Come prima guerra alla droga, i
risultati che i “proibizionisti” cinesi avevano auspicato non sembrano
essere stati ottenuti; anzi i problemi della semplice diffusione di
stupefacenti tra la popolazione sono stati ampiamente aggravati dalla
cessione della sovranità imperiale cinese alle potenze colonizzatrici
occidentali. L' importazione di oppio dall' india britannica in cina
finì solamente quando l 'impero asiatico sviluppo una propria produzione
interna nel 1890.
Secondo e molto conosciuto esperimento
di proibizione nella moderna storia della civiltà, è quello adottato
negli stati uniti d' america nel periodo fra il 1919 e il 1933. In
questo periodo tramite il XVIII emendamento e il Volstead Act, entrati
in vigore nel 1920, negli stati uniti si dichiarò ufficialmente la
proibizione della fabbricazione, vendita importazione e trasportodi
alcolici.
I risultati della proibizione sugli
alcolici non furono felici: le persone che vollero continuare a bere,
continuarono, pagando prezzi più alti di quanto il vecchio mercato
legale poteva fornire. Ciò permise la nascita del contrabbando
transfrontaliero tra messico e stati uniti, canada e stati della
confederazione. La qualità degli alcolici distribuiti calò per effetto
della volontà dell' industria illegale di aumentare il proprio margine
sui profitti illeciti e si assistette alla nascita del gangsterismo.
Il nome di Al Capone è infatti giunto
fino ai giorni nostri proprio in seguito alla dichiarazione di
illegalità degli alcolici, che permise al gangster di accumulare una
ingente fortuna economica dal traffico illegale del alcol. Nel 1929 si
inasprì la battaglia sugli alcolici, stabilendo pene detentive anche per
i consumatori di alcol. Inizio così il periodo più repressivo nei
confronti del neo stupefacente illegale: la “tolleranza zero” vide nelle
operazioni di facciata, quali frequenti conflitti a fuoco tra forze
dell' ordine e bande criminali e bande criminali stesse, l' esempio più
drammatico dell' impotenza della proibizione su un costume sociale. Vi
furono molte vittime in questa guerra all' alcol, tra le forze di
polizia tanto quanto tra civili inermi, ai quali serviva poco, in regime
ultra repressivo, per finire sotto i proiettili della polizia. Sotto il
presidente Hoover, la commissione Wickersham si occupò della
documentazione dei “risultati della proibizione” tra cui i casi di
vittime civili. Solo con l' elezione del presidente Roosvelt nel 1933
venne sancita la fine del proibizionismo, l' alcol venne legalizzato e
regolarmente tassato e le entrate del governo registrarono una
fortissima impennata, senza contare i posti creati dalla “nuova
industria” legale.
I proventi del traffico di alcolici
erano così cospicui che servirono ad al capone nella promozione
elettorale del allora candidato sindaco di chicago William "Big Bill"
Hale Thompson, Jr e il controllo che costui poteva esercitare sul
municipio e la polizia. La legalizzazione degli alcolici servì a
ripristinare prima di tutto la legalità, ossia il potere della legge,
che il proibizionismo avevava puritanamente abdicato in favore di un
ideale di “morigeratezza dei costumi” inapplicabile nella realtà
quotidiana, soprattutto non imponibile per legge sul singolo individuo.
L' esempio cinese, come quello
americano, sebbene temporalmente e spazialmente distanti hanno parecchi
punti in comune. In entrambi i casi si parte da un presupposto
ideologico di eliminazione del problema semplicemente bandendolo. I
risultati sono stati disastrosi in entrambi i casi. Sia in cina che in
america, le nazioni sono state sovverchiate da forze economiche al di
fuori del contesto legislativo statale, in cina con gli inglesi, negli
stati uniti con i gangster. Le vittime di queste due guerre, sono state
prima di tutto i cittadini normali, vittima di soprusi economici da
parte delle potenze occidentali nel impero asiatico, vittime di vere e
proprie angherie da parte di stato e organizzazioni criminali negli USA.
In entrambi i casi le forze politiche non sono riuscite a contrastare
il fenomeno, anzi ne sono risultate fagocitate. La cina a dovuto
scrificare porti commerciali e dazi doganali nonchè la sovranità
politica; analogamente in america i cittadini sono rimasti vittime di un
sistema che corrompeva la politica in barba alle leggi federali
risultando addirittura complici dei criminali.
Alla luce di questi esempi storici, noti
ai più, ma dimenticati da molti, resta da chiedersi se il
proibizionismo abbia fallito in questi due casi per ragioni non ben
definite o se, proibire, possa rappresentare l' approccio più sbagliato
per affrontare il problema della diffusione di comportamenti soggettivi.
Perchè di fatto, l' uso di stupefacenti, è un problema che riguarda il
singolo individuo che ne fa uso. Il proibizionismo, rendendo illegale un
comportamento individuale, colpisce non la diffusione di droga, ma il
consumatore. L' utilzzo della paura di sanzioni o pene severe come
deterrente, per determinati comportamenti, non sembra essere efficace.
Come un genitore con il proprio bambino, lo stato, si è dimostrato un
papà severo che, con le minacce cerca di ammansire i propri figli. Se
con i bambini, spesso , questo approccio non funziona, con le persone
mature, dato il maggior grado di intelletto, si potrebbe presupporre che
la minaccia possa risultare un buon deterrente; perchè una persona
matura minacciata della privazione della libertà si dovrebbe comportare,
incoerentemente, rischiandola? Questo è in genere il principio sul
quale si basa la proibizione delle droghe.
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