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giovedì 6 aprile 2017

02 aprile 2017

La discussione della legge è ripresa, ma il testo rischia di essere annacquato. Tra calcoli politici e resistenze del fronte cattolico, Cecconi, presidente di Ascia, spiega perché la cannabis nel nostro Paese è destinata a rimanere un tabù.

di Attilio De Alberi

In Parlamento è da poco ripreso l’esame della legge sulla legalizzazione delle droghe leggere. Ormai è dal maggio del 2013 che si prova a modificare la legislazione sulla cannabis sia per quanto riguarda la coltivazione e l’uso personale per “motivi ricreativi” sia per motivi medici e terapeutici. L’iter è stato così lungo, e rischia continuare a esserlo, a causa dell’ostruzionismo dell’ex-Ncd, ora Alternativa Popolare. La legge era infatti approdata in Aula lo scorso 25 luglio per poi essere rimandata in commissione.

PD TENTATO DAL COMPROMESSO. Favorevoli sono la maggioranza del Pd (al cui interno resiste però una fronda contraria), il M5s e Sinistra italiana. Forza Italia è divisa, con un certo numero di esponenti possibilisti. Nettamente contrari Lega Nord e Fratelli d’Italia. Quindi, teoricamente, la legge avrebbe i numeri per passare. Ma il Pd sembra esser pronto al compromesso per non minare le sue alleanze, alfaniani in primis. Intanto l’Italia rimane indietro sulla legalizzazione della cannabis, almeno rispetto ad altri Paesi europei come Spagna, Belgio, Olanda, Inghilterra, Svizzera e Portogallo.


L’IPOCRISIA DIETRO L’ERBA. Per Giancarlo Cecconi, fondatore e presidente di Ascia, l’Associazione per la Sensibilizzazione alla Canapa autoprodotta in Italia, nata nel 2010 ai tempi della legge fortemente proibizionista Fini-Giovanardi, il problema è sia politico sia ideologico. Senza contare il pregiudizio prevalentemente cattolico nei confronti della cannabis. «Alla fine», spiega Cecconi a Lettera43, «dietro tutto questo c’è una grande ipocrisia».

DOMANDA. A che punto è esattamente l’iter parlamentare sulla legge per la legalizzazione delle droghe leggere?
RISPOSTA. Finalmente la legge è ritornata in commissione Giustizia: questo vuol dire che comincerà la trafila di audizioni, modifiche e accorpamenti vari per poi arrivare in Aula ed essere discussa.

D. Si può prevedere quando arriverà in Aula?
R. Temo sia azzardato fare delle previsioni precise.

D. La maggiore opposizione arriverà dagli alfaniani di Alternativa Popolare…
R. Qui sta il nodo politico: l’opposizione al disegno di legge arriva dalla componente più dichiaratamente cattolica ed è trasversale perché comprende anche una parte del Pd e di Forza Italia. La stessa componente che la fa da padrona in tutte le battaglie per i diritti civili.

D. Cosa si aspetta Ascia?
R. La situazione mi pare chiara: passerà la cannabis terapeutica in nome di una forma di pietas, appunto cattolica, ma continueranno a venire penalizzati gli altri usi.

D. Eppure, almeno stando a uno studio australiano, la cannabis distrugge meno neuroni dell’alcol…
R. È una delle contraddizioni che stiamo cercando di evidenziare da almeno un decennio.

D. In che senso?
R. Crediamo sia necessaria un’educazione a livello sociale per guidare e moderare l’uso non solo della cannabis, ma anche dell’alcol e del tabacco.

D. È possibile?
R. Certo: il tasso di alcolismo, per esempio, è sceso notevolmente rispetto agli Anni 50, proprio grazie a decenni di educazione e prevenzione.

D. Una politica simile potrebbe essere applicata anche all’uso della cannabis?
R. Sì, e questo è uno dei punti fermi della nostra azione: non basta legalizzare la cannabis, bisogna educare i cittadini al suo uso.

D. Quanto pesa la cultura cattolica nel ritardo italiano?
R. Parecchio. Nella cultura cattolica, per esempio, il vino è considerato il sangue di Cristo e quindi è accettato. La cannabis invece no, anche se 2 miliardi e mezzo di persone nel mondo la usano per motivi religiosi e spirituali. Alla fine questa è una forma di fondamentalismo.

D. Anche un Papa illuminato come Francesco sembra seguire questa linea.
R. Sì, e infatti poco tempo fa ha lanciato l’ennesimo anatema contro la legalizzazione

D. La coltivazione della canapa a uso industriale però è stata legalizzata.
R. Sì, stiamo parlando di canapa senza Thc e questo, bisogna ammetterlo, è un passo avanti. La nostra associazione ha recentemente distribuito piante di canapa in una Fiera organizzata a Roma.

D. Dietro il traffico delle droghe leggere c’è la mafia. Lo stesso Raffaele Cantone ha bocciato il proibizionismo. Cosa ne pensa?
R. È ovvio che la mafia ha tutto l’interesse a mantenere illegale l’uso e il commercio di queste sostanze: stiamo parlando di un traffico sommerso di diversi miliardi. Questo ormai l’hanno capito in tantissimi, tra cui lo stesso sindacato della Polizia.

D. A livello penale va detto che l’assunzione di cannabis non è più illegale.
R. Sì, ma ne è vietata la coltivazione: ed è su questo che il traffico delle mafie fiorisce, proprio perché l’assuntore di questa sostanza continua a non poterla comprare legalmente o coltivarla. Ripeto: la legalizzazione a 360 gradi, insieme con una seria campagna di educazione renderebbe tutto più semplice e più sano.

D. E lo Stato ci potrebbe persino guadagnare. In Colorado, per esempio, dove la cannabis è legale, nelle casse pubbliche arriva 1 miliardo di dollari l’anno in tasse.
R. Non mi sorprende: in Italia si stima che, se ci fosse la legalizzazione, lo Stato potrebbe incassare tra i 5 e i 7 miliardi di euro.

D. E cosa dice l’Europa?
R. La posizione è sempre la stessa: ogni Stato può legiferare autonomamente anche calpestando i diritti civili.


fonte: http://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2017/04/02/cannabis-cecconi-boicottare-la-legalizzazione-e-da-fondamentalisti/209596/

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