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mercoledì 18 novembre 2015

Depenalizzazione cannabis: il governo manca un’opportunità

Il Consiglio dei Ministri esclude dalle depenalizzazioni il mancato rispetto dell’autorizzazione per coltivazione di piante di cannabis. Parrebbe che Angelino Alfano si sia fortemente opposto alla sua depenalizzazione, convicendo il Primo Ministro Renzi in tal senso.
La scelta di escludere dalla depenalizzazione le condotte relative alla coltivazione di cannabis per uso personale si contrappone alla più recenti indicazioni della Relazione della Direzione Nazionale AntiMafia. Infatti, secondo la Direzione Nazionale AntiMafia, si sarebbe dovuto riconoscere il fallimento delle politiche repressive (e depenalizzare la materia) e trattare i cannabinoidi alla stregua di sostanze come alcool e tabacco: ovvero consumabili con criterio e il cui abuso è nocivo, chiedendo di porre fine alla criminalizzazione di una sostanza e di chi ne fa uso, dirottando su altre priorità l’impegno delle forze dell’ordine.
Di altro avvisto, evidentemente, è stato Il Consiglio dei Ministri che ha licenziato due schemi di decreto legislativo, nell’ambito dell’esercizio della legge delega 67/2014 che ora saranno esaminati dalle commissioni parlamentari per i relativi pareri per poi tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva, che riguardano norme in materia di depenalizzazione e norme che abrogano reati e introducono illeciti con sanzioni pecuniarie civili. L’obiettivo della riforma è quello di costruire una sanzione più efficace ed effettiva nei confronti di illeciti di più scarsa offensività, producendo entrate che vengono effettivamente incassate dallo Stato e risparmi per i costi dei tanti procedimenti penali. Verranno ricondotti in illeciti amministrativi, e saranno dunque puniti solo con una multa, illeciti civili come l’ingiuria, il furto del bene da parte di chi ne è comproprietario e l’appropriazione di cose smarrite, l’uso di scritture private falsificate e la distruzione di scritture private e l’omesso versamento delle somme trattenute dal datore di lavoro come contribuiti previdenziali e assistenziali e a titolo di sostituto di imposta, se l’importo non supera 10mila euro annui.
Esprimiamo il nostro disappunto nel constatare come la coltivazione di cannabis per uso personale non sia rientrata in questo decreto e come l’operato della Direzione Nazionale AntiMafia sia stato disatteso.
E’ l’esatto contrario da ciò che ci si dovrebbe aspettare da un’azione razionale da parte del Consiglio dei Ministri.

Depenalizzazione cannabis: il governo manca un’opportunità

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