producendo entrate che vengono effettivamente incassate dallo Stato e risparmi per i costi dei tanti procedimenti penali. Verranno ricondotti in illeciti amministrativi, e saranno dunque puniti solo con una multa, illeciti civili come l’ingiuria, il furto del bene da parte di chi ne è comproprietario e l’appropriazione di cose smarrite, l’uso di scritture private falsificate e la distruzione di scritture private e l’omesso versamento delle somme trattenute dal datore di lavoro come contribuiti previdenziali e assistenziali e a titolo di sostituto di imposta, se l’importo non supera 10mila euro annui.
Esprimiamo il nostro disappunto nel constatare come la coltivazione di cannabis per uso personale non sia rientrata in questo decreto e come l’operato della Direzione Nazionale AntiMafia sia stato disatteso.
E’ l’esatto contrario da ciò che ci si dovrebbe aspettare da un’azione razionale da parte del Consiglio dei Ministri.
Depenalizzazione cannabis: il governo manca un’opportunità
La scelta di escludere dalla depenalizzazione le condotte relative alla coltivazione di cannabis per uso personale si contrappone alla più recenti indicazioni della Relazione della Direzione Nazionale AntiMafia. Infatti, secondo la Direzione Nazionale AntiMafia, si sarebbe dovuto riconoscere il fallimento delle politiche repressive (e depenalizzare la materia) e trattare i cannabinoidi alla stregua di sostanze come alcool e tabacco: ovvero consumabili con criterio e il cui abuso è nocivo, chiedendo di porre fine alla criminalizzazione di una sostanza e di chi ne fa uso, dirottando su altre priorità l’impegno delle forze dell’ordine.
Di altro avvisto, evidentemente, è stato Il Consiglio dei Ministri che ha licenziato due schemi di decreto legislativo, nell’ambito dell’esercizio della legge delega 67/2014 che ora saranno esaminati dalle commissioni parlamentari per i relativi pareri per poi tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva, che riguardano norme in materia di depenalizzazione e norme che abrogano reati e introducono illeciti con sanzioni pecuniarie civili. L’obiettivo della riforma è quello di costruire una sanzione più efficace ed effettiva nei confronti di illeciti di più scarsa offensività, producendo entrate che vengono effettivamente incassate dallo Stato e risparmi per i costi dei tanti procedimenti penali. Verranno ricondotti in illeciti amministrativi, e saranno dunque puniti solo con una multa, illeciti civili come l’ingiuria, il furto del bene da parte di chi ne è comproprietario e l’appropriazione di cose smarrite, l’uso di scritture private falsificate e la distruzione di scritture private e l’omesso versamento delle somme trattenute dal datore di lavoro come contribuiti previdenziali e assistenziali e a titolo di sostituto di imposta, se l’importo non supera 10mila euro annui.
E’ l’esatto contrario da ciò che ci si dovrebbe aspettare da un’azione razionale da parte del Consiglio dei Ministri.
Depenalizzazione cannabis: il governo manca un’opportunità
martedì 17 novembre 2015
lunedì 16 novembre 2015
Trudeau Gives Justice Minister Mandate To Legalize Cannabis
Justin Trudeau & Jody Wilson-Raybould |
November 13, 2015
By James McClureCanada is officially on the road to legalization. In a letter outlining her responsibilities, Prime Minister Justin Trudeau has instructed Justice Minister Jody Wilson-Raybould to begin the process of legalizing and regulating cannabis in Canada.
The letter to Wilson-Raybould (pictured above with Trudeau) reads, "I will expect you to work with your colleagues and through established legislative, regulatory, and Cabinet processes to deliver on your top priorities."
The subsequent bulleted list of objectives includes, "Working with the Ministers of Public Safety and Emergency Preparedness and Health, create a federal-provincial-territorial process that will lead to the legalization and regulation of marijuana."
That means Minister Wilson-Raybould will team up with Ralph Goodale (Public Safety) and Jane Philpott (Health) to get the job done.
Wilson-Raybould is a former prosecutor, regional chief
The new Justice Minister's background includes working as a prosecutor, a British Columbia Treaty commissioner and a regional chief of the Assembly of First Nations.
During the recent campaign, she was endorsed by Sensible BC, a pro-legalization group that singled out Wilson-Raybould as a candidate who could help defeat Conservative politicians who opposed legalization.
"Our goal is to elect the most cannabis-friendly candidates who have the best chance of beating the Conservatives," said Sensible BC director Dana Larsen.
We couldn't find any record of Wilson-Raybould's views on cannabis reform, so it may have just been a general endorsement of the party's position. But there's no doubt Larsen and other activists will be expecting much of the minister tasked with overhauling Canada's cannabis laws.
Wilson-Raybould is from the B.C. riding, Vancouver-Granville, which may have influenced Trudeau's selection process because the province is the leader on cannabis reforms nationwide.
Jane Philpott |
Dr. Philpott is a doctor, outspoken advocate for legalization
The new Health Minister is a family doctor in Markham, Ontario, teaches at the University of Toronto, and leads numerous community health initiatives. She also practiced medicine in Niger for a decade, and helped set up training program for village health workers.
During the recent election campaign, she became an outspoken proponent of the Liberal Party's plan to legalize cannabis. She used her Twitter account to rebut statements by former Toronto police chief and Conservative cabinet minister Julian Fantino: "Fantino completely distorts LPC approach. In fact, regulation will make marijuana less accessible to minors," she posted in mid-August.
Ralph Goodale |
Ralph Goodale is a veteran Liberal cabinet minister
The new Public Safety minister was first elected to Parliament more than 40 years ago. He has served in many different cabinet roles under former Liberal prime ministers, including Natural Resources, Leader of the Government in the House of Commons, Public Works and Government Services, and Minister of Finance.
In response to a New York Times editorial last year, Goodale praised the paper for making a reasoned case for legalization.
