Nonostante i molti eroi presenti sul campo, la guerra di Troia fu vinta grazie a un cavallo di legno, a un inganno.
La guerra è guerra si dirà e di fronte allo sfacelo delle politiche proibizioniste fa finalmente tirare un sospiro di sollievo (non solo figurato per le persone affette da patologie alleviabili attraverso l’uso di cannabis) vedere che, dopo decenni, si sta producendo un lento, ma inesorabile cambiamento di coscienza rispetto al consumo di questa benefica pianta.
La regolamentazione dell’uso terapeutico delle infiorescenze non risolve, è vero, le profonde contraddizioni dell’odierna politica repressiva; non aiuta chi è in carcere per “reati” legati alla cannabis, ma è un passo avanti, che non possiamo che salutare favorevolmente, nell’enorme palude giuridico-morale nel quale la comunità internazionale sguazza da tempo rispetto alle politiche antidroga.
Finalmente è riconosciuta la proprietà medicinale della pianta e questa è una vittoria non da poco in un tempo di caccia alle streghe come il nostro; questa semplice verità era conosciuta da millenni, ma è stata ri-conosciuta solo recentemente dalla stragrande maggioranza degli scienziati odierni; questo ritardo mentale-storico fa relativizzare anche la guerra di Troia, scoppiata per una donna, che durò molto tempo secondo i canoni di allora, dieci anni, ma che rimane sempre una bazzecola rispetto all’ottusità e la malafede delle nostre classi politiche e alle sofferenze che, perciò, sono state patite da molti in almeno mezzo secolo di repressione.
Recenti articoli apparsi su Repubblica.it e su siti come Farmagalenica.it, tra gli altri, mi hanno indotto a fare alcune ricerche on-line sulla produzione, la distribuzione, la qualità e il prezzo della cosiddetta “cannabis terapeutica” o, per meglio dire, legale.
Mi sono concentrato sui prodotti dell’azienda Bedrocan BV, sia perché è un‘azienda leader del mercato europeo, sia perché, con viva curiosità ci tocca attendere, per la commercializzazione del prodotto delle prime colture effettuate dal laboratorio farmaceutico-chimico militare di Firenze, la fine di Gennaio 2017.
La Bedrocan produce sei tipi di cannabis medicinale: Bedrocan (thc 22% cbd?), Bedrobinol (thc 13,5% cbd > 1%) , Bediol (thc 6,5%, cbd 8%), Bedica (thc 14%, cbd 1%), Bedrolite (thc 0,4, cbd 9%), Bedropur (thc ? Cbd >1) le quali sono tutte marchi registrati e una serie di estratti in etanolo corrispondenti alle piante patentate.
I fiori essiccati vengono venduti in pacchetti da cinque grammi ciascuno, a un prezzo finale per il consumatore che oscilla tra i 18 e i 22 euro al grammo.
La richiesta di prodotti può essere effettuata solo da farmacie o enti ospedalieri, previa compilazione di un documento specifico e la consegna avviene , secondo disponibilità, nel limite di due mesi dall’ordinazione del quantitativo.
Le analisi garantite sui fiori riguardano il contenuto di terpeni del prodotto finito, l’analisi microbiologica per identificare batteri o muffe e la qualità chimica, per identificare la presenza di pesticidi, metalli pesanti o micotossine.
Non sono un chimico e addentrarmi più a fondo nella materia utilizzando questi dati non rientra nelle mie capacità, solamente una cosa mi balza immediatamente all’occhio.
La liberalizzazione della cannabis cosiddetta “terapeutica” ha creato un nuova classe di esperti tra coloro, scienziati e militari, che durante l’ultimo mezzo secolo hanno avallato, con studi insufficienti o del tutto inventati, e represso l’uso di una pianta che essi stessi oggi riconoscono come medicinale, ma non per questo premono perché sia al più presto varato un provvedimento per la depenalizzazione dell’uso della cannabis in generale.
Oggi abbiamo la fortuna di poter disporre di dati effettivi riguardo i benefici, economici e non, che la legalizzazione della cannabis ha prodotto su molti territori che l’hanno voluta introdurre; il volume di affari sembra promettente ed è naturale che da più parti lo si guardi con occhi avidi.
