Onorevole Ministro Riccardi,
Vorrei portare
alla Sua attenzione alcune riflessioni riguardanti la relazione
sulle tossicodipendenze, recentemente
presentata al governo, e la Sua apertura ad un dibattito sulla
legalizzazione delle droghe leggere. I punti di maggiore interesse della
relazione sono due; i dati relativi alla
diminuzione dei consumi e le implicazione dell' attuale normativa nel
contrasto alla diffusione degli stupefacenti.
Se
"il
dato sui consumi di sostanza stupefacente indica che la tendenza alla
contrazione, in atto ormai da alcuni anni, puo' ritenersi
sostanzialmente confermata", come riportato nell'introduzione alla relazione,
cosa che ritengo non completamente verosimile,
l' unico motivo imputabile ad
un simile trend sarebbe quello della crisi economica e le scarse
disponibilità economiche della popolazione, perchè le attuali politiche
repressive sono del tutto inefficaci, controproduttive e dannose. Tra i
danni maggiori della politica
della repressione, svolta dall' approvazione del decreto fini-giovanardi
(che è bene ricordare, approvato senza discussioni in parlamento tra le
norme per la sicurezza sulle olimpiadi invernali tenutesi a Tornino), è
da menzionare il drammatico aumento del numero di tossicodipendenti
nelle carceri.
Si stima che un 30% della popolazione sia dietro le sbarre in violazione della legge "antidroga"; dati i numeri, con la semplice
conversione della pena di questi detenuti in percorsi di recupero, si
eliminerebbe il problema di sovraffollamento delle carceri. I danni del
decreto criminogeno fini-giovanardi non si esaurirebbero, però, con la
semplice conversione della pena per i tossicodipendenti dal carcere a
strutture di recupero; le spese legali per i processi e le tempistiche
di questi, generano e continueranno a generare ritardi nello svolgimento
dell' attività giudiziaria. Anche a seguito dei tagli del governo in
questa materia, i problemi sarebbero, dunque, lungi dall' essere risolti
se non si incide in maniera significativa sulla legge.
I dati sui sequestri di stupefacenti illegali del 2011 diffusi dalla polizia di stato sono eloquenti: su oltre
7 mila kg di stupefacenti illegali,
sono oltre 6 mila kg i sequestri riguardanti la cannabis. Da dove iniziare dunque una nuova politica sulle
sostanze stupefacenti che parta
dai livelli di pericolosità sociale delle sostanze, dalla loro diffusione e dalle evidenze scientifiche sulla loro pericolosità? Si deve partire dalla discussione della
legalizzazione della coltivazione per uso personale di cannabis.
Secondo Prevo.Lab dell'Osservatorio regionale dipendenze (Ored) della Lombardia il consumo
di cannabis nei prossimi tre anni risulterà stabile a fronte di un
aumento della "autocoltivazione" di cannabis. Per questo motivo, ora più
che mai che è presente un governo tecnico, sarebbe opportuno un dialogo
aperto, lontano dagli allarmismi tipici di certa politica ottusa,
desiderosa solo di voti attraverso infondato terrorismo psicologico.
In
Uruguay è stato presentato un disegno di legge
sulla legalizzazione della cannabis. In Italia, data la forte opposizione di alcune
minoranze tra la popolazione, sfortunatamente rappresentate come ex
maggioranza di governo, a politiche sulla legalizzazione della cannabis
(regolamentazione della vendita per i maggiorenni, regolamentazione
della produzione, magari attraverso rilascio di licenza per privati o
per collettivi), sarebbe opportuno che si inizi a parlare della
coltivazione per uso personale e approvare misure che alleggeriscano il
sistema giudiziario e penale e che possano liberare nuove risorse per il
paese.
Anche gli Stati Uniti, negli anni passati, hanno dimostrato una apertura verso i
dispensari di cannabis terapeutica. E' un peccato che l' attuale
amministrazione abbia però disilluso le aspettative di tolleranza nei
confronti dei distributori legali attraverso un aumento della
repressione,
in totale contrasto con quanto dichiarato ad inizio mandato, portando ad una maggiore attività della DEA negli
ultimi 5 anni di governo democratico che in otto di
amministrazione repubblicana, ignorando un
sempre maggiore consenso
sull' opportunità della distribuzione controllata della cannabis.
Nella direzione di una pericolosità sociale bassa della sostanza,
vanno anche i numerosi DDL regionali che si stanno diffondendo in Italia
sulla distribuzione di cannabis terapeutica, ma questo non basta. E'
necessario avviare un dialogo chiaro ed aperto e dare la possibilità di
esperessione anche a quelle voci che, per motivi di mera propaganda,
sono state tacciate o volutamente ignorate dal "Dipartimento
per la Propaganda antidroga"(il vero nome attribuibile all' acronimo DPA) negli ultimi anni di questa
triste e fallimentare "guerra alla droga".
Lettera aperta al Ministro Riccardi. Legalizzazione della cannabis: è ora di parlarne