"It's one more serious comment with a lot of intellectual heft behind it that makes the point that the current regime of absolute prohibition doesn't work," said Goodale. "All of the profit is ending up in the hands of gangs and society is no healthier and no safer. So surely there is room for intelligent discussion about how to do it better."
domenica 15 novembre 2015
Depenalizzazione, su immigrazione clandestina e coltivazione cannabis vince Alfano. Solo multe per l’ingiuria
Il consiglio dei ministri ha approvato un decreto che riduce alcuni reati al rango di illeciti punti solo con sanzioni pecuniarie. Fuori dalla lista i due reati più delicati per l'Ncd e il disturbo del riposo. Dentro le scritture private falsificate e l'omesso versamento di contribuiti fino a 10mila euro annui. Il magistrato potrà stabilire anche una multa da versare all’erario
Ancora una volta, a indicare la strada al premier Matteo Renzi è stato Angelino Alfano. Il consiglio dei ministri, che aveva all’ordine del giorno anche la depenalizzazione di una serie di crimini “di nullo o scarso allarme sociale“, ha infatti escluso dalla lista esattamente i punti su cui il ministro dell’Interno e leader del Nuovo Centrodestra aveva storto il naso: il reato diclandestinità e quello di” mancato rispetto dell’autorizzazione per coltivazione di piante da cui ricavare sostanze stupefacenti“. Cioè la Cannabis. Troppo delicati per l’elettorato Ncd e troppo esposti all’opposizione della Lega e del resto del centrodestra. Tanto che proprio su quei due punti l’approvazione dei decreti, prevista per la scorsa settimana, si era arenata. Per sbloccare l’impasse, il governo ha deciso che entrambi i reati continueranno ad avere rilevanza penale.
L'articolo completo qui: Depenalizzazione, su immigrazione clandestina e coltivazione cannabis vince Alfano. Solo multe per l’ingiuria
sabato 14 novembre 2015
Aggiornamenti sulla richiesta di autorizzazione alla coltivazione; ringraziamenti al ministero della Sanità
Ha seguito del supporto ricevuto all'iniziativa di scrivere al Ministero, un breve aggiornamento, a seguito della risposta ricevuta oggi in merito ad alcuni suggerimenti inviati all'ufficio stupefacenti.
Anche alla luce degli attentati avvenuti si fa sempre più pressante la necessità che i servizi di sicurezza si concentrino sui reali pericoli per la sicurezza dei cittadini e che il problema "cannabis" venga ridotto ad un problema di carattere sanitario.
Innanzitutto ringrazio il Ministero per l' impegno dimostrato nel proseguire i cicli di coltivazione di cannabis. A questo proposito ho scritto il 31 ottobre:
Alla cortese attenzione dell'Ufficio di competenza per il rilascio dell'autorizzazione ministeriale per la coltivazione di cannabis.
Ringraziando gli Uffici ministeriali di competenza, per le cortesi risposte in merito alla mia richiesta di autorizzazione alla coltivazione di cannabis, sarei interessato ad avere maggiori informazioni in merito alla bozza presentata dal ministero riguardante il decreto sulla cannabis terapeutica pubblicato sul sito del Sole 24 Ore.
Trattandosi di una bozza sarei interessato a comprendere meglio le motivazioni per le quali l'autorizzazione possa essere rilasciata solo all'istituto di Firenze e non vengano considerate le altre richieste pervenute entro i termini fissati dal dpr 309/90.
La produzione del solo istituto Militare di Firenze non sarà sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale.
Pur trovando estremamente positivo l'impegno del ministero della Salute sul tema cannabis, sarebbe importante che vengano considerate anche motivazione di carattere di sicurezza e salute pubblica, nella possibilità di concedere le licenze per la coltivazione e che non siano limitate ad un solo istituto e che ciò sia preso in considerazione in un decreto ministeriale che tratteggi le linee guida sulla gestione della produzione nazionale di cannabis.
Il mercato illegale della cannabis e i numerosi casi presenti sulle pagine dei giornali dimostrano la necessità di una presa di coscienza e di senso di responsabilità che porti il ministero a concedere le autorizzazioni alla coltivazione più accessibili a chiunque.
La gestione del mercato della cannabis, attraverso una interpretazione meramente repressiva del dpr 309/90 è la maggiore causa dei danni di questa legge e dell'esplosione delle incarcerazioni di massa, con le evidenti ricadute sulla salute a carico di chi viene ingiustamente accusato di coltivazione di cannabis a causa del transito dalle carceri.
Un ammorbidimento della interpretazione del TUS, da parte del Ministero, permetterebbe una transizione della gestione delle problematiche correlate all'uso di cannabis, non più da un punto di vista giuridico-penale, ma da un punto di vista di salute pubblica, garantendo risparmi per lo stato sotto l'aspetto giuridico amministrativo e di salute pubblica attraverso una gestione più puntuale delle necessità dei malati, evitando il contatto con mercati criminali; questo garantirebbe una migliore qualità dei prodotti correttamente controllati dai pazienti o da chi può prendersi in carico la gestione di una produzione che rispecchi standard qualitativi negli interessi del consumatore e non di meccanismi criminali il cui unico scopo sia quello del profitto in un mercato illecito.
Ringraziando e porgendo i migliori auguri di un buon proseguimento dei lavori del ministero sul tema della cannabis,
Porgo i migliori saluti
Anche alla luce degli attentati avvenuti si fa sempre più pressante la necessità che i servizi di sicurezza si concentrino sui reali pericoli per la sicurezza dei cittadini e che il problema "cannabis" venga ridotto ad un problema di carattere sanitario.
Innanzitutto ringrazio il Ministero per l' impegno dimostrato nel proseguire i cicli di coltivazione di cannabis. A questo proposito ho scritto il 31 ottobre:
___________________________________
Alla cortese attenzione dell'Ufficio di competenza per il rilascio dell'autorizzazione ministeriale per la coltivazione di cannabis.
