Con un pò di ritardo, a causa degli impegni in Commissione Giustizia, pubblichiamo anche noi la storica notizia della legalizzazione della cannabis in Uruguay.
L’Uruguay è il primo Stato al mondo ad aver regolamentato la produzione e la vendita di cannabis , la storica approvazione della legge ha dimostrato il coraggio della piccola nazione sudamericana di uscire dallo status quo internazionale della difesa dell’indifendibile ed assurdo proibizionismo sulla canapa. Fautore e pioniere di questa rivoluzione in presidente José Mujica, 78 enne, ex guerrigiero Tupamaros, e leader del “Frente Amplio” coalizione di sinistra al potere dal 2005, che nel piccolo paese di appena 3 milioni di abitanti ha portato un aria libertaria e rinnovatrice.
Attraverso delle licenze che verranno concesse ai privati, saranno possibili la coltivazione domestica (fino a sei piante con un massimo di produzione di 480 grammi all’anno), la costituzione di associazioni di consumatori sullo stile dei cannabis social club (con un massimo di 45 soci e 99 piante), nonché la produzione che sarà destinata alla vendita controllata dallo stato attraverso le farmacie, che fungeranno da distributori anche per i consumatori a scopo ricreativo. Si potranno acquistare un massimo di 40 grammi mensili a persona, oltre alla possibilità di autocoltivare, e bisogna essere inseriti nel registro consumatori previsto dall’Istituto di regolamentazione della cannabis
Il governo ha dichiarato che la norma entrerà in vigore nel 2014 ed a pieno regime verso metà anno, il prezzo sarà competitivo in modo da scoraggiare l’acquisto dal mercato nero, ed è fissato intorno ad 1 dollaro al grammo (circa 0,75 euro).
Julio Calzada (responsabile nazionale sugli stupefacenti), ha precisato che “le persone che vogliono comprare cannabis devono dimostrare di essere residenti nel nostro Paese” e quindi escluso a priori che la vendita di cannabis possa avere qualche fine ‘turistico’ ed attrarre flussi dai Paesi confinanti.
Infatti sono arrivate alle ambasciate uruguayane sparse per il mondo diverse richieste di residenza come ha dichiarato il ministro degli Esteri Luis Almagro “Ci hanno contattato in diverse rappresentanze nel mondo proprio per avere dettagli sulle possibilità di prendere la residenza nel nostro paese e sui diritti previsti da tale normativa“.
Bisogna ricordare che l’Uruguay in quanto a storia, tradizioni e origine degli abitanti è il paese più europeo dell’intero sud-america e questo potrebbe invogliare moltissimi europei (sopratutto italiani) stanchi dell’inutile repressione, di cercare li ‘rifugio’. Intanto il viceministro agli esteri dell’Uruguay Luis Alberto Porto Rizzo, presente in Italia durante la VI conferenza tra l’Italia e l’America Latina che si è svolta la settimana scorsa ha dichiarato ”Invitiamo i paesi confinanti, e non solo, a osservare questo nostro esperimento. Montevideo punta a che l’esperimento venga osservato dagli altri paesi, in particolare quelli confinanti, e a promuovere lo scambio delle informazioni, anche per correggere eventuali errori. Questa non è una proposta di liberalizzazione ma di regolazione del mercato e del consumo. Oggi a Montevideo molti farmaci piu’ potenti della marijuana si vendono liberamente nelle nostre farmacie”. Nella stessa conferenza il ministro degli esteri italiano Emma Bonino ha plaudito ed apprezzato la spinta riformatrice e pragmatica ed ha dichiarato “Va benissimo, non è totale ma va benissimo“.
Di fatto l’Uruguay è la prima nazione ad essere uscita dai Trattati internazionali ONU che dal 1961 disciplinano la lotta al traffico ed al consumo di sostanze stupefacenti, vietando agli stati aderenti qualsiasi forma di legalizzazione della cannabis: è il primo Stato in cui è prevista la produzione, e vendita controllata dallo Stato, molto differente dalla politica attuata dai Paesi Bassi, in cui la cannabis non è legale me è solo tollerata la vendita entro un certo quantitativo, ed è differente anche dalla legalizzazione via referendum avvenuta in Colorado e Stato di Washington che fanno parte degli USA dove la cannabis a livello federale è illegale.
L’Uruguay potrebbe essere la prima pedina di un effetto domino che potrebbe colpire tutto il mondo, scardinato l’oramai fetido proibizionismo sulla cannabis, e molti Stati sudamericani stanno osservando come si evolverà l’esperimento, sperando che altri si aggiungano alla lista.
Solo un piccolo commento alla luce del decreto “svuota carceri” approvato ieri dal Consiglio dei Ministri: mentre alcuni degli Stati degli USA (non a livello federale), passando per l’America Centrale e Meridionale, arrivando ai Paesi del Nord Africa, stanno ridiscutendo le fallimentari politiche della ‘guerra alla droga’ ed in alcuni casi si è andati addirittura oltre (come in questo caso l’Uruguay) che cerca di limitare il danno del narcotraffico rendendo i consumatori di cannabis liberi dalla dipendenza da esso, in Italia ci inventiamo “nuove pene” (o quasi), come quella approvata ieri dal consiglio dei ministri, per lo “spaccio di lieve entità”, il che vuol dire che da “presunti criminali” siamo diventati un po meno criminali o “presunti birichini”, ma sempre mucche da mungere per poliziotti, avvocati, tribunali e comunità di recupero, che non lesineranno la loro abnegazione per scoprire, difendere, giudicare e guarire questi incorreggibili monelli!
Stanno alle corde, dobbiamo solo continuare a martellare, il fiato gli mancherà molto presto e se non sarà per una scelta politica, se non sarà per il pronunciamento della Consulta sull’incostituzionalità della Fini-Giovanardi, allora sarà inevitabile che verranno semplicemente sommersi dal cambiamento mondiale in atto e inarrestabile.
Giancarlo Cecconi, Davide Corda – ASCIA
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