Egregio Direttore, la classifica del "Sole 24
ore" sulla qualità della vita, ha evidenziato quello che in tanti
cittadini lamentano; un deteriorarsi della posizione di isola felice che la
nostra città ha sempre vantato.
Il dato che probabilmente ha attirato maggiormente
l'attenzione, riguarda l'ordine pubblico. Se i reati predatori sono il fattore
che maggiormente ha inciso sulla posizione di Parma nell' indicatore
riguardante la sicurezza, per nulla si è considerato l'impegno delle forze
dell'ordine nell' attività di repressione del traffico illecito di
stupefacenti.
Se in molti lamentano un sottodimensionamento dell'organico
delle forze dell'ordine, nessuno tratta dell'impatto che l'attività di repressione
dello "spaccio di droga" ha sulla "sicurezza" dei
cittadini.
Alla luce delle attuali audizioni presso la
"Commissione giustizia" del governo sulla revisione dell'attuale
normativa sugli stupefacenti, è evidente come la coperta sia drammaticamente
corta.
Se la popolazione carceraria pre-indulto registrava un
numero di tossicodipendenti nelle carceri pari a circa 16.000 detenuti, se la popolazione
carceraria e la capacità delle prigioni è rimasta sostanzialmente invariata, a
distanza di sette anni, e in pieno di una nuova emergenza carceri, la
popolazione tossicodipendente è aumentata a oltre 23.000 unità. Un aumento pari
al 43% di questo reato. Il reato di tossicodipendenza. Che secondo i dati del
ministero è il primo reato in Italia. La somma della popolazione carceraria per
rapina (9473 detenuti), omicidio volontario (9077), estorsione (4.238),
rispettivamente il secondo terzo e quarto reato in classifica, non pareggia il
numero dei tossicodipendenti in carcere.
Risulta ovvio che, a fronte di un fortissimo impegno
nella persecuzione dei tossicodipendenti, in carcere non ci sia più spazio per
chi commette reati ben più gravi.
Se l'impegno è fortissimo contro chi viene preso anche
con pochi grammi di fumo, magari per uso personale, risulta palese che si sottraggono
risorse nella prevenzione di reati più pericolosi e i risultati sono tutto l'opposto
dal suggerire di proseguire in questa direzione. In Italia, secondo l'Europol e
l'EMCDDA (l'organo europeo a monitoraggio sulle dipendenze), è aumentata la
diffusione di cannabis e derivati tra i giovani, proprio la fascia che si
dovrebbe maggiormente tutelare. Le risorse destinate alla repressione sono sottratte
al resto delle attività delle forze dell'ordine. L' ovvio risultato è un
aumento degli altri crimini. Che resteranno impuniti.
Di fronte ad una fotografia simile della situazione dell'ordine
pubblico, la revisione della normativa sugli stupefacenti è un atto indispensabile.
Il problema è che, la percezione nei confronti di questo problema, è deviata,
nell' opinione pubblica, dall' ignoranza sulle reali dimensioni del fenomeno
del traffico di stupefacenti, la diffusione delle sostanze e la loro reale
pericolosità. Ne deriva una "asimmetria informativa", una
informazione distorta, utilizzata dalla politica per giustificare politiche
fallimentari, come i numeri dimostrano.
Secondo lo studio "un' analisi strategica dei
mercati della droga" condotto dai due organismi europei già menzionati,
Europol e EMCDDA, se il mercato della cannabis e dei suoi derivati, la sostanza
più diffusa al mondo, in Europa fattura circa 25 miliardi di euro l' anno, di cui
quasi un 30% è rappresentato dal mercato Italiano, i dati estrapolati su Parma,
danno una dimensione del fenomeno alquanto inquietante; si possono stimare
attorno ai 22 milioni di euro l' anno il mercato della cannabis e dei suoi
derivati a Parma per una popolazione di circa 22 mila consumatori. Il problema
di queste stime "ufficiali" è che potrebbero essere state valutate per
difetto.
Quando il sindaco dice che il dato sulla sicurezza è un
"campanello d' allarme", in realtà continua a nascondere una
situazione dove la politica ha drammaticamente fallito; il suono che il sindaco
sente sono le campane a morto di una politica sull' ordine pubblico drammaticamente
deviata da interessi elettorali, che il sindaco ascolta comodamente in lontananza
lavandosene le mani.
Trovo interessante il punto di vista di Pino Agnetti
sulla "città alla ricerca della rotta perduta"; peccato che non si
sia accennato alle direttrici che possono tirare fuori la città, come l'Italia,
da questa situazione; l'informazione corretta, il coraggio e la volontà di
cambiare.
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