Ringraziando gli Uffici ministeriali di competenza, per le cortesi risposte in merito alla mia richiesta di autorizzazione alla coltivazione di cannabis, sarei interessato ad avere maggiori informazioni in merito alla bozza presentata dal ministero riguardante il decreto sulla cannabis terapeutica pubblicato sul sito del Sole 24 Ore.
Trattandosi di una bozza sarei interessato a comprendere meglio le motivazioni per le quali l'autorizzazione possa essere rilasciata solo all'istituto di Firenze e non vengano considerate le altre richieste pervenute entro i termini fissati dal dpr 309/90.
La produzione del solo istituto Militare di Firenze non sarà sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale.
Pur trovando estremamente positivo l'impegno del ministero della Salute sul tema cannabis, sarebbe importante che vengano considerate anche motivazione di carattere di sicurezza e salute pubblica, nella possibilità di concedere le licenze per la coltivazione e che non siano limitate ad un solo istituto e che ciò sia preso in considerazione in un decreto ministeriale che tratteggi le linee guida sulla gestione della produzione nazionale di cannabis.
Il mercato illegale della cannabis e i numerosi casi presenti sulle pagine dei giornali dimostrano la necessità di una presa di coscienza e di senso di responsabilità che porti il ministero a concedere le autorizzazioni alla coltivazione più accessibili a chiunque.
La gestione del mercato della cannabis, attraverso una interpretazione meramente repressiva del dpr 309/90 è la maggiore causa dei danni di questa legge e dell'esplosione delle incarcerazioni di massa, con le evidenti ricadute sulla salute a carico di chi viene ingiustamente accusato di coltivazione di cannabis a causa del transito dalle carceri.
Ringraziando e porgendo i migliori auguri di un buon proseguimento dei lavori del ministero sul tema della cannabis,
Porgo i migliori saluti
venerdì 13 novembre 2015
Una strana quiete
La sensazione è quella della quiete “prima” e non dopo la tempesta.
Ogni tanto una cappa di silenzio cala sul dibattito e sull’attenzione verso la ricerca di una soluzione al proibizionismo becero ed ottuso che abbiamo sopportato in questi anni, eppure all’orizzonte ci sono prospettive che mai si erano manifestate, in questa potenzialità, nella pluridecennale lotta per la legalizzazione della canapa.
In occasione dell’incontro con alcuni parlamentari per l’inaugurazione del CIP, ci è stato assicurato che al massimo entro gennaio 2016, dovrà essere portato il dibattito sulla proposta di legge dell’intergruppo in aula, dove, nonostante i 220 deputati firmatari, c’è da aspettarsi un ostracismo e un’opposizione maniacale da parte della componente politica più fondamentalista, ignorante o collusa che sia.
In vista del dibattito in aula ci saranno le consuete audizioni in Commissione Giustizia ed anche questa volta chiederemo di essere ascoltati, per portare di nuovo la voce dei consumatori nel luogo preposto a decidere del nostro destino e del nostro stile di vita, come già abbiamo fatto in passato per dimostrare la natura criminogena dell’ormai defunta (ma ancora pericolosa) Fini-Giovanardi.
Ci prefiggiamo di organizzare un confronto al Canapa Info Point di Roma tra alcuni parlamentari e le associazioni, per poter fornire le necessarie informazioni affinché le nostre rivendicazioni sulla regolamentazione della coltivazione domestica, siano chiare e difendibili.
Dovremmo oltremodo renderci conto che un altro importante appuntamento potrebbe sbloccare la situazione in tempi relativamente brevi (ma probabilmente sempre più veloci dell’auspicato dibattito parlamentare), la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sulla legittimità della legge in vigore, e il pronunciamento della Consulta potrebbe accelerare notevolmente i tempi per ottenere una nuova legge, che il governo lo voglia o meno!
Il rischio è che la scarsa attenzione mediatica su questo tema e l’indifferenza con cui la notizia è stata accolta nel mondo della magistratura (tant’è che non ci risulta che qualche avvocato abbia chiesto una sospensione in un processo in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale), faccia passare inosservato il bisogno di un verdetto equo e in mancanza di voci a difesa del ricorso presentato, la Corte Costituzionale potrebbe non valutare la questione nella giusta importanza.
Quindi proprio perché c’è aria di bonaccia che siamo preoccupati, la tempesta è in avvicinamento e dobbiamo essere pronti più di prima a resistere e contrattaccare.
Rimanete in contatto, servirà il contributo di tutti!
Giancarlo Cecconi – ASCIA
Giancarlo Cecconi – ASCIA
giovedì 12 novembre 2015
mercoledì 11 novembre 2015
Giustizia: depenalizzazione, non c'è accordo politico, l'attuazione è a rischio
Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2015
Manca ormai solo una settimana alla scadenza della delega, ma il destino della depenalizzazione dei reati minori è ancora politicamente appeso al filo di un accordo che finora non c'è stato, soprattutto sul reato di immigrazione clandestina (già bocciato dall'Ue) e su quello di coltivazione, senza autorizzazione, di piante da cui si estraggono sostanze stupefacenti, oltre che sul reato di disturbo del riposo delle persone.
Le relative norme di depenalizzazione messe a punto dal ministero della Giustizia e portate la settimana scorsa al pre-consiglio dei ministri sono state infatti stralciate dal testo e rimesse alla decisione politica del Consiglio dei ministri, in una seduta ancora da definire. Che, però, dovrà tenersi entro martedì 17 novembre, altrimenti la delega scadrà, com'è già avvenuto per quella sulle pene alternative al carcere. Allora come ora, il governo è diviso e teme "l'impopolarità" di queste misure e dell'opposizione più demagogica, come quella leghista e del centrodestra.
