I risultati della guerra alla droga: l' emblematico caso messicano
Tra
tutti i casi di proibizionismo fallito, uno su tutti merita una
considerzione particolare: il caso Messicano. A differenza dei casi
passati a noi lontani, il proibizionismo e la guerra alla droga e narco
traffico in messico è un caso di drammatica attualità. Se la Chicago
anni' 30 è ottimo materiale per film polizieschi romanzati ed edulcorati
in cui la vicenda proibizionista spesso assume il tratto di un
sottofondo un po' retrò, un po' noir, un po' decadente, che rende quel
periodo storico “lontano” spazialmente e temporalmente, il Messico di
oggi è l' emblematico risultato di una politica proibizionista imposta
dall' alto che non guarda agli interessi di una nazione e ai risultati
fallimentari di una politica che copre interessi economici criminali
tanto quanto quelli dei narcotrafficanti.
La
guerra alla droga, in messico è iniziata ufficialmente nel dicembre
2006, quando il presidente messicano appena eletto Felipe Calderon,
dichiarò una guerra a tutto campo al crimine organizzato e al traffico
di sostanze illecite, ordinando al esercito nazionale messicano di
uscire dalle caserme e disporsi per le strade, attirando il supporto e
l' approvazione del pubblico e della comunità internazionale. Si ripetè,
insomma, la storia che vide l' impiego delle politiche di tolleranza
zero negli stati uniti sotto il proibizionismo degli alcolici. Allora,
questa politica fallì e si dovette ristabilire la legalità attraverso il
ripristino della vendita produzione e consumo di alcolici sotto
supervisione statale per superare l' impasse del crescente potere della
malavita. Cambiano “le sostanze”, cambia periodo storico, non cambia il
metodo. Potrebbe ora risultare vincente l' applicazione di questa
politica di guerra a distanza di 80 anni? Che forse per ogni sostanza si
debba adottare una politica di proibizione particolare? Esaminiamo il
caso messicano.
Iniziata nel 2006, la
guerra alla droga si stima abbia causato circa 15000 morti per le
strade del messico. Alla luce di questa evidenza Jorge G. Castaneda, ex
ministro degli esteri messicano, membro del new america foundation e
distinto professore di politica e studi sull' america latina e caraibi
all' università di New york, ritiene doveroso fare un punto della
situazione della strategia adottata, soprattutto in seguito allo
scetticismo crescente che la guerra alla droga, dopo gli entusiasmi
iniziali, sta ora suscitando. Una prima e lapidaria impressione del ex
ministro degli esteri e di Rubén Aguilar, giornalista membro del ufficio
stampa del ex presidente messicano Vincent Fox, è semplice: la guerra
che il messico sta conducendo è costosa, fallimentare e propagandata
attraverso false ragioni. Sul Foreign Policies Castaneda ha analizzato
le ragioni che hanno portato l' attuale presidente messicano a
dichiarare la guerra e ha confrontato i risultati della politica del
presidente calderon con i dati rilevati nell' arco di quasi un
ventennio.
Le argomentazioni che
portarono alla dichiarazione di guerra da parte del presidente calderon
furono: L' esplosione di uso di droghe in messico, l' aumento della
violenza nel paese, la presenza di una nazione esportatrice di armi
confinante e la conclusione fu che solo l' abbandono da parte degli
stati uniti del uso di droga potrà davvero permettere la sconfitta del
narcotraffico.
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