Il 2015 è stato l' anno di Expo a Milano. E' stato presentato un interessante progetto di sviluppo dell'agricoltura sostenibile, ad impatto 0, utilizzando risorse rinnovabili, evitando lo sfruttamento del suolo: Skyland.
Pensavano di costruirlo a Milano per Expo, così come era stata costruita la Torre Eiffel per l' esposizione universale a Parigi del 1889. Ragioni economiche hanno, ovviamente, evitato la costruzione di un'opera ingegnieristica che potrebbe rilanciare l'economia italiana. Perchè? Perchè la costruzione di grattacieli di 30 piani e la vendita di questi "innovativi" impianti, genererebbe un indotto del quale potrebbe avvantaggiarsi tutta l'economia italiana.
Aimè l'economia oggi va male e sognare che l'Italia possa tornare economicamente la potenza che è stata durante gli anni 50 sembrerebbe un sogno.
Se non fosse che proprio la coltivazione della cannabis potrebbe permettere la realizzazione a costo zero di Skyland e lanciare una nuova politica industriale basata sul lancio di una impiantistica agroindustriale per paesi in via di sviluppo. Vendere tecnologia in cambio di quello che è più utile per la nostra nazione.
Ma come sarebbe possibile tutto questo?
Skyland prevede la realizzazione di un'area coltivabile di 100.000 mq. La destinazione di 33.000 mq a coltivazione di cannabis medica potrebbe generare circa 400 milioni di euro l'anno e ricavi stimabili attorno ai 300 milioni annui. Con questi numeri la costruzione di un grattacielo "verde" non solo risulta economicamente sostenibile, ma i ritorni dall'investimento nell'infrastruttura sarebbe certi e veloci. Resterebbero altri 67.000 mq per la coltivazione a km zero di vegetali, la realizzazione di spazi per la vendita al dettagli a km zero di prodotti biologici senza l'uso di pesticidi (dati dalla coltivazione indoor) dal produttore al consumatore con risparmi notevoli per quest'ultimo che eviterebbe la GDO. I raccolti sarebbero certi e non sottomessi alle bizze del tempo garantendo prezzi stabili per i consumatori.
L'indotto generato da un piano industriale nazionale finalizzato al lancio di questa nuova tecnologia potrebbe dare respiro e nuova linfa a settori che vanno dalla edilizia (per la realizzazione della struttura), all'elettronica, all'idraulica, all'energetica, solo per citarne alcuni.
Ma oggi tutto è fermo. La politica sta frenando lo sviluppo italiano. La cannabis è coltivabile solo sulla carta, tramite una autorizzazione ministeriale che, se chiesta, non verrà mai concessa.
Una minoranza ottusa impedisce il rilancio italiano, credendo ancora che parlare di cannabis significhi parlare di "droga" e pensando ancora che questo gli porterà voti.
E' un peccato che l'italia non abbia la possibilità di realizzare una politica industriale nazionale e che, ancora oggi, parlare di cannabis si riduca ad una "allucinazione" proibizionista.
Pensavano di costruirlo a Milano per Expo, così come era stata costruita la Torre Eiffel per l' esposizione universale a Parigi del 1889. Ragioni economiche hanno, ovviamente, evitato la costruzione di un'opera ingegnieristica che potrebbe rilanciare l'economia italiana. Perchè? Perchè la costruzione di grattacieli di 30 piani e la vendita di questi "innovativi" impianti, genererebbe un indotto del quale potrebbe avvantaggiarsi tutta l'economia italiana.
Aimè l'economia oggi va male e sognare che l'Italia possa tornare economicamente la potenza che è stata durante gli anni 50 sembrerebbe un sogno.
Se non fosse che proprio la coltivazione della cannabis potrebbe permettere la realizzazione a costo zero di Skyland e lanciare una nuova politica industriale basata sul lancio di una impiantistica agroindustriale per paesi in via di sviluppo. Vendere tecnologia in cambio di quello che è più utile per la nostra nazione.
Ma come sarebbe possibile tutto questo?
Skyland prevede la realizzazione di un'area coltivabile di 100.000 mq. La destinazione di 33.000 mq a coltivazione di cannabis medica potrebbe generare circa 400 milioni di euro l'anno e ricavi stimabili attorno ai 300 milioni annui. Con questi numeri la costruzione di un grattacielo "verde" non solo risulta economicamente sostenibile, ma i ritorni dall'investimento nell'infrastruttura sarebbe certi e veloci. Resterebbero altri 67.000 mq per la coltivazione a km zero di vegetali, la realizzazione di spazi per la vendita al dettagli a km zero di prodotti biologici senza l'uso di pesticidi (dati dalla coltivazione indoor) dal produttore al consumatore con risparmi notevoli per quest'ultimo che eviterebbe la GDO. I raccolti sarebbero certi e non sottomessi alle bizze del tempo garantendo prezzi stabili per i consumatori.
L'indotto generato da un piano industriale nazionale finalizzato al lancio di questa nuova tecnologia potrebbe dare respiro e nuova linfa a settori che vanno dalla edilizia (per la realizzazione della struttura), all'elettronica, all'idraulica, all'energetica, solo per citarne alcuni.
Ma oggi tutto è fermo. La politica sta frenando lo sviluppo italiano. La cannabis è coltivabile solo sulla carta, tramite una autorizzazione ministeriale che, se chiesta, non verrà mai concessa.
Una minoranza ottusa impedisce il rilancio italiano, credendo ancora che parlare di cannabis significhi parlare di "droga" e pensando ancora che questo gli porterà voti.
E' un peccato che l'italia non abbia la possibilità di realizzare una politica industriale nazionale e che, ancora oggi, parlare di cannabis si riduca ad una "allucinazione" proibizionista.
Nessun commento:
Posta un commento