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mercoledì 11 novembre 2015

Giustizia: depenalizzazione, non c'è accordo politico, l'attuazione è a rischio

Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2015

Manca ormai solo una settimana alla scadenza della delega, ma il destino della depenalizzazione dei reati minori è ancora politicamente appeso al filo di un accordo che finora non c'è stato, soprattutto sul reato di immigrazione clandestina (già bocciato dall'Ue) e su quello di coltivazione, senza autorizzazione, di piante da cui si estraggono sostanze stupefacenti, oltre che sul reato di disturbo del riposo delle persone.

Le relative norme di depenalizzazione messe a punto dal ministero della Giustizia e portate la settimana scorsa al pre-consiglio dei ministri sono state infatti stralciate dal testo e rimesse alla decisione politica del Consiglio dei ministri, in una seduta ancora da definire. Che, però, dovrà tenersi entro martedì 17 novembre, altrimenti la delega scadrà, com'è già avvenuto per quella sulle pene alternative al carcere. Allora come ora, il governo è diviso e teme "l'impopolarità" di queste misure e dell'opposizione più demagogica, come quella leghista e del centrodestra.

Fino a ieri non c'erano stati neanche incontri di maggioranza per arrivare a un accordo. La voce si è diffusa negli uffici giudiziari che, dal profondo Sud al profondo Nord, sono in fibrillazione. Anche perché, confidando nell'attuazione della legge delega da parte del governo, da tempo hanno congelato (d'accordo con la difesa) centinaia di migliaia di procedimenti relativi ai reati da depenalizzare (soprattutto immigrazione clandestina e omesso versamento di ritenute previdenziali fino a 10mila euro) rinviandoli a dopo l'approvazione dei decreti legislativi.

Che, se dovessero saltare in tutto o in parte, rovescerebbero quei procedimenti sulle spalle degli uffici, con conseguenze pesanti sui carichi di lavoro e sulla durata dei processi. Sarebbe un "colpo mortale", fanno sapere dai moltissimi uffici di Procura e Tribunale, considerando "assurda" la frenata del governo su questi reati minori laddove nessuna frenata c'è stata, invece, per la depenalizzazione dei reati tributari, come l'omesso versamento Iva fino a 250mila euro. Lo scontro politico, però, non riguarderebbe la norma che depenalizza l'omesso versamento di ritenute fiscali, rimaste nel testo che approderà al Consiglio dei ministri.

Una norma "giusta", sempre secondo gli uffici giudiziari, perché oggi il reato costringe a condanne detentive irrisorie, di due mesi o poco più, al termine di un procedimento che dura tre gradi di giudizio per un mancato pagamento di fatto già accertato dall'Inps. Laddove, con la depenalizzazione, oltre a risparmiare tempo e risorse, scatterebbe una (più rapida) sanzione amministrativa tra 10mila e 50mila euro, a meno che il datore di lavoro non versi le omesse ritenute entro 3 mesi dalla contestazione.

Al di sopra dei 10mila euro, invece, resterebbe il reato, punito con 3 anni di reclusione e 1.000 euro di multa. Lo scontro politico ha esclusivamente una carica simbolica perché riguarda due temi - immigrazione e droghe - di forte valenza populista. Quanto all'immigrazione clandestina, lo schema di decreto predisposto dalla Giustizia prevedeva l'abrogazione secca del reato (punito con una multa) e lasciava sopravvivere la procedura amministrativa di espulsione.

Già la Corte Ue aveva bacchettato l'Italia ritenendo che il reato di clandestinità sia contrario alle direttive europee perché non garantisce l'obiettivo dell'effettiva espulsione dello straniero. Tant'è che la relativa norma viene spesso disapplicata anche se, rimanendo il reato formalmente in vita, i migranti spesso si ritrovano indagati con gli scafisti per reato connesso.

Una bizzarria, tanto più che nel frattempo la giurisprudenza ha cancellato sia l'aggravante di clandestinità (che aggravava qualunque reato commesso dallo straniero semplicemente perché "clandestino") sia la responsabilità penale dello straniero che, entrato in Italia clandestinamente e destinatario di un foglio di via per lasciare il Paese, rimanesse nel territorio italiano.

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