Capitolo 4 : i risultati della guerra alla droga, un altro fallimento; il caso Italia
La legge in italia
Non
esiste, nella stampa italiana, nessuna documentazione riguardo le
politiche sugli stupefacenti, né dei risultati che questa politica ha
portato; come accade in Messico gli unici “successi” di cui la politica
si vanta o dei quali i mezzi di informazione parlano, sono i sequestri
di droga o dei beni appartenenti alla malavita organizzata.
La
legislazione italiana, in materia di stupefacenti, ha sempre dato adito
a numerose quanto contrastanti interpretazioni, neppure i massimi
organi giurisdizionali, le sezioni della corte di cassazione, hanno
sempre dato pareri univoci in materia di stupefacenti, perchè la legge
non è mai stata chiara. In Italia, prima della condanna definitiva, l'
imputato può passare 3 gradi di giudizio; così un condannato in primo e
secondo grado può essere assolto al terzo grado qualora l' imputato
venisse ritenuto innocente. Si sono verificati, così, curiosi casi di
cronaca; come una persona arrestata per un kg di cocaina, ma assolti
perchè la quantità poteva essere ritenuta per uso personale facendo
riferimento allo stato di benessere economico che l' imputato godeva.
Oppure si è potuti assistere alla sentenza definitiva della cassazione
che proibisce anche la sola coltivazione domestica di una pianta di
cannabis, se non “autorizzata”.
L'
interpretazione della legge sugli stupefacenti nasconde un grosso
problema. L' opportunità politica del proibizionismo. In Italia, ma non
solo, il proibizionismo, come l' uso di stupefacenti, è trasversale agli
schieramenti politici. Chi si potrebbe fare portavoce di politiche
sulla legalizzazione delle droghe senza essere facilmente accusato dagli
avversari di vendere morte o essere a favore della “droga” libera per
tutti? Quanto risulta più accattivante ridurre il problema al dire
semplicemente “no” alla droga, proibirla e lavarsene le mani,
infischiandosene dei risultati o mentendo o nascondendo le reali
statistiche a riguardo del fenomeno?
La
politica sfrutta trasversalmente l' avversione dell' elettorato al tema
tossicodipendenza per accaparrarsi i voti facili della stragrande
maggioranza della popolazione senza mai entrare nel merito dell'
argomento: un no vale molto più di mille parole. Eppure le mille parole
sarebbero in grado di spiegare perchè dire no in realtà è ancora più
dannoso che usare stupefacenti. Da qui nasce il taboo politico per
quanto riguarda i temi tossicodipendenza e stupefacenti. In Italia è
stato di recente approvato dal sottosegretario con delega alle politiche
sugli stupefacenti, a questo riguardo, un codice che permetta l'
autoregolamentazione dei programmi televisivi. Quello che si vuole
evitare non è il parlare di stupefacenti, ma il mettere in dubbio l'
operato delle politiche sugli stupefacenti adottate nel paese e in
particolar modo l' ultima legge approvata in materia che porta il nome
dello stesso sottosegretario.
Proibendo
la detenzione personale e condannando penalmente i detentori di
quantitativi di sostanze stupefacenti superiori a dei limiti tabellari
imposti tramite decreto normativo, l' ultima discussa legge che regola
la materia stupefacenti,dalla sua approvazione. ha ottenuto nefasti
risultati. Questa legge, approvata nell' inverno dell' anno 2005, come
parte integrante di un decreto sulla sicurezza di un evento sportivo, le
olimpiadi invernali tenutesi a Torino, è l' ultimo dei tentativi, della
politica italiana, volti a chiudere il dibattito sull' introduzione di
politiche alternative al carcere in caso di detenzione o utilizzo di
stupefacenti o di legalizzazione delle sostanze, tutte o alcune..
Nata
per sanare un vuoto normativo che prevedeva la discrezionalità dei
giudici di valutare caso per caso la presenza di elementi penali volti
alla discussione in tribunale dell' eventualità di traffico di
stupefacenti, in seguito alla abrogazione tramite referendum popolare
dei precedenti limiti tabellari imposti dalla normativa Craxi Iervolino
approvata nel 1990, l' attuale normativa, che prende il nome dei due
sponsorizzatori, Fini-Giovanardi, voleva definire quali fossero i limiti
di legge oltre i quali si potesse incorrere nel reato di spaccio di
sostanze stupefacenti. A distanza di 15 anni dall' introduzione di
tabelle che regolamentassero chi poteva essere definito spacciatore e
chi no e in seguito alla abrogazione per referendum di tali limiti, il
governo è andato contro il volere popolare, ristabilendo dei limiti
nuovi non più basati sul quantitativo di sostanza detenibile, limite
facilmente individuabile attraverso la pesatura delle sostanze
sequestrate, ma attraverso la quantificazione di principio attivo
rinvenuto nel materiale sequestrato, rendendo pressochè impossibile l'
immediata valutazione della gravità della posizione dell' imputato.
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