L' attuale crisi economica ha reso l'
Italia un paese “economicamente vulnerabile”, ciò è accaduto a
causa dell'incapacità politica di comprendere, anticipare ed agire
in maniera attiva ed efficace per ridurre l' impatto della crisi
economica che sta colpendo, più che altri paesi europei, l' Italia.
Sono passate “due” repubbliche e il
risultato è stato il commissariamento della nostra nazione. In
questo periodo, la stessa “ignoranza”, intesa come mancanza di
conoscenze e competenze per affrontare una crisi prevedibile e
prevista, ha portato all'approvazione in sordina, a soli scopi
propagandistici, del decreto Fini-Giovanardi per contrastare la
diffusione di sostanze stupefacenti, nullificando un referendum
popolare contro la quantificazione minima di sostanze stupefacenti
detenibili.
Se il falso in bilancio è stato
depenalizzato (la sanzione per questo illecito può essere l' arresto
fino a 2 anni), se lo stupro, con una recente sentenza, può
prevedere pene diverse dal carcere, se l' associazione per delinquere
può essere punita con 10 anni di carcere, la coltivazione di una
pianta di cannabis, per scopo terapeutico, in Italia, può essere
punita con 6 fino a 20 anni di carcere.
Questo governo, che può contare su un
largo consenso popolare e che ha la possibilità di spiegare le
motivazioni delle proprie iniziative, ha una grossa opportunità:
quella di rendere la coltivazione di cannabis, per uso terapeutico,
più semplice.
L' attuale legislazione italiana
permette la coltivazione di cannabis sotto autorizzazione
ministeriale. L' art. 17 del Testo Unico sugli Stupefacenti prevede
infatti l' autorizzazione del ministero della sanità per “chiunque
intenda coltivare, produrre, fabbricare impiegare, importare,
esportare, ricevere per transito, commerciare a qualsiasi titolo o
comunque detenere per il commercio sostanze stupefacenti o psicotrope
“.
Alla luce del recente decreto “svuota
carceri”, bisogna, per necessità di cronaca, ricordare che circa
il 30% delle persone nelle carceri Italiane sono dietro le sbarre per
crimini legati in violazione del testo unico sugli stupefacenti o per
crimini legati allo stato di tossicodipendenza. Stando così le cose,
il decreto “svuota carceri”, senza un' appropriato intervento
legislativo per garantire una normalizzazione della vendita della
sostanza stupefacente più diffusa al mondo, la cannabis, rischierà
di sortire solo un effetto temporaneo di svuotamento delle patrie
galere e porterà ad un nuovo riempimento ed un ritorno alla
situazione precedente di emergenza delle carceri Italiane in breve
tempo.
Poiché questo governo sembra attento
ai messaggi che vuole trasmettere e le dimissioni del sottosegretario
alla presidenza del Consiglio Carlo Malinconico sono state dettate da
questa linea di serietà, sarebbero opportuni interventi anche in
materia di tossicodipendenza. In questo ambito le dimissioni
dell'attuale direttore del Dipartimento Antidroga, Dott. Giovanni
Serpelloni, sarebbero un segnale forte e ben promettente, un chiaro
segno di svolta per un veloce ed efficace cambio di normativa che
permetta accessi facilitati alla coltivazione di cannabis terapeutica
e un più snello rilascio delle licenze e autorizzazioni, al fine di
evitare un nuovo collasso del sistema carcerario italiano.
Gli effetti positivi di una svolta
nell' ambito del rilascio delle autorizzazioni ministeriali per la
coltivazione di cannabis terapeutica sono molteplici. Possibilità di
sviluppo economico sarebbero date dalla creazione di nuove
opportunità di ricerca ed impresa nel campo farmacologico per l'
impiego di cannabis e dei suoi principi attivi, come avviene già
negli USA, Israele, Olanda. Maggiori entrate sarebbero possibili a
seguito dell'introduzione del pagamento di una commissione per il
rilascio della licenza; questo provvedimento garantirebbe nuove
risorse economiche per il paese. Si assisterebbe ad un più efficace
utilizzo delle forze dell'ordine nel contrasto alle organizzazioni
criminali e a risparmi duraturi sul fronte delle spese processuali
per reati che intasano il sistema giudiziario per violazioni al TU
sulle sostanze stupefacenti. La società nel complesso fruirebbe di
grossi vantaggi a fronte di minori spese e nuove entrate
fiscali.Perchè non fare entrare nell'agenda politica del governo una
revisione della normativa sulle sostanze stupefacenti anche alla luce
del nuovo tavolo istituzionale che, attraverso il Ministro con delega
alle tossicodipendenze Andrea Riccardi, è stato aperto a livello
internazionale creando la rete Eranid?
Articolo inviato alla redazione Aduc e pubblicato!!! ;-)
Non solo cannabis come effetto terapeutico, ma anche cannabis come effetto ludico e ricreativo, quindi non legalizzare ma liberalizzare, che è diverso. Una pianta è una pianta, si sono già presi il tabacco come monopolio, che almeno la cannabis rimanga libera! p.s. ottimo blog
RispondiEliminaGrazie Iam e Grazie Marco A.G. per i commenti.
RispondiElimina@Marco, scusa se ho rimosso i tuoi commenti ma rendevano difficile il caricamento della pagina. Li utilizzerò come post futuri avendo li salvati.
@Iam, ho un punto di vista piuttosto chiaro sull alegalizzazione che può o meno esere condiviso, ma ritengo che la liberalizzazione, per come la intendo io sia chiaro e può esere diverso da come la intendi tu e sarei lieto di approfondire il tuo punto di vista, non è auspicabile, se non si mettono delle leggi chiare e semplici. Personalmente ritengo che la cannabis sia un medicinale e che vada usata con cautela sotto prescrizione medica e solo a per individui maggiorenni.
Grazie per i vostri contributi