Fino a ieri non c'erano stati neanche incontri di maggioranza per arrivare a un accordo. La voce si è diffusa negli uffici giudiziari che, dal profondo Sud al profondo Nord, sono in fibrillazione. Anche perché, confidando nell'attuazione della legge delega da parte del governo, da tempo hanno congelato (d'accordo con la difesa) centinaia di migliaia di procedimenti relativi ai reati da depenalizzare (soprattutto immigrazione clandestina e omesso versamento di ritenute previdenziali fino a 10mila euro) rinviandoli a dopo l'approvazione dei decreti legislativi.
Che, se dovessero saltare in tutto o in parte, rovescerebbero quei procedimenti sulle spalle degli uffici, con conseguenze pesanti sui carichi di lavoro e sulla durata dei processi. Sarebbe un "colpo mortale", fanno sapere dai moltissimi uffici di Procura e Tribunale, considerando "assurda" la frenata del governo su questi reati minori laddove nessuna frenata c'è stata, invece, per la depenalizzazione dei reati tributari, come l'omesso versamento Iva fino a 250mila euro. Lo scontro politico, però, non riguarderebbe la norma che depenalizza l'omesso versamento di ritenute fiscali, rimaste nel testo che approderà al Consiglio dei ministri.
Una norma "giusta", sempre secondo gli uffici giudiziari, perché oggi il reato costringe a condanne detentive irrisorie, di due mesi o poco più, al termine di un procedimento che dura tre gradi di giudizio per un mancato pagamento di fatto già accertato dall'Inps. Laddove, con la depenalizzazione, oltre a risparmiare tempo e risorse, scatterebbe una (più rapida) sanzione amministrativa tra 10mila e 50mila euro, a meno che il datore di lavoro non versi le omesse ritenute entro 3 mesi dalla contestazione.
Al di sopra dei 10mila euro, invece, resterebbe il reato, punito con 3 anni di reclusione e 1.000 euro di multa. Lo scontro politico ha esclusivamente una carica simbolica perché riguarda due temi - immigrazione e droghe - di forte valenza populista. Quanto all'immigrazione clandestina, lo schema di decreto predisposto dalla Giustizia prevedeva l'abrogazione secca del reato (punito con una multa) e lasciava sopravvivere la procedura amministrativa di espulsione.
Già la Corte Ue aveva bacchettato l'Italia ritenendo che il reato di clandestinità sia contrario alle direttive europee perché non garantisce l'obiettivo dell'effettiva espulsione dello straniero. Tant'è che la relativa norma viene spesso disapplicata anche se, rimanendo il reato formalmente in vita, i migranti spesso si ritrovano indagati con gli scafisti per reato connesso.
Una bizzarria, tanto più che nel frattempo la giurisprudenza ha cancellato sia l'aggravante di clandestinità (che aggravava qualunque reato commesso dallo straniero semplicemente perché "clandestino") sia la responsabilità penale dello straniero che, entrato in Italia clandestinamente e destinatario di un foglio di via per lasciare il Paese, rimanesse nel territorio italiano.
Manca ormai solo una settimana alla scadenza della delega, ma il destino della depenalizzazione dei reati minori è ancora politicamente appeso al filo di un accordo che finora non c'è stato, soprattutto sul reato di immigrazione clandestina (già bocciato dall'Ue) e su quello di coltivazione, senza autorizzazione, di piante da cui si estraggono sostanze stupefacenti, oltre che sul reato di disturbo del riposo delle persone.
Le relative norme di depenalizzazione messe a punto dal ministero della Giustizia e portate la settimana scorsa al pre-consiglio dei ministri sono state infatti stralciate dal testo e rimesse alla decisione politica del Consiglio dei ministri, in una seduta ancora da definire. Che, però, dovrà tenersi entro martedì 17 novembre, altrimenti la delega scadrà, com'è già avvenuto per quella sulle pene alternative al carcere. Allora come ora, il governo è diviso e teme "l'impopolarità" di queste misure e dell'opposizione più demagogica, come quella leghista e del centrodestra.
Fino a ieri non c'erano stati neanche incontri di maggioranza per arrivare a un accordo. La voce si è diffusa negli uffici giudiziari che, dal profondo Sud al profondo Nord, sono in fibrillazione. Anche perché, confidando nell'attuazione della legge delega da parte del governo, da tempo hanno congelato (d'accordo con la difesa) centinaia di migliaia di procedimenti relativi ai reati da depenalizzare (soprattutto immigrazione clandestina e omesso versamento di ritenute previdenziali fino a 10mila euro) rinviandoli a dopo l'approvazione dei decreti legislativi.
Che, se dovessero saltare in tutto o in parte, rovescerebbero quei procedimenti sulle spalle degli uffici, con conseguenze pesanti sui carichi di lavoro e sulla durata dei processi. Sarebbe un "colpo mortale", fanno sapere dai moltissimi uffici di Procura e Tribunale, considerando "assurda" la frenata del governo su questi reati minori laddove nessuna frenata c'è stata, invece, per la depenalizzazione dei reati tributari, come l'omesso versamento Iva fino a 250mila euro. Lo scontro politico, però, non riguarderebbe la norma che depenalizza l'omesso versamento di ritenute fiscali, rimaste nel testo che approderà al Consiglio dei ministri.
Una norma "giusta", sempre secondo gli uffici giudiziari, perché oggi il reato costringe a condanne detentive irrisorie, di due mesi o poco più, al termine di un procedimento che dura tre gradi di giudizio per un mancato pagamento di fatto già accertato dall'Inps. Laddove, con la depenalizzazione, oltre a risparmiare tempo e risorse, scatterebbe una (più rapida) sanzione amministrativa tra 10mila e 50mila euro, a meno che il datore di lavoro non versi le omesse ritenute entro 3 mesi dalla contestazione.
Al di sopra dei 10mila euro, invece, resterebbe il reato, punito con 3 anni di reclusione e 1.000 euro di multa. Lo scontro politico ha esclusivamente una carica simbolica perché riguarda due temi - immigrazione e droghe - di forte valenza populista. Quanto all'immigrazione clandestina, lo schema di decreto predisposto dalla Giustizia prevedeva l'abrogazione secca del reato (punito con una multa) e lasciava sopravvivere la procedura amministrativa di espulsione.
