Un'inchiesta
del New York Times ha rivelato che agenti della Dea americana (Drug
Enforcement Administration) e forze dell'ordine messicane hanno aiutato i
cartelli della droga messicani a riciclare denaro proveniente dal
traffico di droga, nel tentativo di infiltrarsi nel cartello. Il
quotidiano aveva pubblicato già lo scorso mese
dichiarazioni di agenti federali che, mantenendo l'anonimato, hanno
rivelato le operazioni di riciclaggio, e oggi ha fornito i dettagli di
una vicenda risalente al 2007. Oltre agli agenti, a essere coinvolti
sono il trafficante colombiano Harold Mauricio Poveda-Ortega, conosciuto
come "Il coniglio", accusato di aver fatto arrivare in messico 150
tonnellate di cocaina, e il leader di uno dei cartelli messicani, Arturo
Beltran Leyva, ucciso dagli agenti messicani nel corso di una
sparatoria nel 2009.
Secondo quanto si evince dai documenti redatti dal governo messicano per l'ordine di estradizione per il fornitore colombiano, arrestato nel 2010, l'operazione di riciclaggio farebbe parte di un piano per consentire a Dea e forze dell'ordine messicane di infiltrarsi nelle organizzazioni criminali e colpirle dal loro interno, risalendo al patrimonio dei cartelli e individuandone i leader.
L'indagine del New York Times rivela le varie fasi dell'operazione che si perpetuata per diversi anni. In alcuni casi gli agenti messicani si sono finti contrabbandieri per ritirare il denaro in Messico, scortati dalla Dea. Gli agenti americani trasportavano quindi il contante negli Stati Uniti a bordo di aerei del governo, per depositarlo nei conti correnti indicati dai trafficanti. Da questi conti il denaro veniva trasferito a compagnie che offrivano beni e servizi al cartello di turno. In altri casi erano direttamente gli agenti della Dea a presentarsi come riciclatori: ritiravano il contante negli Stati Uniti, lo depositavano in banca e poi lo facevano arrivare ai trafficanti in Messico.
La procedura condotta dagli agenti federali, che prevede operazioni illegali per combattere la criminalità, ha sollevato non poche polemiche. Prima di incastrare i responsabili e arrivare agli arresti, la Dea ha permesso ai cartelli di continuare le loro attività per mesi o addirittura per anni.
USA - La Dea ricicla i soldi dei narcos per infiltrarsi. Conferma
Secondo quanto si evince dai documenti redatti dal governo messicano per l'ordine di estradizione per il fornitore colombiano, arrestato nel 2010, l'operazione di riciclaggio farebbe parte di un piano per consentire a Dea e forze dell'ordine messicane di infiltrarsi nelle organizzazioni criminali e colpirle dal loro interno, risalendo al patrimonio dei cartelli e individuandone i leader.
L'indagine del New York Times rivela le varie fasi dell'operazione che si perpetuata per diversi anni. In alcuni casi gli agenti messicani si sono finti contrabbandieri per ritirare il denaro in Messico, scortati dalla Dea. Gli agenti americani trasportavano quindi il contante negli Stati Uniti a bordo di aerei del governo, per depositarlo nei conti correnti indicati dai trafficanti. Da questi conti il denaro veniva trasferito a compagnie che offrivano beni e servizi al cartello di turno. In altri casi erano direttamente gli agenti della Dea a presentarsi come riciclatori: ritiravano il contante negli Stati Uniti, lo depositavano in banca e poi lo facevano arrivare ai trafficanti in Messico.
La procedura condotta dagli agenti federali, che prevede operazioni illegali per combattere la criminalità, ha sollevato non poche polemiche. Prima di incastrare i responsabili e arrivare agli arresti, la Dea ha permesso ai cartelli di continuare le loro attività per mesi o addirittura per anni.
USA - La Dea ricicla i soldi dei narcos per infiltrarsi. Conferma
Notizia
10 gennaio 2012
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