Sull' esplosione di uso di droghe in messico
Il
primo argomento che viene smontato da Castaneda, nell' intervento sul
foreign policy, riguarda la posizione messicana sull' utilizzo di
stupefacenti. Secondo il presidente, il messico è passato dall' essere
semplice punto di transito e produzione di sostanze illecite a
diventarne esso stesso un consumatore.
Il
messico è produttore di cannabis ed eroina per l' esportazione negli
USA da decenni; sebbene in messico non venga prodotta cocaina, la
nazione è da sempre la principale via di commercio dalla colombia agli
stati uniti. Nell' ultimo decennio, è anche diventata un significativo
produttore di metamfetamine anche queste per la vendita negli usa. Il
governo afferma che ora il messico è diventato un consumatore di tutte
queste sostanze.
Sono
però le stesse statistiche governative che contraddicono la propaganda
governativa. Il ministero della salute messicano conduce ricerce e
osservazioni sullo stato delle dipendenze dal 1988. Gli studi
costituiscono una affidabile e continua fonte di dati storici, sempre
aggiornati dalle stesse persone negli stessi palazzi. L' ex ministro
degli interni quindi porta l' evidenza di questi studi sottolineando la
mancanza di un significativo incremento della diffusione di stupefacenti
in messico. Dal 2002 al 2008 la popolazione di tossicodipendenti è
aumentata da 307000 unità a 465000 un aumento di 26000 unità all' anno
su una popolazione di 110 000 000 di abitanti per un tasso di crescita
che si attesta allo 0.4% di molto inferiore al tasso di crescita di usa,
Canada e Europa occidentale e inferiore anche al tasso di diffusione di
altri stati dell' america latina. Addirittura il tasso di persone che
hanno ammesso di avere fatto uso di sostanze illegali una volta nella
loro vita è rimasto stabile o addirittura è diminuito nello scorso
decennio.
Questi risultati sono
sostenuti anche da altre ricerche, per esempio quelle condotte dal
National Psychiatry Institute, e, al ivello regionale dai Centros de
Integración Juvenil. Questi rilevano che anche nei più vasti aggregati
urbani come città del messico, guadalajara e monterry così come ai bordi
delle città attanagliate dalla violenza come tijuana e ciudad de juarez
non è rilevante l' espansione di uso di sostanze psicotrope,
specialmente a Tijuana tra il 1998 e il 2005, prima dell' inizio della
guerra, il tasso di dipendenze cadde dal 4.4% al 3.3% e nella presunta
narco capitale mondiale ciudad de juarez l' aumento di diffusione di
stupefacenti è passato dal 1.6% al 4%. Non abbastanza da giustificare
una guerra nazionale.
Sull' aumento della violenza nel paese
La
seconda ragione per la dichiarazione di guerra fu lo spettro della
cattura del governo a livello locale, regionale e nazionale, da parte
dei potenti cartelli della droga. Forse l' argomento più credibile tra
quelli enunciati da calderon, manca però di contestualizzazione storica.
Gia negli anni 80 l' intero Federal Security Directorate fu dimesso a
causa del completo asservimento ai cartelli della droga. L' allora
ambasciatore USA John Gavin accuso specificatamente diversi governatori e
membri del gabinetto di traffico illecito di droga in conversazioni
private con l' allora presidente miguel de la madrid, accuse che il
presidente considerò “eccessive”.
Nel
1998, il neo designato zar antidroga Jesús Gutiérrez Rebollo, fu
arrestato due mesi dopo la sua nomina quando l' analogo statunitense zar
americano Barry McCaffrey, che per primo applaudì Rebollo, scoprì che
la sua controparte americana lavorò per i cartelli messicani.
Il
messaggio governativo del rischio che il messico fosse per essere
catturato dalle organizzazioni criminali , dovrebbe quindi essere molto
più retorico che reale, o meglio, la possibilità che il governo fosse
sotto scacco dei criminali doveva essere molto più marcato al tempo
dell' elezione del presidente calderon che nelle decadi precedenti, dati
i 30 anni di completo asservimento statale ai cartelli della droga.
Secondo l' ex ministro fu la guerra fallita sulla droga a livello
globale che portò all' ascesa del crimine, non il crime che portò
calderon a dichiarare guerra.
Sulla vendita di armi da parte degli stati uniti
Calderon
ha spesso argomentato con insistenza la condivisione di responsabilità
degli usa per la guerra alla droga essendo gli stati uniti il maggior
fornitore di armi per i cartelli.
Le
statistiche globali suggeriscono che condividere il confine con gli
stati uniti significa poco in termini di disponibilità di armi da
guerriglia, come le favelas brasiliane, i distretti colombiani o le
immagini dei bambini armati in sierra leone possono suggerire.
In
realtà, l' esempio del traffico illegali di armi, fornisce solo un
esempio di come un altro tipo di merci illecite, anche se perseguitate,
risultino facilmente acquistabili ovunque, come le droghe.
Sull' abitudinario uso di stupefacenti degli USA
Questo
argomento, sostiene l' ex ministro degli interni, risulta essere una
fantasia dochischottesca. Il consumo di stupefacenti negli stati uniti
non è diminuito nell' ultimo decennio e non ci sono ragioni di pensare
che ciò possa
avvenire in futuro. L' unica cosa che cambiano sono le abitudini nei
consumi, i settori della società che li usano e le aree geografiche
degli utilizzatori di sostanze illecite. La società americana non
ridurrà i consumi per il semplice motivo che desidererebbe farlo, né
cambiera abitudine perchè il costo di un simile atteggiamento potrebbe
essere vantaggioso. Piuttosto gli usa si stanno muovendo nella direzione
opposta; decriminalizzazione della cannabis, tolleranza per forme più
sicure di eroina, un impegno nel sostegno alla disintossicazione da
metamfetamine e in generale l' adozione di una approccio molto più
disteso sugli stupefacenti. In questa direzione va l' approvazione da
parte della amministrazione obama di non perseguire più i dispensari di
cannabis terapeutica negli stati dove la vendita come medicinale è
consentita. E' assurdo che muoiano centianaia di persone a tijuana
quando ad un centinaio di miglia a nord a los angeles si possono trovare
dispensari legali di cannabis terapeutica.
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