Le politiche sugli stupefacenti sono un interessante argomento di
discussione che nel mondo occidentale è fonte di dibattito aperto, sul
quale, però, manca una giusta informazione da parte dei mezzi di
comunicazione, specialmente in Italia. La "droga" è infatti un tema
caldo per la stampa perché facile argomento di cronaca; i casi di
delinquenza o corruzione attraggono il "pubblico" per il forte impatto
emotivo che questi casi generano. I giornali, pur di vendere, puntano
sull' emotività delle notizie piuttosto che rendere giusta informazione
sul tema. Questo è causa, in Italia, prima di tutto di una mancata
corretta legislazione per prevenire la diffusione delle dipendenze; in
secondo, luogo del fallimento delle politiche sulle tossicodipendenze.
La politica, adottando un taglio emotivo-giornalistico nella trattazione
del tema stupefacenti e tossicodipendenza, è più propensa a cercare il
facile consenso, piuttosto che trattare l' argomento in maniera matura e
responsabile. In Italia non si parla delle politiche estere sul tema,
si evita accuratamente il confronto delle esperienze tra nazioni, si
tacciono i pareri e le evidenze medico-scientifiche e i pareri
provenienti dalle più diverse scienze sociali, tra cui, per esempio, l'
economia. Per quanto riguarda il facile consenso, la politica in Italia
punta, ormai da quarant' anni, sul messaggio semplicistico del "no alla
droga". Quello che i giornali non riportano è che questo modo di
affrontare il problema può essere causa di un aumento della diffusione
del fenomeno. La rivelazione sconcertante è frutto di uno studio
dell'Universita' della Pennsylvania commissionata dal Nida (l'istituto
nazionale Usa che si occupa di droga). E' stata effettuata la
valutazione di una campagna di prevenzione organizzata dal governo Usa a
colpi di spot tv,per prevenire il consumo di marijuana. Lanciata nel
1998 è ancora in corso. Il risultato non e' stato all'altezza delle
aspettative: secondo lo studio di valutazione, dopo cinque anni
dall'inizio, la campagna ha evidenziato effetti boomerang sulle persone a
cui era rivolta. Chi aveva visto piu' spot, infatti, mostrava un
livello più basso di risultati: molti ragazzi esprimevano giudizi
positivi sulla marijuana o addirittura avevano cominciato a consumarla.
Questo è uno dei risultati del "no alla droga". La Gran Bretagna ha
commissionato uno studio scientifico sulla pericolosità degli
stupefacenti. I risultati della ricerca sono stati riportati sul Times,
ma in Italia non se ne è parlato. La commissione governativa ha
presentato, così, una classificazione delle venti sostanze "socialmente
piu' pericolose" in cui alcolici e tabacco figurano rispettivamente al
quinto e al nono posto. Nella graduatoria, l'alcool è preceduto solo da
cocaina, eroina, barbiturici e metadone, e anche il tabacco risulta più
pericoloso di cannabis, Lsd ed Ecstasy. Se l' impatto del "no alla
droga" è fallimentare, le evidenze scientifiche trascurate, anche l'
economia, ha un parere in merito alla efficacia delle attuali politiche
di proibizione delle droghe. L' ultimo appello, mai trattato in Italia
dalla stampa, nè tanto meno dalla politica, esperesso dal premio Nobel
per l' economia Gary Backer, riguarda il giudizio lapidale sul
fallimento della guerra alla droga, che nessuno ha il coraggio di
ammettere. La posizione è semplice: la guerra alla droga costa, tanto;
c'è un modo più efficace per ridurne il consumo? La posizione del Nobel è
la legalizzazione e conseguente tassazione. Interessante da notare che
questo non è il punto di vista isolato di un solo economista. E' infatti
uno tra i cinquecento economisti firmatari di un appello lanciato nel
2005 da un altro premio Nobel all' economia, Milton Friedman. Se
l'attuale politica sugli stupefacenti ha fallito, non sarebbe il caso di
cambiare rotta ed ascoltare il parere di esperti?
Pubblicato sul sito de Lavoce.info tra le lettere. Sono onorato :-)
Pubblicato sul sito de Lavoce.info tra le lettere. Sono onorato :-)
Nessun commento:
Posta un commento