Già la Corte Ue aveva bacchettato l'Italia ritenendo che il reato di clandestinità sia contrario alle direttive europee perché non garantisce l'obiettivo dell'effettiva espulsione dello straniero. Tant'è che la relativa norma viene spesso disapplicata anche se, rimanendo il reato formalmente in vita, i migranti spesso si ritrovano indagati con gli scafisti per reato connesso.
Una bizzarria, tanto più che nel frattempo la giurisprudenza ha cancellato sia l'aggravante di clandestinità (che aggravava qualunque reato commesso dallo straniero semplicemente perché "clandestino") sia la responsabilità penale dello straniero che, entrato in Italia clandestinamente e destinatario di un foglio di via per lasciare il Paese, rimanesse nel territorio italiano.
martedì 10 novembre 2015
Cannabis chemistry grows at the ACS
A small but growing movement to establish a division for cannabis chemists within the American Chemical Society (ACS) has scored a major victory with the establishment of a cannabis chemistry subdivision (CANN). The development comes in response to substantial recent growth in the medical and commercial cannabis industries in the US.
The new subdivision is in the chemical health and safety (CHAS) division and started life as the cannabis chemistry committee within the ACS’s small chemical business division. That committee came about as a result of a campaign that began in September 2014, when Ezra Pryor – an ACS member and president of Ezchem cannabis consultancy – started a petition to create a division.
The subdivision’s location within the CHAS should be useful because that division provides expertise in laboratory safety, chemical management and chemical safety practices. Pryor also emphasises that members of CANN will have a say in what kind of cannabis programming is presented at ACS meetings, and they will be able to voice opinions on society policy recommendations.
Since 2011, the number of cannabis testing laboratories in the US has grown from two to more than two dozen. Pryor is concerned about the current lack of knowledge on approved methods for analysing cannabis, noting that there are several sets of standardised procedures.
Cannabis chemistry grows at the ACS
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domenica 8 novembre 2015
sabato 7 novembre 2015
A Rosolini il primo centro medico in Italia specializzato nell’utilizzo terapeutico della cannabis
La Cannabis, i suoi derivati, i suoi principi attivi, l'uso farmacologico e terapeutico. Questo il tema della conferenza svoltasi lo scorso venerdì nei locali del “100 Once” in piazza Masaniello a Rosolini, durante la presentazione del primo centro medico in Italia specializzato nell’utilizzo terapeutico della cannabis.
A dare vita a “Medicannabis” quattro giovani professionisti locali: Giuseppe Guastella, psicologo, Salvatore Martorina, biologo, Saro Gugliotta, contabile e Claudio Pitrolo, agronomo che saranno coadiuvati da altri giovani professionisti.
“Queste iniziative - ha detto il vicesindaco e assessore Salvo Latino - hanno un grande valore poiché mettono in risalto le eccellenze del paese che si scommettono e si mettono in gioco in un ambito oggetto difficile da sempre oggetto di pensieri e idee contrapposte”.
Medicannabis si presenta come un progetto ambizioso, "è infatti il primo centro in Italia che fornisce cure alternative a base di fitocannabinoidi – ha spiegato Salvatore Martorina – Sono tante le indicazioni cliniche che permettono l’uso della Cannabis, l'importante che sia prescritta con responsabilità e nel rispetto della legge”.
Dalla sindrome di Tourette all’Alzheimer, dai disturbi del sonno al disturbo post-traumatico da stress, per continuare con ansia, depressione, terapia del dolore nei malati oncologici, morbo di Chron, emicrania e molte altre ancora le patologie per le quali i fitocannabinoidi possono essere utilizzati grazie ai loro principi attivi.
“Dal 2006, in Italia, con un ordinanza dell’ex Ministro Livia Turco – ha spiegato Giuseppe Guastella – è possibile la prescrizione e la vendita in farmacia di cannabis per uso terapeutico. La Cannabis non è altro che una pianta medica con delle proprietà farmacologiche. Gli endocannabinoidi poi, sono presenti nel nostro corpo sin dalla nascita poiché vengono prodotti all'interno delle cellule neuronali”.
La conferenza però ha esposto anche le diverse criticità e difficoltà legate all’utilizzo terapeutico della cannabis, quali il costo eccessivo (si parla di 40 euro al grammo circa nelle farmacie), il pregiudizio e la diffusa disinformazione ma, nonostante ciò, come ha spiegato Giuseppe Nicosia “la Sicilia è l’ottava Regione che può prescrivere farmaci per alcune patologie che presentano determinate sintomatologie”.
A sostegno di quanto detto dai giovani professionisti, la testimonianza di Florinda, compagna di un malato di Sla che ha deciso di utilizzare anche i fitocannabinoidi per curare la sua malattia, con dei miglioramenti che sono stati esposti durante il corso della conferenza.
Fiorenza Emmolo
A Rosolini il primo centro medico in Italia specializzato nell’utilizzo terapeutico della cannabis
A dare vita a “Medicannabis” quattro giovani professionisti locali: Giuseppe Guastella, psicologo, Salvatore Martorina, biologo, Saro Gugliotta, contabile e Claudio Pitrolo, agronomo che saranno coadiuvati da altri giovani professionisti.
“Queste iniziative - ha detto il vicesindaco e assessore Salvo Latino - hanno un grande valore poiché mettono in risalto le eccellenze del paese che si scommettono e si mettono in gioco in un ambito oggetto difficile da sempre oggetto di pensieri e idee contrapposte”.
Medicannabis si presenta come un progetto ambizioso, "è infatti il primo centro in Italia che fornisce cure alternative a base di fitocannabinoidi – ha spiegato Salvatore Martorina – Sono tante le indicazioni cliniche che permettono l’uso della Cannabis, l'importante che sia prescritta con responsabilità e nel rispetto della legge”.