Almeno per quanto riguarda la cannabis terapeutica sembra conveniente sottrarre clienti al mercato nero (anche se i prezzi sembrano francamente proibitivi per il consumatore medio) questo comporta però, a quanto pare fino ad ora, un’elevata specializzazione della filiera di produzione della cannabis, che può essere appannaggio solo di chi dispone degli strumenti atti per legge a poter garantire le analisi indispensabili alla messa in vendita del prodotto.
A questo punto sembrerebbe che non abbiano legalizzato una “parte” di erba, ma che abbiano inventato un nuovo tipo di proibizionismo, nel quale, ancora una volta, nascondere conoscenza (perchè patentare strain terapeutici? solo perchè si hanno concessioni internazionali monopolistiche?) e fare informazione di parte sia ancora il nucleo di un meccanismo di potere consolidato, che sarà difficile da sconfiggere senza un completo ribaltamento della visione dell’uomo, se non del mondo.
Relegando la ricerca e la coltivazione a determinate istituzioni ancora una volta, con poco, viene tolta voce in capitolo a tutti coloro che inquadrano questa lotta per la legalizzazione della cannabis nell’ottica delle lotte per i diritti umani, dimenticando che inserire la cannabis tra le piante medicinali e non tra le droghe leggere significa non solo spostare un segno da una tabella all’altra, ma influire in maniera determinante nella vita di moltissimi individui.
Timeo Danaos et donas ferentes, non mi fido dei greci, anche se portano doni.
Solo una legalizzazione generale della cannabis potrà portare reali benefici alle moltissime persone che in carcere, in ospedale o per strada soffrono di questa isteria collettiva che si chiama proibizionismo ed è l‘unica alternativa alla creazione di un nuovo monopolio industriale-farmaceutico, basato su di una pianta che, ricordiamolo, fino a poco si voleva eliminare dalla faccia della Terra.
La guerra di Troia, che infiniti lutti addusse agli Achei, venne vinta con l’inganno di un cavallo di legno: facciamo attenzione che questi insufficienti regali non finiscano per convincerci e farci accontentare.
Carlo Hermann
Cannabis terapeutica: il cavallo di Troia delle coscienze
La guerra è guerra si dirà e di fronte allo sfacelo delle politiche proibizioniste fa finalmente tirare un sospiro di sollievo (non solo figurato per le persone affette da patologie alleviabili attraverso l’uso di cannabis) vedere che, dopo decenni, si sta producendo un lento, ma inesorabile cambiamento di coscienza rispetto al consumo di questa benefica pianta.
La regolamentazione dell’uso terapeutico delle infiorescenze non risolve, è vero, le profonde contraddizioni dell’odierna politica repressiva; non aiuta chi è in carcere per “reati” legati alla cannabis, ma è un passo avanti, che non possiamo che salutare favorevolmente, nell’enorme palude giuridico-morale nel quale la comunità internazionale sguazza da tempo rispetto alle politiche antidroga.
Finalmente è riconosciuta la proprietà medicinale della pianta e questa è una vittoria non da poco in un tempo di caccia alle streghe come il nostro; questa semplice verità era conosciuta da millenni, ma è stata ri-conosciuta solo recentemente dalla stragrande maggioranza degli scienziati odierni; questo ritardo mentale-storico fa relativizzare anche la guerra di Troia, scoppiata per una donna, che durò molto tempo secondo i canoni di allora, dieci anni, ma che rimane sempre una bazzecola rispetto all’ottusità e la malafede delle nostre classi politiche e alle sofferenze che, perciò, sono state patite da molti in almeno mezzo secolo di repressione.
Recenti articoli apparsi su Repubblica.it e su siti come Farmagalenica.it, tra gli altri, mi hanno indotto a fare alcune ricerche on-line sulla produzione, la distribuzione, la qualità e il prezzo della cosiddetta “cannabis terapeutica” o, per meglio dire, legale.
Mi sono concentrato sui prodotti dell’azienda Bedrocan BV, sia perché è un‘azienda leader del mercato europeo, sia perché, con viva curiosità ci tocca attendere, per la commercializzazione del prodotto delle prime colture effettuate dal laboratorio farmaceutico-chimico militare di Firenze, la fine di Gennaio 2017.
