La cannabis legale e i dubbi di chi difende, in modo anche velato, un proibizionismo sconfitto dalla storia.
Nei giorni in cui sta sviluppandosi nelle sedi parlamentari il progetto di legge antiproibizionista sulla cannabis, voluto dall’Intergruppo fondato da Benedetto Della Vedova, stanno emergendo (come anche giusto che sia) alcune voci contrarie o perplesse, verso la legalizzazione delle droghe leggere. Da argomentazioni che potremmo definire ‘benaltriste’, passando per dubbi di tipo sociologico e le immancabili disamine economiche volte a frenare gli entusiasmi per il gettito fiscale. Comunque la si guardi, appare chiaro che per tanti politici e personaggi pubblici italiani è ancora inconcepibile considerare l’estensione dei diritti civili, una ricchezza e una risorsa in quanto tale. Il popolo, sul tema delle droghe leggere legali, è pronto da almeno 22 anni, ovvero dal referendum proposto dai Radicali in cui si chiedeva la depenalizzazione dei reati connessi all'uso personale della cannabis e dei suoi derivati. Il popolo accolse tale istanza ma la politica ha sistematicamente ignorato tutto ciò.
Il ‘benaltrismo’
Legalizzazione è maggiore sicurezza
L’economia non è tutto
C’è chi ha messo in dubbio l’efficacia della legalizzazione da un punto di vista economico, sottostimando il gettito fiscale e gli introiti generati. Senza entrare nel merito di cifre opinabili perché stime riguardanti un traffico che neppure dovrebbe esistere, è sufficiente utilizzare le parole di Benedetto Della Vedova che, su Linkiesta, ha spiegato come il versante economico non sia la causa del provvedimento ma una sua conseguenza. I diritti, insomma, sono già un valore in sè perché, per dirla all’americana, generano felicità. E pazienza se questa non è nelle rilevazioni economiche.
Nessun commento:
Posta un commento