Dalla sindrome di Tourette all’Alzheimer, dai disturbi del sonno al disturbo post-traumatico da stress, per continuare con ansia, depressione, terapia del dolore nei malati oncologici, morbo di Chron, emicrania e molte altre ancora le patologie per le quali i fitocannabinoidi possono essere utilizzati grazie ai loro principi attivi.
“Dal 2006, in Italia, con un ordinanza dell’ex Ministro Livia Turco – ha spiegato Giuseppe Guastella – è possibile la prescrizione e la vendita in farmacia di cannabis per uso terapeutico. La Cannabis non è altro che una pianta medica con delle proprietà farmacologiche. Gli endocannabinoidi poi, sono presenti nel nostro corpo sin dalla nascita poiché vengono prodotti all'interno delle cellule neuronali”.
La conferenza però ha esposto anche le diverse criticità e difficoltà legate all’utilizzo terapeutico della cannabis, quali il costo eccessivo (si parla di 40 euro al grammo circa nelle farmacie), il pregiudizio e la diffusa disinformazione ma, nonostante ciò, come ha spiegato Giuseppe Nicosia “la Sicilia è l’ottava Regione che può prescrivere farmaci per alcune patologie che presentano determinate sintomatologie”.
A sostegno di quanto detto dai giovani professionisti, la testimonianza di Florinda, compagna di un malato di Sla che ha deciso di utilizzare anche i fitocannabinoidi per curare la sua malattia, con dei miglioramenti che sono stati esposti durante il corso della conferenza.
Fiorenza Emmolo
A Rosolini il primo centro medico in Italia specializzato nell’utilizzo terapeutico della cannabis
venerdì 6 novembre 2015
Grande consenso per il CIP
L’inaugurazione della sede romana dell’associazione Canapa Info Point ha riscosso un grande interesse, dimostrato dalla presenza di più di duecento visitatori di cui la più giovane di solo 3 mesi ed il più anziano con più di 80 anni.
Una festa che ha visto una bellissima partecipazione di famiglie, giovani e soprattutto di persone con barba e capelli grigi, a dimostrazione della stanchezza e dell’impossibilità nel sostenere ancora l’immagine distorta che è stata voluta dare in questi ultimi decenni dei consumatori di cannabis.
Abbiamo voluto dare una dimostrazione effettiva di come deve funzionare un Canapa Info Point, invitando la cittadinanza al confronto con i parlamentari, ricercatori scientifici e medici, legali preparati sull’argomento e con le testimonianze di chi, nel mondo della canapa, a vario titolo, ci vive e lo conosce per poter arricchire la conoscenza di un mondo perduto, con tutte le sue qualità e benefici che può apportare all’intera società.
Ma vogliamo usare questo spazio soprattutto per ringraziare il sen. Ciampolillo, l’on. Adriano Zaccagnini e la dott.ssa Annalisa Corrado per aver portato con i loro interventi il sostegno della parte politica sensibile al nostro progetto, l’on Civati che pur non essendo presente fisicamente ci ha sostenuto attraverso il sito di Possibile, la senatrice Paola Taverna, l’on Vittorio Ferraresi e i consiglieri del M5S del comune di Ciampino e Marino, che sono passati a trovarci e hanno visitato il Canapa Info Point esprimendo il loro apprezzamento, il dott. Barbagallo e il dott. Fagherazzi per le informazioni sulle qualità e i benefici della canapa nell’uso terapeutico, Alberto Sciolari dell’associazione Pazienti Impazienti Cannabis per aver portato alla conoscenza di tutti le contraddizioni e le incongruenze a cui i pazienti devono sottostare in mancanza di leggi chiare ed efficaci, gli avv.ti Simonetti e Miglio per averci spronato ad organizzarci in vista del pronunciamento della Consulta, l’amico Bernardini che con il suo Museo Itinerante della Canapa continua a stimolare la conoscenza su questa pianta, alle associazioni CanapAroma, Pikkanapa, Hemp Farm e BioCanapa, che hanno partecipato mettendo in mostra ed offrendo i prodotti del loro lavoro con la canapa, ma soprattutto vogliamo ringraziare le duecento persone che sono venute a festeggiare con noi, dimostrandoci che siamo ormai in tanti ad essere stanchi di vivere nascondendo il nostro stile di vita.
Stiamo ultimando i lavori di strutturazione del sito www.canapainfopoint.it ed in pochi giorni saremo in grado, attraverso i servizi del sito, di informare i nostri soci sulle prossime attività e dare quelle informazioni corrette sulla canapa a beneficio di tutti.
Nelle prossime settimane saremo in grado di aprire una sede distaccata in Puglia, Sicilia e Campania, mentre nei prossimi mesi è prevista la costituzione di una sede distaccata in Basilicata, Toscana, Liguria, Lombardia, Marche e Veneto.
Il lavoro di aggregazione dei consumatori consapevoli e responsabili è appena iniziato, vi invitiamo ad associarvi, per avere sempre più forza!
In ultimo ci è gradito presentare il lavoro teatrale “Ragazza in Erba” in programmazione dal 12 al 15 novembre presso il Teatro Studio Uno a Roma, una via artistica per promuovere l’antiproibizionismo.
Direttivo CIP
Il video completo degli interventi di presentazione è visionabile al seguente link:
Un doveroso ringraziamento anche a Radio Radicale per aver trasmesso in streaming l’evento.
giovedì 5 novembre 2015
mercoledì 4 novembre 2015
Stato-Regioni: arriva il «bugiardino» della Cannabis terapeutica
di Rosanna Magnano (da Il Sole-24 Ore Sanità n. 37/2015)
È in arrivo al Tavolo della Stato Regioni il testo del decreto che individua le funzioni di «Organismo statale per la Cannabis» in capo al ministero della Salute, previsto dagli articoli 23 e 28 della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, come modificata nel 1972. Con tanto di istruzioni per l’uso terapeutico e «bugiardino» con indicazioni ed effetti collaterali.