La Bedrocan produce sei tipi di cannabis medicinale: Bedrocan (thc 22% cbd?), Bedrobinol (thc 13,5% cbd > 1%) , Bediol (thc 6,5%, cbd 8%), Bedica (thc 14%, cbd 1%), Bedrolite (thc 0,4, cbd 9%), Bedropur (thc ? Cbd >1) le quali sono tutte marchi registrati e una serie di estratti in etanolo corrispondenti alle piante patentate.
I fiori essiccati vengono venduti in pacchetti da cinque grammi ciascuno, a un prezzo finale per il consumatore che oscilla tra i 18 e i 22 euro al grammo.
La richiesta di prodotti può essere effettuata solo da farmacie o enti ospedalieri, previa compilazione di un documento specifico e la consegna avviene , secondo disponibilità, nel limite di due mesi dall’ordinazione del quantitativo.
Le analisi garantite sui fiori riguardano il contenuto di terpeni del prodotto finito, l’analisi microbiologica per identificare batteri o muffe e la qualità chimica, per identificare la presenza di pesticidi, metalli pesanti o micotossine.
Non sono un chimico e addentrarmi più a fondo nella materia utilizzando questi dati non rientra nelle mie capacità, solamente una cosa mi balza immediatamente all’occhio.
La liberalizzazione della cannabis cosiddetta “terapeutica” ha creato un nuova classe di esperti tra coloro, scienziati e militari, che durante l’ultimo mezzo secolo hanno avallato, con studi insufficienti o del tutto inventati, e represso l’uso di una pianta che essi stessi oggi riconoscono come medicinale, ma non per questo premono perché sia al più presto varato un provvedimento per la depenalizzazione dell’uso della cannabis in generale.
Oggi abbiamo la fortuna di poter disporre di dati effettivi riguardo i benefici, economici e non, che la legalizzazione della cannabis ha prodotto su molti territori che l’hanno voluta introdurre; il volume di affari sembra promettente ed è naturale che da più parti lo si guardi con occhi avidi.
Almeno per quanto riguarda la cannabis terapeutica sembra conveniente sottrarre clienti al mercato nero (anche se i prezzi sembrano francamente proibitivi per il consumatore medio) questo comporta però, a quanto pare fino ad ora, un’elevata specializzazione della filiera di produzione della cannabis, che può essere appannaggio solo di chi dispone degli strumenti atti per legge a poter garantire le analisi indispensabili alla messa in vendita del prodotto.
A questo punto sembrerebbe che non abbiano legalizzato una “parte” di erba, ma che abbiano inventato un nuovo tipo di proibizionismo, nel quale, ancora una volta, nascondere conoscenza (perchè patentare strain terapeutici? solo perchè si hanno concessioni internazionali monopolistiche?) e fare informazione di parte sia ancora il nucleo di un meccanismo di potere consolidato, che sarà difficile da sconfiggere senza un completo ribaltamento della visione dell’uomo, se non del mondo.
Relegando la ricerca e la coltivazione a determinate istituzioni ancora una volta, con poco, viene tolta voce in capitolo a tutti coloro che inquadrano questa lotta per la legalizzazione della cannabis nell’ottica delle lotte per i diritti umani, dimenticando che inserire la cannabis tra le piante medicinali e non tra le droghe leggere significa non solo spostare un segno da una tabella all’altra, ma influire in maniera determinante nella vita di moltissimi individui.
Timeo Danaos et donas ferentes, non mi fido dei greci, anche se portano doni.
Solo una legalizzazione generale della cannabis potrà portare reali benefici alle moltissime persone che in carcere, in ospedale o per strada soffrono di questa isteria collettiva che si chiama proibizionismo ed è l‘unica alternativa alla creazione di un nuovo monopolio industriale-farmaceutico, basato su di una pianta che, ricordiamolo, fino a poco si voleva eliminare dalla faccia della Terra.
La guerra di Troia, che infiniti lutti addusse agli Achei, venne vinta con l’inganno di un cavallo di legno: facciamo attenzione che questi insufficienti regali non finiscano per convincerci e farci accontentare.
Carlo Hermann
Cannabis terapeutica: il cavallo di Troia delle coscienze
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