Recenti fatti di cronaca internazionale riportano gli ennesimi fallimenti dell' approccio penale nella riduzione dell' offerta di sostanze stupefacenti illegali.
Faccio riferimento alla condanna per ergastolo dell' ex capo dell'antidroga cambogiana, il generale Mok Dara, per aver organizzato un traffico di stupefacenti mentre ricopriva l'incarico di segretario generale dell'Autorita' nazionale per la lotta alla droga.
Oltre alla codanna del massimo esponente Cambogiano, Edgardo Buscaglia, presidente dell'Instituto de Acciòn Ciudadana, in Messico, ha dichiarato che il 71,5% dei municipi del Paese sono nelle mani o sotto il controllo del crimine organizzato, lo stesso presidente rivela come nel 2006 la percentuale fosse del 53%. A seguito della discesa per le strade dell' esercito, il Messico ha assistito ad una escalation continua di morti causati dalla "guerra alla droga" e la conseguenza sembra essere stata una diminuzione dell' influenza della legalità nei municipi nazionali Messicani.
Negli anni '30 del XX secolo, il proibizionismo sull' alcol terminò anche in seguito alla "guerra civile" creatasi tra poliziotti e contrabbandieri d' alcol; le vittime di questa guerra non furono solo poliziotti o contrabbandieri, ma spesso finirono tra le fila del fuoco incrociato anche inermi cittadini, le vere vittime di ogni guerra.
Mi rivolgo a Lei al fine di poter fare luce sull' attuale crisi internazionale che la "war on drugs" ha causato da oltre 40 anni. Le rinnovo l' invito al tracciare una netta linea di distacco dal precedente governo chiedendo le dimissioni del Capo del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, Giovanni Serpelloni, anche a fronte dell' impegno internazionale che l' Italia dovrà affrontare in Marzo partecipando alla 55esima conferenza internazionale dell' ONU sulle droghe.
La ringrazio e resto a sua disposizione nel caso fosse interessato ad approfondire politiche alternative.
La saluto cordialmente
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