Egregio direttore, un uomo è morto per overdose ed evidenzia l'
inefficacia delle attuali politiche in tema di tossicodipendenza.
Ancora più preoccupante è l' incipit dell' articolo che riporta la notizia del decesso: "fosse rimasto in cella, ora sarebbe vivo". Quanto di più falso e pretenzioso il giornalista non poteva trovare.
Nelle carceri italiane, dove si dovrebbe scontare una pena, non un trattamento di recupero da tossicodipendenza, le morti per overdose sono una realtà, fortunatamente non frequente.
L' inadeguatezza delle carceri per il trattamento della tossicodipendenza è una realtà conosciuta da anni. Capita che detenuti lontani dalla strada soffrano le pene della crisi di astinenza in carcere; la mancanza di assistenza medica, oltre ad una totale assenza di supporto psicologico, aggravata dalla condizione di detenzione, ossia di una condizione inadatta per garantire il reinserimento del tossicodipendente nella società, garantiscono solo un effetto; la recidiva del tossicodipendente.
Il carcere allunga le pene del tossicodipendente e, verosimilmente, proroga quella fine fatale che, a causa delle attuali politiche indegne di un paese che si fa chiamare sviluppato, possono essere evitate.
In Svizzera le politiche di riduzione del danno, come lo scambio di siringhe, la somministrazione e la distribuzione controllata in ambiente medico delle sostanze, hanno ottenuto risultati eccezionali nel contrasto della diffusione degli stupefacenti e dei problemi connessi a questo fenomeno.
Se dagli anni '80 in Svizzera si continua su questa strada vuol dire che i risultati sono stati efficaci; i risultati sono stati, in un anno dall' applicazione, della diminuzione dei crimini legati all' uso di stupefacenti dell' 80% nella zona considerata più problematica di tutta la Svizzera del tempo: la stazione di Zurigo.
Per quanto riguarda le morti legate alle overdose, la Svizzera ha già da anni fatto registrare tassi di mortalità che toccano lo zero.
E' certo invece che, se in Italia, i giornalisti, anzichè informarsi ed informare su quello che accade nel mondo, seguono le mode dei sindaci inetti ed ignoranti che trovano nelle multe l' unica risposta al problema tossicodipendenza, solo per curarsi della loro popolarità, questo non sarà certo l' ultimo caso.
Ancora più preoccupante è l' incipit dell' articolo che riporta la notizia del decesso: "fosse rimasto in cella, ora sarebbe vivo". Quanto di più falso e pretenzioso il giornalista non poteva trovare.
Nelle carceri italiane, dove si dovrebbe scontare una pena, non un trattamento di recupero da tossicodipendenza, le morti per overdose sono una realtà, fortunatamente non frequente.
L' inadeguatezza delle carceri per il trattamento della tossicodipendenza è una realtà conosciuta da anni. Capita che detenuti lontani dalla strada soffrano le pene della crisi di astinenza in carcere; la mancanza di assistenza medica, oltre ad una totale assenza di supporto psicologico, aggravata dalla condizione di detenzione, ossia di una condizione inadatta per garantire il reinserimento del tossicodipendente nella società, garantiscono solo un effetto; la recidiva del tossicodipendente.
Il carcere allunga le pene del tossicodipendente e, verosimilmente, proroga quella fine fatale che, a causa delle attuali politiche indegne di un paese che si fa chiamare sviluppato, possono essere evitate.
In Svizzera le politiche di riduzione del danno, come lo scambio di siringhe, la somministrazione e la distribuzione controllata in ambiente medico delle sostanze, hanno ottenuto risultati eccezionali nel contrasto della diffusione degli stupefacenti e dei problemi connessi a questo fenomeno.
Se dagli anni '80 in Svizzera si continua su questa strada vuol dire che i risultati sono stati efficaci; i risultati sono stati, in un anno dall' applicazione, della diminuzione dei crimini legati all' uso di stupefacenti dell' 80% nella zona considerata più problematica di tutta la Svizzera del tempo: la stazione di Zurigo.
Per quanto riguarda le morti legate alle overdose, la Svizzera ha già da anni fatto registrare tassi di mortalità che toccano lo zero.
E' certo invece che, se in Italia, i giornalisti, anzichè informarsi ed informare su quello che accade nel mondo, seguono le mode dei sindaci inetti ed ignoranti che trovano nelle multe l' unica risposta al problema tossicodipendenza, solo per curarsi della loro popolarità, questo non sarà certo l' ultimo caso.
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