Uno step indispensabile per avviare un'attività di sorveglianza della durata di 2 anni che consentirà il monitoraggio della disponibilità delle preparazioni medicinali a base di Cannabis sul territorio nazionale, ai fini della continuità terapeutica dei pazienti in trattamento con prodotti finora importati e del trattamento di nuovi pazienti. Così come previsto dall’Atto di indirizzo per l'anno 2016 del ministero della Salute.
martedì 3 novembre 2015
COLUMBUS, Ohio (WANE) – Ohio voters could make history when they head to the polls Tuesday. Depending on the outcome of the election, Ohio could become the first state to legalize marijuana for both medical and recreational use in a single vote.
The decision comes down to votes on two issues, though. Issue 3 on the ballot led to the creation of Issue 2, which could keep Issue 3 from actually happening. It’s easy to see how this can get confusing, but here’s how it all breaks down.
Voting YES to Issue 3 would legalize marijuana and create 10 facilities across the state with exclusive commercial growing rights. The locations are spread out across Ohio and have big name investors including recording artist Nick Lachey and former NBA player and Indiana hoops legend Oscar Robertson.
Here is a list of the ten Ohio counties that would have marijuana growth, cultivation, and extraction (MGCE) facilities:
Licking
Hamilton
Lorain
Clermont
Lucas
Delaware
Summit
Butler
Franklin
Stark
If Issue 3 passes, monopolies would be come legal immediately and marijuana would become legal 30 days after the election.
To read more about Issue 3, click here.
“Marijuana consumption and purchasing and growing is happening now, and we need to recognize that. Those are dollars that are leaving the state. These are dollars that aren’t taxed. This is product that is unregulated. We are certainly better off to directly address the issue of medical marijuana in this case and then also bring the benefit of jobs, regulations, and taxation to a market that is currently in the shadows,” Jennifer Redman with ResponsibleOhio said.
Because the growing sites are limited to only ten locations, some state lawmakers consider that to be a monopoly and created Issue 2 as a response. Voting YES to Issue 2 would likely kill Issue 3 because it would stop the growing sites.
To read more about Issue 2, click here.
“We in the legislature did not feel that people should be able to hijack our constitution and develop monopolies,” Representative Tony Burkley said. “No matter what your opinion is on marijuana, to have a monopoly spelled out in the Ohio constitution is just crazy. It’s like saying that the only cars that can be sold in Ohio are General Motors. I mean that’s basically what they’re saying.”
Issue 3 supporters said the sites don’t form a monopoly because they could add more if the demand grows. They also have plans to take sites away if they don’t follow the rules or meet the quality requirements put in place.
“It’s not a monopoly at all. It’s just a regulated industry,” Redman said. “It will bring thousands of jobs to Ohio. It will be regulated and tested marijuana so consumers know what they’re putting into their bodies. It will bring millions of dollars in annual tax revenue for our counties, townships, and municipalities.”
“I don’t really think that’s a valid argument. They talk about adding or subtracting and in all reality, I don’t think that will ever happen. They may expand it if there are people willing to cough up the money, but I don’t think that’s really a valid argument with the way the wording of the Issue 3 is,” Burkley said. “They always say well, you can always change that later and there’s opportunities for more people to come in, but by that time, issues are not that easy to get approved in Ohio so that theory is not an accurate one in my opinion.”
Issue 3 supporters said legalizing marijuana for anyone 21 years or older is a safe and smart move.
“We are asking Ohioans to make the adult choice and to bring this out of the shadows into light and to really benefit Ohio with the jobs, the money, and the regulation that it needs,” Redman said.
However, those for Issue 2 argue Issue 3 supporters are only focusing on the financial impact and not the potentially harmful health consequences.
“We talk about heroin epidemics in Ohio and across the nation actually and if you talk to many of them, that’s where they started out was marijuana. I’m not saying marijuana is a gateway drug, but it just gets them on the path of stimulation by chemical means, and it’s just not a good situation,” Burkley said. “Most of the people that would have to deal with the consequences of the passage of Issue 3 are definitely against it. Even the medical profession views this as not the way to go when it comes to even medical marijuana. There are far more people that have to deal with the repercussions that are opposed to Issue 3 instead of those that are promoting it.”
Regardless of Tuesday’s outcome, people on both sides said it’s likely the issues will turn into lawsuits and go to court.
“I think that’s eventually going to end up in the court, which is really not a place where the voters really want that to happen and it’s just unfortunate,” Burkley said.
NewsChannel 15’s sister station WDTN put together the following breakdown of what each vote could mean:
1.) I want marijuana legalized.
Vote No on 2 and Yes on 3.
Vote ‘No’ on Issue 2 means you do not want to prohibit a monopoly (this then does not prohibit ResponsibleOhio’s amendment, which is considered a monopoly by the state)
Vote ‘Yes’ on Issue 3 means you want to legalize marijuana
2.) I do not want marijuana legalized.
Vote Yes on 2 and No on 3.
Vote ‘Yes’ on Issue 2 means you want to prohibit a monopoly (this then prohibits ResponsibleOhio’s amendment, which is considered a monopoly by the state)
Vote ‘No’ on Issue 3 means you do not want to legalize marijuana
3.) I want marijuana legalized, and I want to prohibit economic monopolies.
Vote Yes on 2 and Yes on 3.
Vote ‘Yes’ on Issue 2 means you want to prohibit a monopoly (this then prohibits ResponsibleOhio’s amendment, which is considered a monopoly by the state)
Vote ‘Yes’ on Issue 3 means you want to legalize marijuana
Voting like this creates a roadblock to ResponsibleOhio’s plans since the outcome of Issue 2 goes into effect immediately and therefore prohibits a monopoly and the state considers ResponsibleOhio’s a monopoly.
4.) I do not want marijuana legalized, and I do not want to prohibit a monopoly.
Vote No on 2 and No on 3.
