Comunicato di Vincenzo Donvito
13 novembre 2013 13:49
E' di oggi la diffusione, da parte dello specifico ufficio delle Nazioni Unite, dei dati sulle coltivazioni di oppio in Afghanistan. Per il 2013, questo Paese soddisfera' il 90% del mercato mondiale di tutti i derivati del papavero, essenzialmente eroina, la cui produzione e' aumentata del 49% rispetto al 2012.
Sono interessanti e sintomatiche le valutazioni che vengono fatte dall'UNODC:
- la produzione e' aumentata perche' i coltivatori temono che, quando l'anno prossimo le truppe internazionali presenti in Afghanistan andranno via, il tutto tornera' nelle mani di “signori della guerra” che oggi sono tenuti a freno, per l'appunto, dalla presenza internazionale;
- buona parte dei proventi di queste coltivazioni servono a finanziarie i talebani che combattono il governo sostenuto dalle truppe internazionali;
- sempre le truppe internazionali, non hanno agito in modo particolare e sistematico per cercare di debellare il fenomeno droga, se non con alcune iniziative di facciata, tipo qualche falo' di sostanze sequestrate (tra cui anche il vietato alcool).
E i risultati si vedono, aggiungiamo noi. I medesimi risultati che sempre l'UNODC ha registrato per il Marocco, maggior produttore di cannabis al mondo, dove quest'anno le coltivazioni sono anche li' aumentate.
Cosa accade?
Soprattutto il fallimento della cosiddetta “war on drugs” (guerra alla droga) lanciata nel 1971 dall'allora-presidente Usa Richard Nixon. Una regola umana che vale in tutti i contesti: e' fallimento -anche clamoroso- tutto cio' che da' risultati opposti rispetto a quanto ci si prefiggeva.
Ci domandiamo: perche' perseverare?
Ci sono forti componenti ideologiche in chi persevera anche a livello macchiettistico (si vedano -piccolo esempio nostrano- alcuni politici italiani come Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri), ma ci sono -a nostro avviso- forti motivazioni economiche in chi -statisti di alto livello- consentono di continuare questa guerra.
Facciamo alcuni esempi. Se la droga non fosse piu' illegali e le coltivazioni al pari di qualunque altra coltivazione consentita, come vivrebbero i milioni di persone che, direttamente e indirettamente, gravitano su questo mercato? Dai contadini afghani e marocchini, agli spacciatori nelle strade delle nostre citta', fino alla pletora di trafficanti piccoli e grandi e a chi fornisce loro i mezzi per organizzarsi e difendersi. Crediamo che vivrebbero molto male: coltivare -anche cannabis legalizzata- non darebbe mai i medesimi proventi economici di quella illegale, cosi' come vendere cingallerie nelle strade delle ricche citta' occidentali (come fanno molti “extracomunitari” davanti a tutti i luoghi in cui ci sono persone) non darebbe soddisfazione economica al pari delle droghe illegali.
13 novembre 2013 13:49
E' di oggi la diffusione, da parte dello specifico ufficio delle Nazioni Unite, dei dati sulle coltivazioni di oppio in Afghanistan. Per il 2013, questo Paese soddisfera' il 90% del mercato mondiale di tutti i derivati del papavero, essenzialmente eroina, la cui produzione e' aumentata del 49% rispetto al 2012.
Sono interessanti e sintomatiche le valutazioni che vengono fatte dall'UNODC:
- la produzione e' aumentata perche' i coltivatori temono che, quando l'anno prossimo le truppe internazionali presenti in Afghanistan andranno via, il tutto tornera' nelle mani di “signori della guerra” che oggi sono tenuti a freno, per l'appunto, dalla presenza internazionale;
- buona parte dei proventi di queste coltivazioni servono a finanziarie i talebani che combattono il governo sostenuto dalle truppe internazionali;
- sempre le truppe internazionali, non hanno agito in modo particolare e sistematico per cercare di debellare il fenomeno droga, se non con alcune iniziative di facciata, tipo qualche falo' di sostanze sequestrate (tra cui anche il vietato alcool).
E i risultati si vedono, aggiungiamo noi. I medesimi risultati che sempre l'UNODC ha registrato per il Marocco, maggior produttore di cannabis al mondo, dove quest'anno le coltivazioni sono anche li' aumentate.
Cosa accade?
Soprattutto il fallimento della cosiddetta “war on drugs” (guerra alla droga) lanciata nel 1971 dall'allora-presidente Usa Richard Nixon. Una regola umana che vale in tutti i contesti: e' fallimento -anche clamoroso- tutto cio' che da' risultati opposti rispetto a quanto ci si prefiggeva.
Ci domandiamo: perche' perseverare?
Ci sono forti componenti ideologiche in chi persevera anche a livello macchiettistico (si vedano -piccolo esempio nostrano- alcuni politici italiani come Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri), ma ci sono -a nostro avviso- forti motivazioni economiche in chi -statisti di alto livello- consentono di continuare questa guerra.
Facciamo alcuni esempi. Se la droga non fosse piu' illegali e le coltivazioni al pari di qualunque altra coltivazione consentita, come vivrebbero i milioni di persone che, direttamente e indirettamente, gravitano su questo mercato? Dai contadini afghani e marocchini, agli spacciatori nelle strade delle nostre citta', fino alla pletora di trafficanti piccoli e grandi e a chi fornisce loro i mezzi per organizzarsi e difendersi. Crediamo che vivrebbero molto male: coltivare -anche cannabis legalizzata- non darebbe mai i medesimi proventi economici di quella illegale, cosi' come vendere cingallerie nelle strade delle ricche citta' occidentali (come fanno molti “extracomunitari” davanti a tutti i luoghi in cui ci sono persone) non darebbe soddisfazione economica al pari delle droghe illegali.
Siamo arrivati, cioe', ad un equilibrio in cui i tutori dell'ordine sono tali fino ad un certo punto, perche' altrimenti dovrebbero nascondersi per non essere linciati dal disordine che deriverebbe dall'assenza di quella illegalita'. Questo lo sanno tutti. I funzionari dell'UNODC come il presidente Usa Obama, il nostro premier Enrico Letta come il premier russo Putin. Tutti, proprio tutti. C'e' da stupirsi, quindi, di quanto hanno ben rapportato quelli dell'UNODC, e cioe' che la lunga presenza delle truppe militari internazionali in Afghanistan per aiutare quel Paese ad essere piu' amico per i suoi amministrati, lascera' lo stesso Paese in condizioni peggiori rispetto a quelle precedenti.
Di cos'altro abbiamo bisogno per renderci conto che le grandi e le piccole “war on drugs” stanno uccidendo le civilta', le economie, l'umanita' e gli individui?
Le 'war on drugs' stanno distruggendo tutti e tutto. Lo dice anche l'Onu....
Di cos'altro abbiamo bisogno per renderci conto che le grandi e le piccole “war on drugs” stanno uccidendo le civilta', le economie, l'umanita' e gli individui?
Le 'war on drugs' stanno distruggendo tutti e tutto. Lo dice anche l'Onu....