All'attenzione del Primo Ministro Matteo Renzi,
Il Governo da Lei presieduto è in carica da un anno. Nessuna direzione in materia di politiche sugli stupefacenti è stata ancora presa. Oggi, è giustificato questo attendismo?
Un anno fa la corte di cassazione ha dichiarato incostituzionale il decreto Fini Giovanardi che inaspriva le pene anche per chi, semplicemente, deteneva piccole dosi di stupefacenti. I risultati di 8 anni di pressione punitiva sui consumatori di stupefacenti sono stati un'aumento delle incarcerazioni e l'esplosione del sovraffollamento carcerario.
Di recente, il primo Presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, ha lapidariamente emesso un inequivocabile giudizio sulla precedente normativa: "La Fini-Giovanardi non ha prodotto alcuna contrazione dei reati in materia di droghe". Il giudizio non si ferma qui: "La gravità della sanzione non assicura un'effetto di deterrenza, sicché appare criticabile la tendenza del legislatore a inasprire continuamente le pene detentive".
E' di pochi giorni fa la relazione della Direzione Nazionale Antimafia 2014 che si è espressa sottolineando "l'oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo" nella riduzione della domanda e dell'offerta di stupefacenti, rimandando al legislatore la possibilità di "valutare se, in un contesto di più ampio respiro (ipotizziamo, almeno, europeo, in quanto parliamo di un mercato oramai unitario anche nel settore degli stupefacenti) sia opportuna una depenalizzazione della materia".
"In un contesto di più ampio respiro", le esigenze di politica interna Italiana, rendono più stringente una maggiore efficienza dell'impiego delle forze dell'ordine per garantire la sicurezza della nazione. Prendere in considerazione le voci della magistratura e dei tutori dell' ordine, richiede, ora, una nuova capacità da parte della politica di soddisfare le esigenze della società utilizzando una nuova chiave interpretativa.
La società oggi chiede risposte concrete e si pone come interlocutore attivo proponendo nuove soluzioni alla politica. Così la raccolta di firme del quartiere del Pigneto a Roma, per la legalizzazione dei Cannabis Social Club per contrastare concretamente lo spaccio indiscriminato, diventa una voce autorevole da considerare con attenzione.
Anche il diritto alla salute, oggi, acquista un nuovo ruolo nella ridefinizione delle politiche sugli stupefacenti. Il Governo ha predisposto un progetto di collaborazione con lo Stabilimento chimico farmaceutico di Firenze per la produzione di 100 kg di di cannabis, a pieno regime, per la fine del 2016. Sebbene il progetto sia un passo in avanti nel riconoscimento dell'impiego della cannabis in medicina, c'è il rischio che questo progetto renda l'impegno del Governo insufficiente.
"In un contesto di più ampio respiro", in questo caso guardando al di là dell' Atlantico e per la precisione in Colorado, stato che ha legalizzato la vendita, produzione e distribuzione di cannabis per i maggiori di 21 anni e per scopi terapeutici, risulta evidente una sproporzione tra i numeri della produzione di cannabis terapeutica Italiana e quella che potrebbe essere la reale domanda stimata nella nostra nazione. In Italia, a fronte di circa 60 milioni di abitanti, lo stato si impegnerà a produrre 100 kg di cannabis all'anno, a pieno regime produttivo, entro due anni.
La produzione di cannabis del piccolo stato di 5 milioni di abitanti del Nord America è stata di 74 tonnellate, di cui ben 55 tonnellate sono state destinate per scopo medico. Se uno stato di 5 milioni di abitanti ha avuto la necessità di coprire la domanda interna con 55 tonnellate di cannabis per i malati, come spera, l'Italia, di soddisfare anche solo sufficientemente, le esigenze di una popolazione dieci volte superiore a quella del Colorado con una produzione pari a 100 kg, che entrerà a pieno regime tra due anni?
Ad oggi il Governo non ha ancora espresso una direzione, ma l'iniziativa di un gruppo interparlamentare promossa dal sottosegretario Benedetto Della Vedova è un grande segno di maturità politica; è un tema trasversale che non ha colore, ma che deve mirare all'interesse dell'Italia e dei cittadini e a cui è auspicabile, i parlamentari, aderiscano in massa. E' giunto il tempo di una riforma complessiva della normativa sugli stupefacenti, come dimostrano i numerosi progetti di legge che giacciono in Parlamento, ma la natura e i malati hanno tempi diversi dai tempi politici.
Introdurre i Cannabis Social Club non è solo una questione di ordine sociale, ma anche di supporto alla produzione di cannabis per i malati. E' proprio nei Cannabis Social Club che possono essere coltivate e raccolte le varietà più adeguate alle esigenze dei malati sulla base delle necessità espresse direttamente, producendo la quantità effettivamente domanda, evitando la sottoproduzione o la sovrapproduzione. E' attraverso la collaborazione tra i Cannabis Social Club e gli istituti di ricerca universitari che si può attivare un circolo virtuoso nella ricerca sulla cannabis e nella creazione di nuovi posti di lavoro.
L'Italia ha poco più di un mese affinchè il Governo prenda una tempestiva posizione. L'Italia ha un mese per reintrodurre un'antica coltura della Nostra penisola ed evitare le cronache di arresi per piantine di canapa sui balconi o in giardini privati. L' Italia ha poco più di un mese per evitare che si perdano altri anni in un tira e molla fra sistema giudiziario e sistema penale in luogo di una mancata espressione della politica.
Questo mese è il tempo che ci separa dalle semine dei campi di una antica coltura che fa parte della tradizione Italiana; il tempo nel quale l'Italia deve introdurre i Cannabis Social Club. A sostegno dei malati, contro la diffusione incontrollata degli stupefacenti, a supporto di una maggiore efficienza del sistema giudiziario e penale e a supporto di un migliore impiego delle forze dell'ordine per la salvaguardia della sicurezza nazionale.