Vote ‘No’ on Issue 2 means you do not want to prohibit a monopoly (this then does not prohibit ResponsibleOhio’s amendment, which is considered a monopoly by the state)
Vote ‘No’ on Issue 3 means you do not want to legalize marijuana
Voting like this does not legalize marijuana, but it does allow for economic monopolies. The outcome of Issue 2 goes into effect immediately, and so economic monopolies would be legal in Ohio.
The decision comes down to votes on two issues, though. Issue 3 on the ballot led to the creation of Issue 2, which could keep Issue 3 from actually happening. It’s easy to see how this can get confusing, but here’s how it all breaks down.
Voting YES to Issue 3 would legalize marijuana and create 10 facilities across the state with exclusive commercial growing rights. The locations are spread out across Ohio and have big name investors including recording artist Nick Lachey and former NBA player and Indiana hoops legend Oscar Robertson.
Here is a list of the ten Ohio counties that would have marijuana growth, cultivation, and extraction (MGCE) facilities:
Licking
Hamilton
Lorain
Clermont
Lucas
Delaware
Summit
Butler
Franklin
Stark
If Issue 3 passes, monopolies would be come legal immediately and marijuana would become legal 30 days after the election.
To read more about Issue 3, click here.
“Marijuana consumption and purchasing and growing is happening now, and we need to recognize that. Those are dollars that are leaving the state. These are dollars that aren’t taxed. This is product that is unregulated. We are certainly better off to directly address the issue of medical marijuana in this case and then also bring the benefit of jobs, regulations, and taxation to a market that is currently in the shadows,” Jennifer Redman with ResponsibleOhio said.
Because the growing sites are limited to only ten locations, some state lawmakers consider that to be a monopoly and created Issue 2 as a response. Voting YES to Issue 2 would likely kill Issue 3 because it would stop the growing sites.
To read more about Issue 2, click here.
“We in the legislature did not feel that people should be able to hijack our constitution and develop monopolies,” Representative Tony Burkley said. “No matter what your opinion is on marijuana, to have a monopoly spelled out in the Ohio constitution is just crazy. It’s like saying that the only cars that can be sold in Ohio are General Motors. I mean that’s basically what they’re saying.”
Issue 3 supporters said the sites don’t form a monopoly because they could add more if the demand grows. They also have plans to take sites away if they don’t follow the rules or meet the quality requirements put in place.
“It’s not a monopoly at all. It’s just a regulated industry,” Redman said. “It will bring thousands of jobs to Ohio. It will be regulated and tested marijuana so consumers know what they’re putting into their bodies. It will bring millions of dollars in annual tax revenue for our counties, townships, and municipalities.”
“I don’t really think that’s a valid argument. They talk about adding or subtracting and in all reality, I don’t think that will ever happen. They may expand it if there are people willing to cough up the money, but I don’t think that’s really a valid argument with the way the wording of the Issue 3 is,” Burkley said. “They always say well, you can always change that later and there’s opportunities for more people to come in, but by that time, issues are not that easy to get approved in Ohio so that theory is not an accurate one in my opinion.”
Issue 3 supporters said legalizing marijuana for anyone 21 years or older is a safe and smart move.
“We are asking Ohioans to make the adult choice and to bring this out of the shadows into light and to really benefit Ohio with the jobs, the money, and the regulation that it needs,” Redman said.
However, those for Issue 2 argue Issue 3 supporters are only focusing on the financial impact and not the potentially harmful health consequences.
“We talk about heroin epidemics in Ohio and across the nation actually and if you talk to many of them, that’s where they started out was marijuana. I’m not saying marijuana is a gateway drug, but it just gets them on the path of stimulation by chemical means, and it’s just not a good situation,” Burkley said. “Most of the people that would have to deal with the consequences of the passage of Issue 3 are definitely against it. Even the medical profession views this as not the way to go when it comes to even medical marijuana. There are far more people that have to deal with the repercussions that are opposed to Issue 3 instead of those that are promoting it.”
Regardless of Tuesday’s outcome, people on both sides said it’s likely the issues will turn into lawsuits and go to court.
“I think that’s eventually going to end up in the court, which is really not a place where the voters really want that to happen and it’s just unfortunate,” Burkley said.
NewsChannel 15’s sister station WDTN put together the following breakdown of what each vote could mean:
1.) I want marijuana legalized.
Vote No on 2 and Yes on 3.
Vote ‘No’ on Issue 2 means you do not want to prohibit a monopoly (this then does not prohibit ResponsibleOhio’s amendment, which is considered a monopoly by the state)
Vote ‘Yes’ on Issue 3 means you want to legalize marijuana
2.) I do not want marijuana legalized.
Vote Yes on 2 and No on 3.
Vote ‘Yes’ on Issue 2 means you want to prohibit a monopoly (this then prohibits ResponsibleOhio’s amendment, which is considered a monopoly by the state)
Vote ‘No’ on Issue 3 means you do not want to legalize marijuana
3.) I want marijuana legalized, and I want to prohibit economic monopolies.
Vote Yes on 2 and Yes on 3.
Vote ‘Yes’ on Issue 2 means you want to prohibit a monopoly (this then prohibits ResponsibleOhio’s amendment, which is considered a monopoly by the state)
Vote ‘Yes’ on Issue 3 means you want to legalize marijuana
Voting like this creates a roadblock to ResponsibleOhio’s plans since the outcome of Issue 2 goes into effect immediately and therefore prohibits a monopoly and the state considers ResponsibleOhio’s a monopoly.
4.) I do not want marijuana legalized, and I do not want to prohibit a monopoly.
Vote No on 2 and No on 3.
Vote ‘No’ on Issue 2 means you do not want to prohibit a monopoly (this then does not prohibit ResponsibleOhio’s amendment, which is considered a monopoly by the state)
Vote ‘No’ on Issue 3 means you do not want to legalize marijuana
Voting like this does not legalize marijuana, but it does allow for economic monopolies. The outcome of Issue 2 goes into effect immediately, and so economic monopolies would be legal in Ohio.
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