Il Centro Studi di confindustria, nel documento intitolato "LE SFIDE DELLA POLITICA ECONOMICA" riguardante gli scenari economici europei e raffrontandoli con i dati italiani, evidenzia una situazione drammatica e disastrosa.
Dal documento di confindustria: "A partire dal 2000 la dinamica del PIL in Italia è risultata inferiore a quella degli altri principali paesi dell’Euroarea."... " L’Italia, insieme alla Spagna, ha subito una doppia recessione (nel 2008-2009 e nel 2012-2014). Il PIL italiano è diminuito del 9,0% tra il 2007 e il 2014 e quello spagnolo del 7,6% (fino al 2013). Germania e Francia hanno, invece, continuato il recupero iniziato nel 2010, tant’è che nel 2014 i livelli di PIL delle due economie erano già superiori ai massimi pre-crisi, del 5,6% il tedesco e del 2,6% il francese."
La cosa peggiore è che la crisi ha eroso il potenziale economico italiano e la sua capacità di tornare a crescere riducendo la crescita potenziale italiana.
"Nel corso della crisi, naturalmente, la performance della produttività italiana ha risentito della caduta della domanda e dell’attività economica. Caduta così violenta da comportare perdita di capacità produttiva e abbassamento della crescita potenziale del PIL.
La crescita del PIL potenziale1 italiano era già molto bassa prima della crisi. La doppia recessione l’ha ulteriormente e notevolmente intaccata. La sua dinamica è così passata dall’1,1% nel 2000-2007 (allora era in linea con quella tedesca, ma molto inferiore a quella del
resto dell’Euroarea) al -0,5% tra 2008 e 2015 (Tabella B).
L’erosione della crescita potenziale nel corso della crisi si riflette anche nelle proiezioni sull’andamento del PIL italiano nel lungo periodo fatte dal Fondo monetario internazionale prima e dopo la crisi: nel World economic outlook del 2007 era prevista una variazione dell’1,2%; quest’anno si ferma al +0,7%."
In sintesi, tra il 2000 e il 2017, l'italia ha smesso di crescere e ha ridotto la sua capacità di generare, ricchezza, lavoro, benessere.
Se questi dati si incrociano con quelli dell'ISTAT riguardante i mercati illegali e più precisamente quelli legai al mercato della droga elaborati nel documento "I NUOVI CONTI NAZIONALI IN SEC 2010 Innovazioni e ricostruzione delle serie storiche (1995-2013)" risulta una analisi economica legata alla legalizzazione della cannabis ... allucinante.
Il rapporto evidenzia come, tra le attività illegali, la componente maggiore è rappresentata dal traffico di droga: "La componente più rilevante tra le tre attività illegali ora misurate dai conti nazionali riguarda la commercializzazione di droga, la quale, in termini di valore aggiunto, è valutata nel 2011 in 10,5 miliardi di euro", cioè lo 0,6% del pil 2011.
I dati sul traffico di droga, però, sono basati su stime; le stime in Italia valutano il mercato della cannabis attorno agli 8 miliardi di euro. Cioè circa lo 0,4% del pil annuo sul 2011.
Incrociando questi dati (la stima dello 0.4% del pil prodotto dalla cannabis), con i risultati di confindustria (che vedono una crescita del pil tra il 2000 e il 2017 dello 0,7 % complessivo) e moltiplicando la crescita del pil legato alla cannabis per gli anni dal 2000 al 2017, si avrebbe un risultato positivo del 6,8% (0,4%*17) contro una crescita "ufficiale dello 0,7% nello stesso arco di tempo.
Questa stima matematica, però, non tiene conto di alcuni importanti fattori. Per esempio di una industria legale che avrebbe potuto attrarre turismo, di nuove imprese legate alla cannabis nel settore dell'elettronica, elettrotecnica, delle energie, dell'agricoltura, dell'idraulica, dell'immobiliare, del farmaceutico, e altri settori indotti dalla crescita del mercato della cannabis.
La cosa che salta maggiormente all'occhio, e che nel confronto tra Spagna, Germania, Francia e Italia, proprio la Spagna, che vede nei cannabis social club, una forma di cannabis legale, è il paese con la migliore performance economica. Ovviamente, la performance economica spagnola, non è interamente spiegabile attraverso la presenza di una forma soft di tolleranza nei confronti del mercato della cannabis, ma sicuramente, la tolleranza nei confronti della cannabis, ha contributo positivamente ad una maggiore crescita. Risulta così anche evidente, l'impatto "moltiplicatore" di una tolleranza verso la cannabis, che vede nell'indotto di questo settore un fattore di crescita positivo da aggiungere alle stime ISTAT.
P.S.: La crescita del pil rappresenta la crescita media dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese. Con la cannabis illegale si danneggiano prima di tutto i non consumatori, che non vedono la possibilità di una crescita dei loro salari legati ad un miglior sviluppo economico.
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