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domenica 3 febbraio 2013

Una nuova lettera al direttore

Egregio direttore, vorrei trarre spunto da due articoli della Gazzetta per riportare l'attenzione dei cittadini parmigiani su un tema sempre sottovalutato, sempre trattato con superficialità, difficilmente affrontato con
pacato distacco per semplice ipocrisia.
Gli articoli riguardano il caso della ragazza che è uscita dal tunnel della tossicodipendenza e l' evasione dal carcere di due detenuti.
L' articolo sulla ragazza tossicodipendente, alla quale va tutto il mio sostegno, mi ha colpito per la retorica giornalistica tipica della serie "cronache del tossicodipendente" degli anni '80 (senza che il giornalista abbia mosso una riflessione sull' efficacia dell' approccio punitivo nei confronti dei consumatori di sostanze psicotrope dagli anni 80 ad oggi, nè scendendo nel merito della effettiva capacità di riduzione del consumo di stupefacenti di questa politica). Mi ha colpito anche l' enfasi mostrata per la serie di luoghi comuni che caratterizzano la via crucis della tossicodipendenza  dall' inizio con gli spinelli, all' escalation di sostanze, alla morte dei cari (cosa purtroppo comune a chiunque abbia a che fare con le droghe pesanti, sia per chi è tossicodipendente, sia per i familiari loro accanto), al carcere.
Il secondo articolo, quello dell' evasione, mi ha colpito per l' allarme del Sappe, sulle condizioni delle carceri italiane e come una riforma sia necessaria per superare l' emergenza nella quale ci troviamo.
Un sottile filo rosso collega i due articoli: l' emergenza carceri, sottolineata dall' intervento del Sappe, e l' inadeguatezza della politica di repressione sugli stupefacenti come strumento per evitare la diffusione di sostanze illegali e gli effetti perversi che la proibizione delle sostanze ha sulla società civile, manifestatasi con il sovraffollamento delle carceri e le conseguenze che ciò comporta.
L' appello del Sappe non è il primo: già ad ottobre 2012, Donato Capece, segretario del sindacato di polizia, riferiva come 'Nelle carceri italiane piu' del 25% circa dei detenuti e' tossicodipendente e anche il 20% degli stranieri ha problemi di droga.' Capece continuava sottolineando come, fatti di cronaca dimostravano che la droga riesce comunque ad entrare nelle carceri. Questo spesso accade per evitare inutili torture da crisi di astinenza ai detenuti tossicodipendenti.
E' la prima volta che si solleva un appello all' indirizzo di una revisione dell' approccio sul tema tossicodipendenza? Nel 2006 a più di un anno dall' approvazione del decreto Fini-Giovanardi, l' unione delle camere penali si lamentò dell' “immobilismo sul tema tossicodipendenza”: “da un lato la logica ideologica e punitiva della legge Fini Giovanardi continua inspiegabilmente a dispiegare i suoi effetti criminogeni, dall' altro il timido tentativo di modifica delle tabelle sulle quantità delle sostanze ha subito un brusco arresto.” Così recitava un documento dell' Osservatorio carceri Ucpi (unione camere penali italiane) oltre 6 anni fa.
In questo arco di tempo tutto è peggiorato. Le carceri si sono riempite di tossicodipendenti, la situazione nelle carceri è peggiorata ed è peggiorata la condizione di lavoro della polizia penitenziaria e le risorse economiche per fare fronte a questa emergenza sono sempre meno, con il risultato di una minore sicurezza per i cittadini.
A Parma, i risultati tragici di questa politica perversa, "ideologica e punitiva", sono ancora più evidenti anche alla luce delle politiche sulla sicurezza della precedente giunta; sono ormai evidenti le uniche motivazioni che hanno portato i militari in città e a fare dichiarare all' ex sindaco Vignali parole come "la droga è il cancro della città", nonostante gli scandali successivamente emersi: pura propaganda politica volta ad accogliere consenso, senza alcun interesse alla reale garanzia della tutela dei cittadini.
Tornando ai due articoli sopra menzionati, mi ha stupito come il giornalista abbia ignorato l' inefficacia del carcere per "combattere" la tossicodipendenza e la diffusione di stupefacenti in 40 anni e come l' assenza di supporto da parte della comunità sia stata fonte di fallimento delle politiche di recupero; questa assenza di supporto è il frutto dell' isolamento che il decreto Fini Giovanardi (sul quale è stato sollevata la questione di illegittimità costituzionale) ha voluto creare attraverso lo "stigma sociale" da attribuire alle persone in difficoltà per dipendenze da stupefacenti, dichiarata in più documenti firmati Dipartimento per le politiche antidroga.
A fronte di questi risultati disastrosi, nonostante il passare degli anni e il peggiorare della situazione, esisterebbero soluzioni. Un cambio di rotta sarebbe possibile.
All' attuale giunta, in più occasioni, tra assemblee pubbliche e incontri del movimento 5 stelle, più volte sono state portati all' attenzione nuovi approcci per affrontare il problema. Anche alla minoranza, in un assemblea pubblica sulla sicurezza di Parma Unita, è stato portato all' attenzione la necessità di una nuova direzione da intraprendere. Anche da un punto di vista sanitario, l' attenzione è stata portata a membri delle istituzioni, come il prefetto, durante un assemblea pubblica indetta dal Rotary club sul tema della sanità; la necessità di un nuovo approccio che sappia garantire efficacia ed efficienza anche da un punto di vista di reperimento delle risorse finanziarie per garantire maggiore sicurezza attraverso la distribuzione di cannabis terapeutica nelle farmacie è una realtà perseguibile. A tutto questo è sempre seguito un imbarazzante silenzio della classe dirigente italiana, "vecchia" e "nuova", uno scarso interesse di difficile motivazione alla luce delle problematiche evidenti.
Vorrei dunque rivolgere una domanda ai cittadini di Parma: siete contenti della situazione in cui siamo e di come ci siamo arrivati? Siete contenti dell' immobilismo e dei suoi effetti?

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